10 Novembre 2017

Albert Camus a Maria: "Ho una voglia di bruciare, di divorare tutto..."

Il lettore ha sempre ragione. Ci avete scritto in tanti, infoiati dalla storia d’amore tra Albert Camus e Maria Casarès. Come abbiamo scritto (qui) l’editore Gallimard ha appena pubblicato (qui) la densa Correspondance (sono 1300 pagine e un tot) tra il Premio Nobel per la letteratura e la divina attrice, figlia del capo di governo spagnolo Santiago Casares Quiroga, rifugiatosi a Parigi dopo l’insurrezione guidata da Franco, musa, tra gli altri, di Robert Bresson, Marcel Carné, Jean Cocteau. La storia, in effetti, ha i tratti di un Casablanca realizzato: Camus conosce Maria nel marzo del 1944, grazie a Michel Leiris, nella Francia occupata. Lei è più giovane di nove anni, è bellissima. Lui ha pubblicato Lo straniero due anni prima, lo stesso anno del debutto di lei come attrice al Théâtre de Mathurins. Camus sta facendo la resistenza, è nel gruppo “Combat”. In quello stesso 1944 conosce Jean-Paul Sartre. Ma è l’amore, fedifrago – la moglie Francine Faure, era a Orano, in Algeria, e cade in una cupa depressione scoprendo le scappatelle del marito – a galvanizzare Camus. Per Maria lo scrittore rivede il testo teatrale Le Malentendu, che lei interpreta nel giugno di quell’anno. Poco dopo, la separazione. A causa della sua attività clandestina, Camus deve scappare da Parigi. Lo fa in compagnia di due nipoti di Gaston Galimard, Michel e Pierre. Dalla nuova dimora, in campagna, scrive la lettera che abbiamo tradotto, testimonianza di un amore che brucia. Dalla campagna, Camus anela all’incontro con Maria, che in quei giorni è in scena, proprio con la sua opera (a dirla tutta, accolta freddamente). “Quando ama un poeta,/ è un Dio smanioso che si innamora./ E il caos di nuovo sbuca alla luce/ come nei tempi dei fossili”, ha scritto Boris Pasternak – difeso accanitamente da Camus, per altro, quando fu costretto dall’Urss a rifiutare il Nobel, nel 1958. Camus esemplifica le parole del poeta. Resta da domandarci perché Camus abbia sì tanti fan. Perché era bello. Perché era un combattente. Ne annotiamo un’altra. Se Lo straniero e La peste sono, a forza di letture e ri-letture, opere ‘datate’ (e, senza offesa, sopravvalutate), Il mito di Sisifo e L’uomo in rivolta hanno ancora una potenza austera e sana. Ci danno l’idea di un tu-per-tu con l’autore, di verità sussurrate all’orecchio solo per noi. Impongono una radicalità salutare. Poi, è vero. Camus ci piace perché, come i grandi scrittori, sapeva amare. Sapeva incendiare tutto, tutti, per la bellezza di un volto.

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Albert Camus a Maria Casarès

Sabato ore 14 [1 luglio 1944]

Mia piccola Maria,

il viaggio è andato bene, senza problemi. Partiti alle 7 e 20, abbiamo guidato fino alle 9, poi sette chilometri a piedi passando per luoghi bombardati, alle 11 preso un treno fino a mezzogiorno. Due ore di attesa a Meaux, finché non è arrivato un altro treno. Tre quarti d’ora dopo, nuovo cambio, alle 17 siamo arrivati. Stanco come un cane nero, ma contento di essere arrivato, finalmente. Mi è stata offerta una casa con un’ala bombardata nel 1940, ma il resto è abitabile. Ma tutto è coperto di povere e in quarantotto ore devo rendere questa casa abitabile con l’aiuto di una brava donna del paese.

Passo alla descrizione. Il paese è in una valle, di cui due pendii sono coperti da colture e da alberi di media grandezza. Freddo, il brusio dell’acqua, l’odore dell’erba, le vacche, qualche bambino, i canti degli uccelli. Montando sul pendio, spazi più larghi, si respira meglio. Il villaggio: qualche casa, brava gente. La casa è sommersa da un giardino pieno di alberi, con le ultime rose dell’anno (ma non sono rosse). La casa è all’ombra della vecchia chiesa e la parte superiore del giardino è un prato soleggiato proprio vicino ai contrafforti della chiesa. Si può prendere il sole. Sto preparando una stanza e un ufficio al primo piano. Quando sarà tutto pronto, te lo descriverò.

Michel [Gallimard] penso che potrà stare con me a lungo. Pierre e Janine [Gallimard] saranno probabilmente dirottati altrove. Attendo con impazienza il suo arrivo per risolvere questa situazione e perché spero che mi dia notizie di te.

Ti scrivo tutto questo chiaramente perché penso che tu desideri una descrizione accurata. Ma io penso a ben altro: da giovedì sera io vivo con te. Mi sembra che ti ho lasciata male, e questa separazione, in mezzo a tanta incertezza, sotto un cielo pieno di pericoli, mi è difficile da sopportare. Spero che tu possa raggiungermi. Se è possibile farlo in automobile, è più facile. Altrimenti, dovresti fare lo stesso lungo viaggio che ho fatto io. Non dimenticare la tua promessa, mia cara, perché è di quella che vivo. Penso di trovare la pace in questo paese. Alcuni alberi, il vento, un fiume, bastano a ricomporre quel silenzio interiore che ho perduto tanto tempo fa. Ma questo è impossibile se devo sopportare la tua assenza e correre intorno alla tua immagine, ai nostri ricordi. Non ho intenzione di indugiare nella disperazione né di lasciarmi andare. A partire da lunedì mi metterò al lavoro, e lavorerò, è certo. Ma voglio che tu mi aiuti e che tu venga qui – che tu venga soprattutto! Tu e io siamo arrivati fino a qui, ci siamo incontrati e amati dentro la febbre, l’impazienza, il pericolo. Non mi rammarico dei giorni che ho vissuto, mi sembrano sufficienti a giustificare una vita. Ma c’è un altro modo per amare, una pienezza più segreta e più perfetta, che non è meno bella e di cui, ne sono certo, noi siamo capaci. Qui avremo tempo. Non dimenticare, piccola Maria e rassicurati che esiste anche questa possibilità per il nostro amore.

Tra qualche ora sarai sul palco. Oggi e domani il mio pensiero sarà con te. Attendo il momento in cui ti siedi e dici che è meraviglioso, attendo il terzo atto, con quel grido che mi piace tanto. Oh, mia dolcezza, quanto è duro stare lontani da ciò che si ama. Sono privo del tuo volto, e non ho mai amato altro così tanto.

Scrivimi spesso, e non lasciarmi mai solo. Ti attendo fino a quanto avrai bisogno, in tutto ciò che ti riguarda ho una pazienza infinita. Ma allo stesso tempo, nel sangue scorre una impazienza che mi fa male, una voglia di bruciare tutto, di divorare tutto, ed è questo il mio amore per te. Arrivederci, piccola vittoria. Stai con me nel pensiero, e vieni, vieni, vieni presto, ti prego. Ti abbraccio con tutta la passione che ho.

Albert Camus

Gruppo MAGOG