Stupendo è una delle canzoni più belle di Vasco – “Le regole sono così / È la vita! Ed è ora che cresci!” – e l’ho ascoltata a ripetizione mentre ho avuto il privilegio di leggere le bozze del nuovo libro di Alberto Forchielli, che uscirà entro l’estate e che, posso anticipare solo questo, sarà una bomba atomica rivolta alla coscienza dei giovani italiani. Ma “L’ammazzacaffè” odierno è rivolto ai loro padri, gli ultra 40/50enni; la mia generazione, che non ha combinato niente, zero, come lo yogurt magro bianco da 500 grammi, con i più che non ci hanno neppure provato e hanno solo tirato a campare. Chi ha combinato qualcosa è perché aveva le spalle coperte dai soldi e dalle relazioni amicali dei genitori e una dose di volontà (e di culo, che serve sempre) ben superiore alla media. Penso alla variegata sfera dei miei tanti amici sparsi per l’Italia. “Pinco” ha mandato avanti lo studio legale di famiglia. “Pallino” le pompe funebri dei suoi. “Tizio” è diventato un noto chirurgo specializzato, con studio in due città, con il padre altrettanto chirurgo e altrettanto famoso. Penso poi ai mille “Caio” che, nonostante i padri, si sono mangiati tutto; come “Sempronio” che ha ereditato l’impresa edile dal padre con cento dipendenti e adesso è rimasto solo lui e non chiude per rispetto alla memoria del suo vecchio. Per non parlare dei grandi imprenditori. I nonni, ma quasi sempre i padri, che per età potrebbero essere anche i nostri padri, hanno costruito degli imperi, spesso con modalità da pirati, e i figli o si sono disimpegnati, vivendo di rendita, con molti che hanno fatto una fine tragica per noia, ignoranza o arroganza, o hanno proseguito l’attività famigliare con risultati modesti o addirittura sono falliti e in alcuni casi sono dovuti tornare in azienda i genitori ultra 70enni a riparare i danni fatti dai figli. Ed è persino inutile citare i più noti capitani d’industria nazionali, che hanno prosperato grazie alle storture della nostra politica e che si ritrovano dei figli e dei nipoti che sono macchiette da avanspettacolo.
Be’, direte voi, qualche eccezione c’è. Per Dio, vorrei vedere! Certo che c’è, ma in generale il quadro, desolante, è questo. La nostra è la Generazione Ombra. Ironia della sorte, oggi, in Italia, i 20enni sono senza futuro mentre quelli che hanno tra i 70 e gli 80 anni sono in forma smagliante. Erano i figli di chi ha ricostruito l’Italia del Dopoguerra e ha fatto qualcosa di irripetibile: il boom economico. E i figli dei figli sono cresciuti (anzi, non sono cresciuti) sotto la loro ombra. E adesso che hanno superato i 40/50 anni, tirando a campare, sono depressi, pieni di acciacchi e i più idioti, per frustrazione, menano anche le donne. Ombre di ombre. Perché è andata così? Stavamo tutti troppo bene per farci il culo, sia per noi stessi (e per le nostre famiglie), sia per migliorare l’Italia. Con quelli della nostra generazione che, tranne pochissime eccezioni, hanno provato con la politica perché erano i più sfigati o i più ladri. E la corsa, trasversale (degli ultimi come dei più o meno famosi), di questi giorni, a cercare l’ultimo posto disponibile in parlamento è la drammatica somma di tutto ciò. “Sì! Stupendo!” cantava Vasco, che poi aggiungeva: “Mi viene il vomito! È più forte di me!”.
Michele Mengoli
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