11 Dicembre 2022

“Quando la scienza sfida la Physis, genera mostri”. Contro il transumanesimo

Ci siamo creduti homo sapiens, ma siamo a malapena uomini e pure mal ridotti. In un’epoca dove la tecnologia e il protocollo si sostituiscono al cuore dell’uomo, al suo intelletto e alla sua capacità di discernimento il libro del grande grecista e poeta Angelo Tonelli risulta come una fiaccola infuocata che illumina le catacombe della nostra quotidianità. Angelo Tonelli è uno dei più importanti traduttori dal greco antico ed è stato allievo dell’immenso Giorgio Colli. Nel nome di Sophía, un manifesto contro il transumanesimo è l’ultimo libro di Angelo Tonelli, pubblicato nel 2022 per Agorà & Co edizioni.

I veri maestri sono coloro che non smettono mai di ringraziare e citare coloro che sono stati, a loro volta, loro maestri, infatti Tonelli inizia il testo citando le parole di Giorgio Colli; gli antichi greci erano arrivati a conoscenze di calcolo davvero elevate ma avevano scelto, consapevolmente, di porre un limite e di evitare che la tecnica superasse questo confine costituito da credenze sacre e leggi primordiali. I greci temevano – e avevano ragione – la hybris, parola che esprime il concetto di tracotanza intesa come tentativo egoico di superbia dell’uomo di superare i limiti imposti dalla Natura e dagli Dèi. Potremmo dire che il nucleo di partenza è questo, recuperare questo seme sacro della hybris, trasformarlo in avvertimento, in monito per l’uomo moderno.

“Quando la scienza sfida la Physis, la Sacra Natura, in totale inconsapevolezza, essa genera mostri”

Non è il sonno della ragione che genera mostri, come piaceva pensare a Goya, ma è il suo contrario; la ragione assolutizzata e privata della sua componente sacrale, di quel limite che natura impone, pensa e ripensa, genera disastri, crea demoni. Ecco che dopo anni di sfrenati protocolli medici, di visite mediche sempre più informatizzate nelle quali il medico non tocca più il paziente ma si limite a trascrivere al pc – se va bene ascoltandolo – ciò che la persona riferisce della sua storia, siamo giunti a una società di mostri, di schizantropi. Tonelli riporta numerosi esempi di eccesso di tracotanza, da Serse a Icaro, da Prometeo a Frankestein: tutte queste figure sono state severamente punite per il loro eccesso, per la loro presunzione di onnipotenza.

Gli Dèi non mancano mai di ricordare all’uomo qual è il suo posto e lo fanno senza pietà. La giustizia è qualcosa che non tiene conto di richiesta di perdono o di pentimenti, il torto subito deve essere ripagato. E così fa anche la Natura, un tempo l’uomo era in totale connessione con il mondo naturale, con i suoi elementi e gli esseri che abitano dentro gli alberi o nel mare. Questa unione si è andata a sclerotizzare, allontanando l’uomo da questo sentiero sacrale e facendolo percepire come “altro” dalla Natura, “altro” dal divino, che in realtà – seppur davvero lieve – agita una timida fiammella in lui, anche in questi tempi.

Questo libro giunge come una fiaccola potente in grado segnare, fuoco dopo fuoco, il percorso da seguire; si parte dalle origini e alle origini si torna. Il potere delle élite si fonda sulla mancanza di memoria e sulla pigrizia di popoli che sono stati abituati a cercare ogni cosa su google, che ora non saprebbero nemmeno come si cerca una parola greca sul mitico dizionario Rocci. Il potere della comunicazione mediatica si stabilisce su un ponte crollato tra la conoscenza dell’antico e l’oggi. Angelo Tonelli ricostruisce per noi questo ponte, sasso dopo sasso e ci guida al suo attraversamento.

Il problema parte dalla tracotanza e dalla politica, per i greci infatti la politica era “strettamente congiunta con la coltivazione dell’interiorità” perché non ci si poteva occupare della polis, senza procedere per pratiche meditative e sciamaniche verso il raggiungimento di uno stato di coscienza unitario. L’uomo antico per poter fare politica, doveva occuparsi del proprio interno, della propria coscienza. Poi sono arrivati Gorgia e Protagora che hanno avviato la sofistica e la figura del Sapiente, di un essere in stretta connessione con il sacro, è andata in pezzi, perdendo i cocci a terra passo dopo passo. Ecco che quindi:

“si apre così la via a una dimensione politica del lògos, del tutto svincolato, sia in quanto pensiero che in quanto parola, dalla Verità, asservito alla volontà di potenza individuale”.

Gli antichi greci per dire “vita” avevano due termini, Zoé e Bíos, i quali esprimono due concetti diversi, o meglio due attributi differenti: zoé è la vita biologica in quanto tale, vita nuda e cruda, è il paziente in coma che respira grazie a una macchina. Bíos implica qualcosa di più, è la modalità con la quale viviamo e contiene al suo interno la profonda connessione con l’elemento sacrale, che si esplicava nella vita politica, ad esempio. Quindi l’arrivo della pandemia ha scatenato e liberato i difensori della mera Zoé a scapito del Bíos: vaccinatevi e fate vivere i nonni, vaccinatevi per avvicinarvi, state chiusi in casa per restare vivi. Ma vivi in che senso, se non posso esprimermi nel Bíos?

Ricordo quando studiavo radiologia all’università della novità in quegli anni della capsula tecnologica per la gastroscopia. Una capsula che poteva essere ingoiata come una normalissima pastiglia ma che conteneva una micro telecamera che avrebbe ripreso tutto l’interno del nostro corpo. Questo evitava il dolorosissimo esame di gastroscopia ma ricordo che mi fece ribrezzo, percepii come una violazione subdola a fin di bene di ciò che per natura è celato. L’interno del corpo richiede sangue, visceri e oscurità. Non sono sicura che voglia davvero un intruso telecomandato a distanza che vede tutto, anche quei salutari oscuri recessi. Per lavoro guardo dentro agli altri, ma in me rimane sempre quella speranza che ciò che è segreto dentro al corpo possa trovare la forma giusta in cui nascondersi e continaure a contenere il mistero.

La pandemia ha sdoganato il linguaggio medico, lo sbandieramento della diagnosi o l’esaltazione del codice verde sul display; tutto questo ha portato al delirio di onnipotenza della tecnologia, dimentica dell’antica legge sacra della hybris. All’homo deus di Harari, creatura fusa tra la cibernetica e la carne dove non è ben chiaro chi domini chi, risponde Tonelli con questo meraviglioso libro, aiutando chi si pone ancora qualche domanda a trovare le tracce di questo ponte sospeso col passato. Questo uomo “moderno” per Tonelli non è altro che uno schizantropo, al quale si deve contrapporre “l’individuo psicosomaticamente unificato alla Sapienza”: questa – ormai magica – creatura la si ritrova nelle salvifiche parole di Eraclito.

“Una sola cosa dentro di noi sono vivente e morto e desto e dormiente e giovane e vecchio: questi rovesciandosi sono quelli e quelli a loro volta invertendosi sono questi”.

Il recupero della Sapienza quindi si fonda sul ritorno all’Uno, all’unione dei contrari e degli opposti. L’individuo è colui che è indiviso, ovvero colui che contiene al suo interno l’unione di tutte le cose. Questo libro di Angelo Tonelli deve essere letto come un grido che ha la forza del fulmine, deve stordirvi e illuminare la via. Recuperare il sacro e l’unione tornando alle radici, ripartire dall’antico.

Gruppo MAGOG