15 Agosto 2020

“Era un uomo innocuo, sensibile, indifeso, che sapeva commuoversi…”. Storia tragica di Sergei, il fratello (quasi gemello) di Vladimir Nabokov

A un certo punto, in Parla, ricordo, autobiografia piena di veli, esercizio di specchi, Vladimir Nabokov si blocca, respira, si ripara, riparte. “Intendo mostrarvi alcune lastre di una lanterna magica, ma permettetemi prima di precisare luoghi e date. Mio fratello e io siamo nati a San Pietroburgo, capitale dell’Impero russo, lui a metà marzo del 1900, io undici mesi prima…”. Vladimir Dmitrievich Nabokov, giornalista, parlamentare della Duma (il padre era stato Ministro della Giustizia sotto lo zar Alessandro II), aveva avuto cinque figli. Al primogenito, Nabokov, nato nell’aprile del 1899, era seguito, undici mesi dopo, appunto, Sergei. I due – a cui seguirono, ad anni di distanza, Olga e Elena; nel 1911 nacque Kirill – vissero l’infanzia insieme, come gemelli. Opposti. Secondo i racconti, Sergei era alto, biondo, magro, elegante, sensuale. Un’asta di vetro, di provocante fragilità. Vladimir era meno raffinato, meno sensibile, dotato di aristocratico cinismo. Amava catalogare e descrivere; Sergei, invece, volubile, amava il pianoforte. Durante il turbinio della Rivoluzione, fuggirono insieme, sul treno che partiva da San Pietroburgo: un’astuzia di Sergei – finse di avere il tifo – impedì ai fratelli di essere fermati da alcune guardie rosse. Insieme approdarono a Berlino, insieme hanno studiato filologia russa e francese al Trinity College di Cambridge. Si dilettavano nel tennis, tra le brume inglesi: Vladimir vantava prestazioni atletiche superiori, ma Sergei lo vinceva in astuzia. Si parlavano poco. Tornati a Berlino, nel 1922, i genitori cercarono di convincerli a lavorare in banca: Sergei durò una settimana; Vladimir neppure. Si mollarono. Una frattura li aveva divisi, da molti anni.

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1916: Vladimir e Sergei Nabokov studiano insieme

Amo le storie dei fratelli. Chi cresce all’ombra di un genio, dedica la vita a esaltarlo (penso a Norah, la sorella di Borges, o alle sorelle di Pasternak, Lydia e Josephine) o a ignorarlo. Risolto il problema del successo, della prestanza pubblica, il fratello, tra le ombre, finisce per acquisire una natura ferina, meno ferma, mobile, che non nobilita ma implica, da parte nostra, lo sforzo del romanziere. A volte il peso di un cognome – l’algebra della competizione – viene ribadito in metri di fascino da chi cerca di fuggirlo.

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Vladimir Nabokov setacciava il diario privato del fratello, in cerca, forse, di furori romanzeschi. Scoprì le sue pulsioni omosessuali, le riferì al padre. Sergei aveva 15 anni, la diversità non era un problema in famiglia, il padre, liberale, lottava per abolire le persecuzioni contro gli omosessuali. Restò il tradimento, un’ulcera nel legame tra i fratelli. Aggravata, nel marzo del 1922, poco dopo il compleanno di Vladimir, dalla morte del padre, ammazzato durante una conferenza a Berlino da due estremisti, uno dei quali, Piotr Shabelskij-Bork, rilasciato, andò in estro per i nazi.

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Comunque, i fratelli s’inseguono, s’incrociano. A Parigi Vladimir, che fa la spola tra Francia e Germania, abbozza i primi romanzi, con il nome di V. Sirin (Maria; Re, donna, fante); Sergei, colto, bello, parla quattro lingue, conosce il bel mondo, Jean Cocteau, Djagilev, Gertrude Stein. Alla fine degli anni Venti si unisce a Hermann Thieme e con lui si trasferisce a Matrei, in Tirolo, nel castello di Weißenstein. Nel 1926 s’era fatto cattolico; l’anno prima il fratello aveva sposato Véra Slonim.  

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Negli anni Trenta i rapporti tra i fratelli migliorano: Sergei inoltra Vladimir nel folto della lingua tedesca. L’ascesa nazista, però, li separa, per sempre. Come vent’anni prima, i movimenti sono convulsi. Vladimir e la moglie lasciano Berlino nel 1937; nel maggio del 1940 s’imbarcano per gli Stati Uniti. Vladimir crede Sergei al sicuro, in Tirolo; Sergei pensa Vladimir a Parigi, ma quando lo va a trovare scopre un appartamento vuoto. Arrestato nel 1941 dalla Gestapo per aver contratto rapporti omosessuali, e rilasciato cinque mesi dopo, Sergei affronta la sua catabasi. I giorni dell’arresto lo segnano: diventa decisamente ostile al nazismo. Il 24 novembre del 1943 viene arrestato per “dichiarazioni ostili allo Stato” e “simpatie anglosassoni”. Le ragioni reali dell’arresta restano oscure: secondo alcuni Sergei avrebbe prestato aiuto a un aviatore inglese, precipitato con il suo mezzo. Fu internato nel campo di Neuengamme, nei pressi di Amburgo, con il numero 28631. Alcuni prigionieri testimoniano diversi atti di pietà di Sergei: aiutava i sofferenti, privandosi della razione di cibo, dei vestiti. Pensò alla prigionia come a una missione. Morì il 9 gennaio del 1945, per dissenteria, debilitato dalla fame. Vladimir Nabokov seppe della morte di Sergei undici mesi dopo, quelli che li separavano fin dalla nascita. Una notte, è assalito da un incubo: sogna Sergei, con chiarezza indiscutibile, lo vede morto, in un campo di concentramento. Il giorno dopo, gli giunge un telegramma dal fratello più piccolo, Kirill: l’inesorabile è accaduto.

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In Germania, Vladimir Nabokov perde il padre e il fratello. La morte di Sergei lo colpì duramente. Nel dicembre del 1945 scrive a Edmund Wilson, “I tedeschi hanno mandato mio fratello in uno dei campi di concentramento più duri, vicino ad Amburgo, dove è morto. La sua fine mi ha segnato, perché Sergei era l’ultima persona che avrebbe dovuto essere arrestata (per le sue “simpatie anglosassoni”, poi…): era un uomo innocuo, sensibile, indifeso, che sapeva commuoversi…”. The Unreal Life of Sergey Nabokov è un romanzo biografico scritto da Paul Russell, pubblico nel 2011; secondo alcuni studiosi, la figura di Sergei informa l’opera di Vladimir: egli sarebbe l’ispiratore de La vera vita di Sebastian Knight, Un mondo sinistro, Ada o ardore e il modello di Kinbote in Fuoco pallido. All’ombra di Lolita, starebbe ancora lui, chissà. Nel 1945, poco dopo Sergei, morì Roland Malraux, il fratellastro di André. Era deportato nello stesso campo di Sergei, numero 39498. Due anni prima aveva sposato Madeleine Lioux, talentuosa pianista. Avevano avuto un figlio, Alain. Dopo la morte del fratellastro, André Malraux conquistò la vedova: fu sua moglie dal 1948 al 1966. Poi, si separarono, perché tutto va. (d.b.)

*In copertina: i fratelli Nabokov nel 1918, il primo a sinistra è Vladimir

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