Qui gli animali accompagnano l’uomo nel proprio delirio, nel decadimento, nella rinascita in mezzo alle macerie.
Devo ringraziare Teresa Maria Vitelli, venue manager di Palazzo Belloni, a Bologna (in sede fino al 12 febbraio 2023), per aver curato con così tanta eleganza e gusto la nuova mostra dell’instancabile Steve McCurry, Animals. Le fotografie, illuminate ciascuna da un faro che spunta nell’oscurità, rassicurano e spaventano, divertono e spiazzano il visitatore. Tra le macerie, la guerra, le esplosioni, il catrame troviamo la fauna spaesata o più semplicemente rassegnata alle roboranti scelte dell’uomo, che smette di percorrere i deserti per fustigare sé stesso fino alla fine dei suoi giorni. Cammelli portatori di armi e vettovaglie, asini traghettatori di famiglie in fuga.
Ma non è tutto. Ci sono anche gli animali che accompagnano altri uomini nel loro lento pellegrinare verso gli argini del nulla. Dai cani addormentati attorno ad una donna a Varanasi, agli ovini domati da pastori senza arti, maiali ribaltati in motorette alimentate a nafta, ed elefanti che solo apparentemente si rilassano accanto a giovani selvaggi.
L’occhio degli animali si fonde a quello dell’uomo. Quale la differenza tra l’inquietudine del ragazzo con il serpente attorno al collo e la diffidenza del babbuino che emerge dalle acque?
È un tunnel nero di anime, questa mostra. Un tunnel nero di fragilità e lontananze, di sguardi assenti e pieni. Colpi di sonda nell’abisso della natura. Dove i colori accesi delle fotografie di McCurry esaltano e spengono il fuoco di tutto. Dipingono il nero di azzurro, che si riassesta al cielo Bolognese.
D’altra parte il fotografo era in perenne ricerca del momento di passaggio, umano e animale, quello in cui l’immagine rivela una tensione. Qualche cosa che si riveli il più possibile naturale, reale e autentica.