06 Giugno 2019

Aristotele consigliava di mangiare carciofi per una erezione indimenticabile, Arthur C. Clarke profetizza una nuova era dell’eros grazie al sesso nello spazio. Storia dell’orgasmo, tra vescovi assatanati e il dildo degli antichi egizi

Secondo te, l’orgasmo è qualcosa di naturale, o una elaborazione culturale? È personale, o sociale? È nato con l’uomo, oppure no? E se ci fosse di mezzo Dio? Se queste domande ti mandano nel pallone, prova a leggere O. Storia intima dell’orgasmo, un libro scritto da Jonathan Margolis, giornalista del Guardian che ha indagato su questo ‘accadimento’, giungendo a tale conclusione: il sesso, e quindi l’orgasmo, è pensiero fisso di noi esseri umani fin dalla preistoria o meglio, fin dalle prime testimonianze in materia che i nostri antenati ci hanno lasciato, quei peni e quelle vagine, e quei peni dentro le vagine, eternati in graffiti più di 5 milioni di anni fa. L’uomo e la donna sono le uniche specie viventi – oltre la scimmia bonobo – che scelgono di fare l’amore guardandosi negli occhi, e forse abbiamo iniziato col missionario quando siamo scesi dagli alberi, abbiamo perso il pelo, e smesso di spulciarci. Noi siamo anche i soli a fare sesso mettendo a scudo dell’istinto (quando vogliamo) un significato sentimentale. Scuse sentimentali semisconosciute a uomini e donne delle caverne, per cui né la verginità femminile, né la paternità certa erano importanti come la promiscuità e la ricerca dell’orgasmo in sé. Si pretendono donne vergini appena si diventa stanziali, si zappa, si allevano gli animali, ed emerge il concetto di proprietà. I guai per le donne iniziano allora: per mezzo della verginità e dei figli, i maschi controllano quanto possiedono e a chi lasciarlo, ma a dirla tutta è dalla notte dei tempi che l’uomo ambisce a dominare la donna, e lo fa per paura della di lei potenzialità orgasmica: da sempre l’uomo sa che la donna può mimare il piacere, sa che può farla godere anche se ogni volta rimane col dubbio, come sa che noi donne possiamo provare orgasmi multipli e a ripetizione. I maschi no, per questo ci guardano con desiderio e diffidenza.

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Senza il concetto di peccato delle tre grandi religioni monoteiste, sc*pavano alla grande gli antichi egiziani – una loro collezione di dildo è conservata al British Museum – le cui donne mettevano in vagina un tampone di cacca di coccodrillo come contraccettivo. Nell’antica Grecia, Solone decretò che mariti e mogli facessero sesso almeno 3 volte al mese e legittimò bordelli di stato a prezzo fisso. Ai piedi delle statue le donne greche ponevano melograni pregando per non rimanere incinte, più concretamente bevevano una pozione di solfato di rame per procurarsi aborti. Aristotele consigliava agli uomini di mangiare spinaci e carciofi per avere un’erezione coi fiocchi, e guardava con sospetto le donne che si divertivano con gli ólisboi, dildo prodotti a Mileto. Se i greci sono stati i primi a introdurre il termine orgasmo nella sua accezione sessuale, è dal latino che vengono le parole copulare e fornicare, rispettivamente da copa e da fornix, due nomi tra i tanti che definivano a Roma la scala sociale della prostituzione. Nerone era sadico, Galba gay, Giulio Cesare bisex, Domiziano aveva il feticismo di depilare personalmente e completamente le vagine delle sue amanti.

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La Bibbia è stata modificata a piacimento da ebrei e cristiani, i quali hanno tradotto pene con ‘coscia’, tolto le parti più zozze al Cantico dei Cantici, dato a Onan lo stigma della masturbazione, quando quel poveraccio si sc*pava la cognata vedova secondo la legge, ma non eiaculava in lei perché riteneva sbagliato diventar padre di creature che erano ‘anche’ suoi nipoti. Ancora oggi i più bigotti rompono l’anima coi danni della masturbazione, quando questa è l’unica pratica sessuale che ci dà l’orgasmo sempre e comunque: i suoi benefici sono indubbi, e forse nella storia ogni società ha voluto dir la sua contro la masturbazione a illusione di domare il gioco sessuale più libero e personale in assoluto.

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Il libro di Margolis si fa i fatti intimi dell’orgasmo anche nel mondo e nella storia non occidentali, mettendo in risalto culture sessuali antichissime e ricchissime che proprio quando vengono a contatto con quella occidentale subiscono regressioni. Confucio teorizzava che una donna va soddisfatta ogni 5 giorni, alle donne cinesi venivano fasciati i piedi affinché vi afferrassero il pene e lo guidassero in vagina (Marco Polo si disperò perché di ciò non riuscì a vedere niente), e va sottolineato che i cinesi davano nomi di preziosità e bellezza agli organi sessuali: la vagina era “fiore aperto di loto”, il clitoride “perla di giada”, l’orgasmo “squarcio delle nuvole”. Ritornando in Occidente, Margolis mette in chiaro come Gesù non abbia proferito parola sul sesso, ed è dopo la sua morte, ad opera dei discepoli, che il sesso diventa moralmente disgustoso, una fobia che induce i santi del primo Medioevo a bruciarsi le dita per resistere alla tentazione di toccare e di toccarsi, a frustarsi da soli e l’un l’altro, a intonare 37 salmi al risveglio per mondarsi delle polluzioni notturne. San Francesco, al minimo accenno di erezione, si gettava nudo in un rovo. È solo nel 1139 che papa Innocenzo II impone la castità al clero, e lo fa per mettere fine ai casini che scoppiavano tra gli eredi carnali dei religiosi al momento di ereditare (Enrico III, vescovo di Liegi, ebbe 65 figli!). La Chiesa si scagliava sì contro la prostituzione, ma era dalla sua tassazione che ricavava le più cospicue entrate.

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L’orgasmo è bandito nella letteratura cortese, dove gli amanti si ammirano, non arrivano mai al dunque, e il massimo del peccato tra Lancillotto e Ginevra è appunto un bacio a stampo. Nel teatro elisabettiano, Shakespeare mette tutto il sesso che vuole, Romeo e Giulietta sotto la metafora dell’allodola e dell’usignolo ci danno sotto, anche se per una notte sola. È nel 1700 che i sensi si scatenano rendendo questo secolo il più porcello di tutti, ed è nel 1714 che i preti smettono di esigere il nome delle donne con cui i peccatori confessavano di aver goduto (i preti poi andavano da queste donne per sc*parsele sotto ricatto). È nel ’700 che i medici masturbano le donne ‘terapeuticamente’, è nel ’700 che in Scozia nascono club segreti dell’adorazione del pelo pubico femminile. Poi nel 1800 si torna tutti (finto) casti, e a letto “ci si sdraia e si pensa all’Inghilterra”, confidando che la regina Vittoria fosse vergine, quando se la spassava col servo John Brown. Se la moda ottocentesca impone alle donne gote pallide e modi svenevoli, negli Stati Uniti le riviste femminili reclamizzano aggeggi che gli donano allegria e rossore: sono i primi vibratori, e vanno a ruba. Le suffragette lottavano per cause nobili ma erano sessualmente confuse, davano la colpa agli uomini pure per le mestruazioni, e segnati questa data, il 1915: è l’anno del primo film porno. Il ’900 è secolo di importanti rivoluzioni, non quella russa che ha fatto i suoi danni, ma quelle della pillola anticoncezionale e del viagra.

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O. Storia intima dell’orgasmo è un librone di 431 pagine che ti toglie tutti gli sfizi, io mica lo sapevo che nel 1998, in pieno Sexgate, negli Stati Uniti ci fu chi rinfacciò al presidente Clinton di aver provato orgasmi a danno dei contribuenti, perché aveva goduto con Monica alla Casa Bianca, edificio pubblico dove le bollette sono pagate con le tasse. In questo libro trovi pure i versi cattivi della poetessa Aphra Benh, che mettono in croce un pene che non ce la fa, in una cornice di derisione che è la morte di ogni orgasmo. Per Margolis, il piacere del futuro è nella profezia di Arthur C. Clarke: “Il sesso nello spazio, in assenza di gravità, condurrà a nuove forme di erotismo”. E io vi posso assicurare che in tal senso, nel porno americano, si stanno organizzando…

Barbara Costa

*In copertina: Leonardo Di Caprio, “Unspoiled”, 1996, photo David LaChapelle

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