
“Dare un calcio alla realtà”. Ode ad Alessandro Gori, dissacratore di poesie
Libri
Fabrizio Testa
Vissuto un millennio fa – nasce a Herat nel 1006 – è tra i grandi maestri sufi di ogni tempo. Ansari – nel nome si svela il lignaggio: Abū Ayyūb al-Anṣārī era uno dei “compagni”, Ṣāḥib, di Maometto – dimostra il suo talento, esorbitante, fin da bambino. Dicono avesse una capacità mnemonica formidabile, che recitasse testi d’ampiezza siderea: fu mandato a studiare a Nishapur, allentò la naturale dote lirica con l’energia polemica. Ansari non credeva che la speculazione intellettuale permettesse l’accesso alle segrete di Dio; non sopportava il fermento neoplatonico che, a suo avviso, corrompeva il Corano; era ostile alle influenze della cultura greco-alessandrina, diffuse a perdicollo in Persia. Confidava nell’obbedienza e nella parola che travalica i codici legalisti: un verbo pieno di volti, di ali. Visir e califfi tentarono, in diversi modi, di esiliare o imprigionare quell’esagitato dello spirito: la prestanza della sua scuola, il numero di discepoli, il sacro rispetto che ne ammantava gli atti, furono efficace difesa.
Lo spirito di Ansari – che pure aveva anche un estro sistematico: il Sad Maydan, “Le cento pianure dello spirito”, trattato mistico-giuridico è stato tradotto da Carlo Saccone nel 2012 – è sostanzialmente lirico: le sue poesie annunciano la necessità dell’abbandono in Dio, l’insensatezza dei turbamenti mondani, l’assoluto del voto, il vincolo per la vita – dunque: a precipizio nella morte – che deve legare l’uomo spirituale all’Altissimo.
In Francia, Ansari ha avuto un formidabile esegeta in Serge de Beaurecueil (1917-2005). Domenicano, cofondatore, al Cairo, dell’Institut dominicain d’études orientales, è stato, per vent’anni, dal 1963, l’unico sacerdote cattolico in Afghanistan. Fu costretto a lasciare la ‘sua’ terra durante il periodo dell’invasione sovietica: lo credevano una spia. Insegnante al liceo francese di Kabul, ebbe tra i suoi discepoli il comandante Massoud. Sulla sua tomba, preferì una frase di Ansari, a cui aveva votato una vita di studi (riassunti in un volume del 1997, Chemin de Dieu. Trois traités spirituels):
“Caro amico, se ti stupisci perché vedi questa tomba che danza, non dimenticare che la tristezza non siede al banchetto di Dio”.
Nel mondo anglofono, l’opera di Ansari è reperibile, tra l’altro, in un libro curato da A.G. Ravan Farhadi, Abdullah Ansari of Herat: An Early Sufi Master (1996) e in Islamic Mystical Poetry: Sufi Verse from the Early Mystics to Rumi (2010).
Ansari – secondo canone leggendario –, speleologo dell’invisibile, morì cieco. Dicono fosse “nato sapiente”; a Herat un imponente mausoleo ne custodisce le spoglie. Credeva nei gradini della perfezione, nella poesia come un salto nel vuoto.
***
Chi uccidi
Dio
non odora di sangue
quello che bruci
non puzza di fumo.
Ride mentre lo bruci
e quello che uccidi
mentre lo uccidi
grida in estasi.
*
Salvami
dalle insidie dell’ego
Prendimi la mano:
privo della Tua misericordia
sono perduto
O Dio, possa il mio cervello vacillare
quando penso a Te
possa scintillare il mio cuore
quando vibra secondo i misteri
della Tua grazia
Che la mia lingua danzi
pronunciando nient’altro
che la Tua lode
Vivo per fare la Tua volontà
Ogni mio atto è preghiera
che verso di Te si slancia
Potente: allontanami da tutti
avvicinami a Te
Chi è consapevole della Tua
presenza, ritiene inutile la vita:
occuparsi dei bambini
della famiglia e delle cose terrene
Chi è inebriato del Tuo amore
frequenta entrambi i mondi:
a cosa può servirti dunque
questo tuo folle devoto?
*
La mia vita pulsa in Te
il mio cuore trema a Te obbligato.
Se sulla mia polvere nascesse l’erba
ogni ciuffo si inchinerebbe devoto a Te.
*
Lungo la sua via
l’occhio deve smettere di essere occhio
l’orecchio non deve udire nulla
che non riguardi Lui, che non sia Lui.
Diventa polvere sul Suo sentiero.
Anche i re della terra
rendi polvere ai Tuoi piedi
un trucco ai Tuoi occhi.
*
Nel nome di Dio
Sovrano
Misericordioso
O Tu, Munifico
che semini le tue vie
di doni
Tu, il Sapiente
che ignora i nostri errori
Tu, l’Uno, il Preesistente
oltre ogni comprensione
Tu, Onnipotente
che non ha pari in potere e grandezza
privo di un secondo:
Tu, Compassionevole
che guidi gli smarriti spettri sulla corretta via
Tu sei davvero il nostro Dio
Purifica le nostre menti
rendi limpida l’aspirazione del cuore
illumina i nostri occhi
Per Tua grazia e generosità
concedici ciò che credi giusto
Potente: la tua grazia conferisca
luce e fiducia nei nostri cuori
Verità e rettitudine sono il solo
antidoto al male della vita
Non posso chiederti nulla
perché tu sai tutto:
Tu doni ciò che a ogni
creatura è necessario
O mio Dio! Ho desertificato
la mia via, spergiurato
sulla mia anima
leccornia di Satana
Che esista o non esista
non ha più senso, ormai
Accogli il mio pentimento
perdona i miei peccati
Trascinami dal dolore alla felicità
Dalle conseguenze dei miei errori
ai danni del futuro: non vedo fuga
Potente! Il male mi dilania
e io ne ho paura
*
Padrone, fammi ubriaco
del Tuo amore!
Ai miei piedi suonano
le catene della Tua schiavitù!
Svuotami di ogni cosa, che non mi resti
altro che il Tuo amore. In esso
disintegrami, resuscitami.
La fame che ti desta
si concluda nel pasto:
che io sia il tuo festino.
*
Dall’immanifesto provengo:
ho piantato la mia tenda nella Foresta
dell’esistenza Materiale. Ho varcato il regno
delle pietre e quello delle piante; le mie provviste
mentali mi hanno condotto nel regno delle bestie;
una volta compreso, l’ho oltrepassato;
nel cristallino guscio del cuore umano
ho coagulato la goccia del sé in una Perla
e insieme ai giusti ho vagabondato
nella Casa della Preghiera;
dopo averla conosciuta, sono andato
altrove: ho preso la via che a Lui porta
sono diventato il servo alla Sua porta;
poi la dualità è scomparsa
e in Lui sono stato assorbito.
*
Tu che ti sei allontanato da te stesso
che ancora non hai raggiunto l’Amico:
non rattristarti, perché Egli ti accompagna
rannicchiato in ogni tuo respiro.
*
Chi ha gli occhi pieni della visione di questo mondo
non può vedere gli attributi dell’Aldilà;
chi ha gli occhi pieni degli attributi dell’Aldilà
non può essere privato della Bellezza dell’Uno.
Abd Allah Ansari di Herat