Tornare, tornare nel dire osceno della vita che ti scava come una cava di marmo consunta. Tornare a dire, o respirare ‒ meglio ancora riprendere a leggere in una città per me stupenda come Torino, dove il Monviso si staglia tra le ombre di un quasi crepuscolo, mentre le sagome delle Alpi affilano col vento presagi e mutamenti ancora a me sconosciuti.
Tornare a leggere, ma soprattutto ad essere poesia. Riprendere in mano la pagina da sfogliare, come se il rito non si consumasse, ma piuttosto, quale fiamma, debba ancora rinvigorirsi al sopraggiungere della notte.
L’ombra nella vita a volte assale all’improvviso. Sono montagne russe i giorni, e non sai nemmeno a quale velocità precipiterai o ti innalzerai verso il cielo. E queste mie parole, queste mie ali nere e sconsolate, non potranno averla vinta mentre attraverso il frastuono dell’inganno.
Per questo, dopo una lunga e salvifica camminata, con gli occhi ancora gonfi di un procinto di gioia per aver visto stagliarsi la montagna innevata all’incrocio di una via, quasi rubo dalla libreria di Abigail La figlia dell’insonnia, un libro che contiene molte poesie della grande poetessa argentina Alejandra Pizarnik:
“Vita, mia vita, lasciati cadere, lasciati dolere, mia vita,
lasciati cingere di fuoco, di silenzio ingenuo, di pietre
verdi nella casa della notte, lasciati cadere e dolere, mia vita”.
E dunque comprendo, dopo averlo dimenticato per chissà quante volte, che debbo nuovamente attraversare il dolore, se non addirittura farmici attraversare. Non ha importanza quale sia questo dolore, e quanto faccia male. Importa, caso mai, per davvero affrontarlo. Perché è improvviso, come un temporale quasi estinto, che però quando si scatena, sconquassa e rivolta la terra, e tutto ciò che essa comprende.
Ecco perché ho parole di buio stasera. Sembra notte non di luna piena né di stelle. Scrivo con la nostalgia accanto, poiché è tempo di rialzarmi, di combattere nuovamente, risalendo la china, aggrappandomi alle corde nell’angolo di un ipotetico ring.
Non mi è dato sapere quanto ci metterò a rialzarmi. L’importante è la lotta nella notte che conosco a dismisura. (Giorgio Anelli)
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Della notte so poco
ma di me la notte sembra sapere,
e più ancora, mi assiste come se mi amasse,
mi ammanta di stelle la coscienza.
Forse la notte è la vita e il sole la morte.
Forse la notte è nulla
e nulla le nostre congetture
e nulla gli esseri che la vivono.
Forse le parole sono l’unica cosa che esiste
nel vuoto enorme dei secoli
che ci graffiano l’anima coi ricordi.
Alejandra Pizarnik