Nel 2012 la poetessa e studiosa Anne Carson traduce l’Antigone di Sofocle. Ma il risultato è Antigonick, una traduzione tutt’altro che letterale.
La non convenzionalità dell’operazione è chiara sin dal titolo; ad aprire il libro, subito salta all’occhio la veste grafica, curata dalla poetessa visuale Bianca Stone. Le parole stampate sono scritte a mano e corredate da varie illustrazioni; è chiara l’aspirazione a realizzare un oggetto-libro bello da vedere.
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Sfogliando le prime pagine, ecco altre stranezze: la lista dei personaggi, che ci presenta un Nick, che non parla ma «misura le cose»; la prefazione, scritta come una lettera dell’autrice alla protagonista del libro.
Siamo già di fronte al paradosso di Antigonick: da un lato, alla sua natura di operazione di secondo grado, di commento e interpretazione che presuppone la conoscenza dell’opera originale; dall’altro, al suo successo presso un pubblico vario che apprezza l’opera in sé, senza porsi troppo il problema dell’intertestualità. Questa dialettica fra high e low brow è radicata nell’opera di Anne Carson.
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Antigonick spopola su un social network in particolare: tumblr. Il dato non stupisce: su tumblr sono diffusi un certo genere di sensibilità, un’attenzione alle tematiche psicologiche e familiari, una serie di gusti estetici che trovano rispondenza perfetta in un’opera come Antigonick. Ma forse c’è una motivazione ulteriore.
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Chiunque abbia mai letto dei post del tumblr anglofono conosce la loro forma, un po’ straniante per il profano. Le frasi cominciano spesso con lettera minuscola; la punteggiatura segue regole proprie. Alcune espressioni sintetiche riassumono interi concetti; per esempio, il semplice «same» sintetizza «è lo stesso per me». Le faccine sono bandite (talvolta esplicitamente); la loro funzione di esprimere l’intonazione del testo è trasferita ad altri elementi: gli a capo, i corsivi, le ripetizioni.
Per esempio, questo post recita
«standing next to sunflowers always makes me feel weak like “look at this fucking flower. this flower is taller than i am. this flower is winning and i’m losing”»
Un altro utente risponde:
«Wow you are not ready to hear about trees.»
Oppure, quest’altro post:
«Today my 11 year old brother wanted us to go outside and play with his BB gun but my Dad wasn’t around, so I was like “idk, maybe we shouldn’t use it without any adult supervision”
and he just stared at me and I realized
I am 20
I am an adult I am the adult supervision
??!?!?!»
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Leggendo Antigonick, talvolta il lettore può provare la sensazione di leggere un tumblr blog (certo, uno molto al di sopra della media). Cito un brano celebre (vv. 460-472), da una traduzione italiana e più canonica, quella di Giovanni Greco:
«Antigone: […] Sapevo di essere mortale
(come no?) anche senza il tuo decreto. Se
morrò anzi tempo, guadagno lo dico.
[…] Così per me questa sorte subire
per nulla è dolore; ma, se avessi il morto
nato da mia madre lasciato insepolto,
soffrirei di quello; di questo non soffro. […]
Coro: È chiaro che la ragazza è figlia cruda
di padre crudo: non sa cedere ai mali».
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Così traduce invece Anne Carson:
«Antigone: of course I will die
Kreon or no Kreon
and death is fine
this has no pain
to leave my mother’s son lying out there unburied that would be pain
Chorus: raw as her father isn’t she»
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Il tono, la postura, la punteggiatura coincidono con quella dei più tipici post di tumblr. Temi e contenuti sono differenti; proprio questo è interessante. Tradurre una tragedia greca (dunque, un’opera base della cultura alta) in un nuovo linguaggio nato da un social non è indolore: è un’operazione che nobilita quel linguaggio, e che apre importanti domande sull’autonomia raggiunta dal tumblr language.
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Non solo. Tradurre Antigone nel linguaggio di tumblr produce una traduzione che si distanzia dall’originale nel contenuto in alcuni punti importanti.
Anne Carson fa riferimenti, spesso impliciti, alla salute mentale, al trauma, alle famiglie disfunzionali. Sono parole-chiave di un’intera generazione; sicuramente di un intero social. E sono temi che, declinati in questi termini, non hanno proprio nulla a che vedere con la tragedia greca – che include sì pazzi, traumi e famiglie terribili, ma è secoli lontana dalla prospettiva della cura di sé o da percorsi di terapia psicologica.
A volte la tematizzazione è esplicita (si cita esplicitamente un «terapist»); ma è la somiglianza formale con i post di tumblr la spia più lampante di questo continuo riferimento. Sicuramente quella di Antigone oggi sarebbe chiamata famiglia disfunzionale, ma sarebbe fuorviante leggere la tragedia sofoclea in quest’ottica.
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Antigonick è un’opera a sé; il confronto con l’originale mette in risalto le distanze più che le somiglianze. Il rapporto con un social network evidenzia ancora di più come Antigonick vada considerata del tutto come un’opera del suo tempo.
Claudia Fantucchio
*In copertina: Charles Jalabert, “Edipo accompagnato da Antigone”