17 Luglio 2019

“E sentirai la luce scivolarti sulle cornee”: Alina viene dalla Transilvania, la sua bellezza vampirizza, le regaliamo Nina Cassian

Secondo il mito Clizia è una ninfa che si innamora del Sole, tanto che “il suo amore per il Sole era sfrenato”. La passione verso l’entità irraggiungibile strugge Clizia finché la ninfa, come narra Ovidio nelle “Metamorfosi”, si trasforma in girasole, il fiore che si muove guardando l’astro che nessun occhio umano può vincere né sostenere. “Malgrado una radice la trattenga, sempre si volge lei verso il suo Sole e pur così mutata gli serba amore”. Clizia, figura terrena dell’amore solare, sfrontato e immutato, viene ripresa da Eugenio Montale, in una delle sue liriche più belle, “La primavera hitleriana”: “Guarda ancora/ in alto, Clizia, è la tua sorte, tu/ che il non mutato amor mutata serbi”. Questa è la ragione del titolo che abbiamo assegnato a questa rubrica, ‘Clizia’: la bellezza in ogni sua variante, la solarità di un viso, ci portano al concetto di un amore immutabile, che non cambia mentre ogni forma, preda del divenire, morsa dal tempo, inevitabilmente muta. L’amore che non muta è ciò che permette all’uomo, tramite la visione di una forma vana, di vincere la morte.

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Non ha pretesto, la bellezza – è prevaricante. Non ha presunzione, la bellezza – domina. Adorazione e attesa è il tema della sola vicinanza possibile: la bellezza non chiede il permesso, fa saltare i chiavistelli, erompe, senza squillare. Alina gira il mondo con la bellezza, lavora nell’ambito della moda, ma questo è secondario: il suo viso potrebbe essere inciso sullo scudo di un soldato acheo, sulla schiena di un cavaliere di Scizia. Ha 25 anni, Alina, è in Italia da otto, “sono di origine rumena, abito in un paesino della Transilvania”. La bellezza ha nitore di vampiro. “Quando voglio rilassarmi ed evadere un po’ dal mondo dei social mi piace molto leggere, leggo, soprattutto, libri di psicologia, romantici a volte i gialli”, ci dice Alina. Poi sfoggia la grazia, accesa geometria del lusso. “Un’altra cosa che mi piace molto sono le rose rosse”. La Romania ha tradizione di pensatori di eccezionale lucidità, dell’eccesso nostalgico – pensiamo a Cioran. È anche una terra di poeti, dal verbo di ferro e di miele. Nina Cassian (1924-2014) è tra i grandi poeti rumeni del secondo Novecento: dal 1985 decide di abitare negli Stati Uniti. La sua poesia, dall’eros feroce, di entusiasmante limpidezza, diventò un piccolo caso in Italia, con la traduzione dell’antologia C’è modo e modo di sparire (Adelphi, 2013), da cui abbiamo scelto questo testo del 1961.

La tentazione

Più vivo di così non sarai mai, te lo prometto.
Per la prima volta vedrai i pori schiudersi
come musi di pesce e potrai ascoltare
il mormorio del sangue nelle gallerie
e sentire la luce scivolarti sulle cornee
come lo strascico di un abito; per la prima volta
avvertirai la gravità pungerti
come una spina nel calcagno
e per l’imperativo delle ali avrai male alle scapole.
Ti prometto di renderti talmente vivo che
la polvere ti assorderà cadendo sopra i mobili,
che le sopracciglie diventeranno due ferite fresche
e ti parrà che i tuoi ricordi inizino
con la creazione del mondo.

Della bellezza ami quello – che sembra esserci dalla creazione del mondo. Precede gli dèi – è il prima di ogni primato.

*Le fotografie sono di Antonio Tonti

Instagram links: Alina alinaclaudia_pasnicu; Antonio Tonti antonio.tonti

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