18 Luglio 2023

Dammi un istante, diventa fuoco! Su una poesia di Innokentij Annenskij

Finché siamo in vita dobbiamo testimoniare e omaggiare la bellezza. A questo penso, a due anni dalla morte dell’amico poeta, giornalista e alpinista, Lorenzo Scandroglio.

Lorenzo è stato uno dei pochi che hanno creduto in me. Non posso quindi ignorare quello che ha fatto e scritto. Spero ci saranno il giusto modo e l’occasione per onorarlo e ricordarlo. E, anche proprio per tal motivo, riprendo carta e penna che avevo quasi maldestramente abbandonato, per parlare di nuovo ‒ sì, ancora! ‒ di uno degli innumerevoli poeti russi che hanno fatto la storia della poesia universale.

Desideravo questo libro da anni. Introvabile, mi compare sotto il naso in una bancarella di Torino per pochi spicci: è mio! Il libro sa ancora (è aspro) di fumo, impregnato dell’impronta del suo ultimo e forse inquieto padrone.

Si tratta del Libro dell’insonnia, curato e tradotto da Nilo Pucci per Ladolfi Editore. L’autore tradotto è Innokentij Fëdorovič Annenskij.

Sentite che ritmo e quale bellezza!

Sonetto tormentoso

Si tacque appena il murmure delle api,
s’approssima il ronzio della zanzara…
Quali inganni non perdonasti, o cuore,
al vuoto inquieto del finito giorno?

Voglio neve disciolta sotto un fuoco
giallo, che brilli da un vetro appannato,
e che la ciocca a me così vicina,
così vicina, trepidi disfatta.

Fumose nubi da pallide altezze
voglio, ricinte, ma senza passato,
occhi socchiusi e musica di sogni,

musica che non sappia ancor parole…
Dammi un istante in vita, non nel sogno,
in cui sia fuoco, o bruci come il fuoco!

Il poeta russo, Annenskij, sembra quasi dirci, se non intimarci, coi suoi versi malinconici e ipnotici, che dobbiamo infiammare il mondo, che dobbiamo essere vivi nel mondo reale, per coltivare la bellezza, spruzzandola dai nostri occhi contro gl’inganni che nella notte il cuore non può perdonare.

Innokentij Fëdorovič Annenskij (1856-1909)

Lorenzo Scandroglio questo lo sapeva bene, ed era ed agiva ben oltre le invidie e i raggiri. Stava sulle alte vette lui, ne aveva fatto ragione di vita e di sostentamento. Sfidare il cielo e le rocce eterne, scrivere dei versi immortali, era un tutt’uno nell’incendio di un cuore tormentato come il mio e come il suo, come quello di Annenskij, come il tuo ‒ lettore del futuro, lettore di passaggio ‒ che magari leggi per la prima volta una poesia, la quale spero possa rallegrarti anima e coscienza.

È nell’istante che dobbiamo brillare. È nell’eterno che cercheremo di permanere.

Giorgio Anelli

Gruppo MAGOG