20 Novembre 2022

“Ragazze, piene di furore e coraggio”. Una poesia per l’Iran

Ahmad Shāmlu (1925-2000), tra i più importanti poeti persiani del Novecento, scrisse questa poesia nei primi anni Cinquanta. Inclusa nella silloge L’aria fresca (Havā-ye tāzé, 1957), ci appare oggi di impressionante contemporaneità. L’autore, da sempre impegnato con la sua attività poetica nella lotta per la libertà ed emancipazione socio-politica e culturale del suo popolo, vi affida il grido disperato di chi, imprigionato e imbavagliato, non può smettere di condannare le sopraffazioni subite, echeggiando col proprio canto la voce di tutta una nazione. Di grande simbolicità e forza è poi la scelta di rivolgersi in particolare alle ragazze d’Iran, per il poeta discendenti dirette degli eroi che seppero rivoltarsi all’oppressione dei potenti. Un inno al coraggio e alla tenacia delle donne, dunque, che consegna alle più giovani il testimone della rivalsa e dell’ira, da lustrare come pugnale incandescente contro ogni forma di malvagità umana.

Faezeh Mardani e Francesco Occhetto

*

Dal cuore ferito di Ābāii[1]

Ragazze delle pianure!

Ragazze delle attese!

Ragazze delle piccole speranze

                                  nelle sconfinate pianure,

dei sogni infiniti nelle tetre angosce!

Ragazze degli orizzonti nuovi

nelle logore baracche! –

Quando sboccerete dalla corazza dei vostri abiti

il folle vento

scompiglierà la lunga criniera

del cavallo del desiderio…

*

Ragazze del fiume infangato!

Ragazze delle mille colonne di fiamma

oltre l’arcata del fumo!

Ragazze degli amori lontani

                                tutte silenzio e lavoro di giorno

                                                                        tutte stanchezza di notte                            

il giorno

              infaticabili

                                la notte

                                             sconfitte! –

In quale amore, intimo e misterioso giardino –

in quale mistica danza, così da placare il desiderio –

innalzerete le braccia come zampilli?

*

Ahimè!

I vostri capelli, i vostri sguardi

                                            invano

rabbuiano l’essenza dei versi del poeta.

Ragazze che andate e venite

                                nelle pianure di nebbia!

Ragazze timide,

                        docili

                        rugiade

                        in branco! –

In quale dei vostri petti

penetrò il sangue

del cuore ferito di Ābāii?

Su quale dei vostri seni

fiorì la primavera della sua adolescenza?

Su quale delle vostre labbra

– ditemi! –

si posò il profumo del suo bacio?

Nelle uggiose notti di pioggia

– quando non c’è da lavorare –

chi di voi

resterà sveglia

nel letto violento della disperazione

nel letto angusto della nostalgia

nel letto dolente dei pensieri segreti

affinché in ricordo di lui

                           –  pieno di furore e coraggio –

fino all’alba

continui a luccicare

il lampo dei vostri occhi desti?

*

Tra di voi

– ditemi! –

tra di voi

chi luciderà

                 il pugnale di Ābāii

fino

       al giorno

                     della riscossa?


[1]Eroe e martire per la libertà, le sue gesta sono narrate dalle leggende turkmene.

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