“Violento e romantico”. Tre poesie di Dylan Thomas in una nuova traduzione
Poesia
Gabriele Tinti
Le ha pubblicate Pequod. Inespugnabili come coralli, fiori di carta che bruciano tramutandosi in cenere, bestie rare della giungla sul divano di un salotto. Le poesie di Alessandro Camilletti (1982; già leader indiscusso del progetto post punk Psycho Kinder), approdano finalmente sulla nostra tavola come Vivo e invisibile. Liriche che abbracciano un periodo altamente prolifico che si snoda dal 2009 fino ad oggi.
Adulato da Giampiero Neri (1927-2023) l’indiscusso maestro che introduce la raccolta con parole di fuoco, l’ermetismo di Alessandro Camilletti è una complessa girandola minimale di parole che puzzano di sacro, di vitalità, di morte. In ogni caso una risposta alla paura, un resoconto del vissuto in cui l’uomo dell’oggi e di domani si fondono in una danza sull’incomprensibilità del vivere.
Camminando distratto
scesi al livello del rumore
io stesso sottofondo
della vita che scorreva
Afferrai un istante
per poi lasciarlo
Sprofondato
nel vuoto
colsi la pienezza
Una pietra tombale dissepolta che offre le nostre carni avariate contemporanee, schiacciate dalla follia ordinata dei dilatati tempi moderni che spingono verso il tramonto definitivo del mondo occidentale.
L’ultimo uomo
griderà nel deserto
e la sua voce
fermerà il Mondo.Disperso il fumo
tutto apparirà
come sempre è stato
dimora necessaria.
Diviso per sezioni, la raccolta si smarca con successo dalle pose glabre e posticce dei poetucoli d’oggi. Qui possiamo citare senza paura Ivano Ferrari, Salvatore Toma ma anche Simone Cattaneo o Simon Armitage. Alessandro Camilletti è paroliere e poeta essenziale, fine cultore del gesto semplice, dove al “dire troppo” preferisce il “non dire” il silenzio, la cenere.
La volontà ridisegna
il perimetro del sogno,
la marcia violenta
dei nostri disordini.
Un antidoto contro lo sconfortante futuro delle nostre vite vendute, mercificate ed insulse. Mentre gli angeli dell’ignoranza scendono con le loro lame di carta sulle teste consenzienti di milioni di uomini che si pensano profeti, le liriche di Alessandro, pregne d’elegante ermetismo, si spingono al centro del pensiero umano liberando l’uomo che finalmente potrà rimanere da solo al centro del nulla.
Giosuè Gorinzi
*In copertina: Giorgio de Chirico, “La torre rossa”, 1913