19 Dicembre 2018

Vi ricordate “La famiglia Bradford”? La sit-com che predica l’amore coniugale è stata inventata da una coppia tutto sesso&potere. Ovvero: storia di Joan Braden, che se l’è spassata con Bob Kennedy, Kissinger, Sinatra e tanti altri (lo dice lei…)

Esiste la famiglia modello? Il Papa assicura di sì, è quella che predica lui da celibe, o forse è quella di Tom e Joan, i protagonisti del telefilm La famiglia Bradford, andato in onda per anni a furia di repliche, e probabilmente appare ancora oggi su qualche canale. Sit-com facile, la vita quotidiana – e affollata – di una coppia con 8 figli: il titolo originale della serie è Eight is Enough, 8 bastano, che bissa il titolo del libro da cui è tratta, scritto da Tom Braden, famoso giornalista americano, anche lui nella realtà padre di 8 figli, avuti da una vera Joan, sua moglie per tutta la vita.

Joan Braden
Joan Braden insieme a Jacqueline Kennedy

Le similitudini tra fantasia e realtà finiscono qui e meno male, perché la vita vera supera la finzione. Sempre. Infatti quanto di soave, idilliaco Tom Braden ha messo nella sua autobiografia è sbranato da quella di sua moglie pubblicata dopo: Just Enough Rope, questo il titolo del libro di Joan, e bisogna intendere Rope come libertà, quella che i due Braden si sono dati, perché la loro unione si basava su un patto: ci amiamo, siamo sposati, facciamo figli, e fot*iamo allegramente con chi vogliamo. E se Tom Braden era un giornalista celebre, sua moglie lo era di più, perché la signora ha lavorato decenni per il governo degli Stati Uniti, public relations, e sai che significa? Che era una socialite, una influencer, ma non come le sgallettate che vedi su Instagram, Joan era una influencer ‘particolare’, perché quando fai public relations per il governo, fai politica, quella vera: metti insieme chi è qualcuno con chi è qualcuno in un altro campo di potere, e questo incontro fa affari, muove soldi. Sei influencer perché hai influenza, sai ricevere, apri casa a chi conta, organizzi party e cene, non esiste persona nota il cui numero non sia nella tua rubrica. Ti sai muovere in società, presenti chi serve al potente che te lo chiede, sei fidata a politici e lobbisti, quelli che stanno dentro e fuori Capitol Hill. In Just Enough Rope si inizia con Rockefeller, si passa per i Kennedy, si arriva a Henry Kissinger, fino a Reagan: per 40 anni non c’è governo che Joan non abbia servito, e servito non solo a livello professionale. Che fortuna sfacciata incontrare al college Nelson Rockefeller, diventare sua amica ‘intima’, per sua intercessione entrare al dipartimento del Welfare sotto Eisenhower e, da lì, iniziare a ‘farsi’ gli amici giusti: nel suo libro, Joan si definisce una donna mediocre per carattere e aspetto, e dotata nemmeno di chissà che acume, fatto sta che in una delle magioni Rockefeller a lei viene tanta voglia di una doccia per ritrovarsi “quel birbone di Nelson nudo”, sotto l’acqua con lei. Non succede niente, solo “tanti baci”, Nelson le presenta quel Tom che diviene suo marito, e i due sposi, tra un figlio e l’altro, decidono che la fiducia reciproca è più importante della monogamia. Siamo alle soglie degli anni ’60, nell’aria si respira un fermento particolare, ma Tom è cattolico e ripudia il divorzio: che fare? Ci si cornifica consensualmente, seguendo la regola “sì alle cotte, guai ad innamorarsi”. E zero domande, nessuno dei due deve sapere ciò che combina l’altro, perché Joan scrive che non sopporterebbe che suo marito sc*pi donne belle e sceme, preferisce pensare che si diverta con tipe caz*ute, giudici della Corte Suprema, o giù di lì.

Joan BradenNon sappiamo chi si è portato a letto Tom, sappiamo però qualcosa sulle avventure di sua moglie, tutte con uomini famosi. Attenzione: Just Enough Rope è un libro ‘ripulito’, ne sono stati omessi i particolari più piccanti presenti nelle bozze, per paura delle querele che i ‘nominati’, o i loro eredi, avrebbero potuto fare. Così Joan è con Robert F. Kennedy il 4 aprile 1968, giorno della morte di Martin Luther King: è con Bob a letto, in una camera d’albergo, a piangere, quando lui si spoglia, lei pure, e… dissolvenza. Finisce molto meglio di quella volta a casa di lei, poco dopo Dallas, “non avevo mai visto Bobby così vulnerabile”, e lui la spinge sul letto e sul più bello, si ferma perché “sua moglie Ethel non avrebbe capito”. Joan accorre ogni volta che i suoi amici hanno bisogno: quando Robert McNamara, ministro della Difesa, lascia il posto travolto dal Vietnam, Joan è con lui in consolatori viaggi intorno al mondo. Quando il vicepresidente Humphrey si sente solo, la invita nella sua suite. Quando Richard Helms, direttore della CIA, va sotto inchiesta, Joan organizza party in suo onore “per tirarlo su”.

Joan ha i contatti, è la sua arma segreta”, diceva William Rogers, ministro degli Esteri di Nixon. Sebbene Nixon non si fidi dei Braden, Joan diventa amica ‘costante’ di Kissinger, ed è alla Casa Bianca quale ospite speciale del suo vecchio amico Nelson Rockefeller che, deposto Nixon, è vicepresidente con Ford (“una cena ufficiale, io alla sinistra di Nelson, una sua mano sotto al tavolo accarezzava le mie cosce, l’altra percorreva le gambe della commensale alla sua destra”). Grazie ad Averell Harriman, l’ambasciatore degli ambasciatori, Joan è nelle grazie dell’amministrazione Carter, in particolare dei suoi diplomatici, e suo marito Tom entrerà nel governo Reagan. Gli impegni politici non impediscono ai Braden di coltivare amicizie a Hollywood, Joan è spesso con Kirk Douglas, o con Sinatra che canta “solo per me senza parrucchino”. I Braden vanno alle feste dei divi dove politica e spettacolo si intrecciano: memorabile un compleanno di Bob Kennedy, ci sono Kim Novak, Angie Dickinson, e una bionda svampita che è Marilyn Monroe che miagola a Bob, ma lui la snobba, preferendole Joan (sarà…).

Joan Braden“Il sesso non è mai peccaminoso: ho avuto altri uomini, Tom altre donne, amandoci sempre come il primo giorno”, dichiarava Joan Braden, “e questo mio libro è in parte memoir, in parte manuale sul matrimonio, in parte guida su come essere ottime madri: io ho allattato al seno tutti i miei figli per oltre tre mesi, tranne l’ultimo, e ho fumato erba e sniffato cocaina, ma una volta sola, e solo per poter un giorno riconoscerne i segni sui miei figli”. Di sicuro se l’è spassata, Joan ‘la cortigiana bipartisan’, come certa stampa la chiamava. Ma nel suo libro c’è meno di quello che avrebbe dovuto esserci: ad esempio non c’è il nome di quel divo della tv, pazzo di lei, che la droga col popper, la sc*pa a dovere contro il suo volere, anche se “il mattino dopo, al risveglio, non ero affatto seccata dall’esperienza, al contrario”.

Barbara Costa

Gruppo MAGOG