20 Novembre 2017

Il Salvator Mundi? La ‘sola’ più cara della galassia. Meglio Jack London

Raspando qua e là per il resto del pianeta, due articoli interessanti. Il primo, di sinuosa intelligenza, lo firma sul New Yorker Peter Schjedahl, critico d’arte ‘sul pezzo’ e tutto d’un pezzo. Dice la sua sul – presunto – Salvator Mundi di Leonardo da Vinci, battuto recentemente all’asta – lo sanno anche i pavimenti – per la smodata cifra di 450 milioni di dollari. Incipit impeccabile (“450 milioni di dollari spesi per qualcosa che non è una specie di bombardiere strategico di ultima generazione, ma è poco più di una vecchia pittura malconcia, non solo non ha alcun senso nel mercato attuale dei beni planetari: ci suggerisce che il denaro è diventato inutile”), articolo puntellato da afrodisiaci aforismi (“l’arte è sentimentalmente ritenuta inestimabile; ma tutto è inestimabile finché qualcuno non lo vende”) e cinismo al vetriolo (“Con uno sguardo puntato verso la Cina, Christie’s ha minimizzato il riferimento cristiano del soggetto, definendolo ‘la Mona Lisa maschile’. A nessuno importa della religione. Basta concentrarsi sulla superstar del Rinascimento”). Insomma, l’asta più pazza del mondo è una carnevalata kitsch, agli occhi del superbo critico newyorchese, in cui, nella più comune delle farse post-postmoderne, non conta il contenuto ma il messaggio, non conta ciò che è ma ciò che fai credere che sia. “Quello passato all’asta da Christie’s per quasi mezzo miliardo di dollari non è un’opera d’arte. È un’attribuzione”. Morale. “Per chi abbia emozioni intellettuali, e intraveda lo spirituale nell’arte, lo spettacolo cui abbiamo assistito potrebbe andare in scena su un pianeta alieno popolato da creature con remi attaccati alle braccia”. Insomma, applausi, il Salvator Mundi è la sola più cara della galassia. Felici loro.

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Vita e scrittura s’intrecciano nell’opera di Jack London (1876-1916)

Seconda nota. In Spagna vanno pazzi per Jack London. In un articolo tonante pubblicato da El Pais (titolo: El relato definitivo de Jack London) veniamo a sapere che l’editore Reino De Cordelia ha pubblicato il primo tomo dei Cuentos Completos dello scrittore americano. Il progetto è sontuoso: entro il 2019, in tre libri, lungo l’arco di oltre 3mila pagine, saranno radunato tutti i racconti di London, “che pubblicò 197 storie, disseminate in riviste, volumi e taccuini”. I temi toccati da London (“alcolismo, vecchiaia, boxe, tauromachia, lavoro minorile, ecologia, fantasie extraterrestri, gioco, lavoro nelle miniere d’oro, amore – primitivo e atavico ma anche romantico e ideale – disabilità mentale, mito, corruzione politica, psicologia – umana e animale – sfruttamento razziale e sessuale, rivoluzione, sperimentazione scientifica, vita dei marinai, suicidio, vita in periferia, socialismo, guerra, natura e scrittura”) affascinano anche i bisnipoti di Don Chisciotte. La nota è fascinosa. London, brutale, giornalistico, nietzschiano, è lo scrittore from Usa più esportato e letto nel pianeta. Anche in Italia – dove però manca una edizione organica delle opere, infinite – London è molto pubblicato e molto tradotto. A volte molto ben tradotto – ci riferiamo a Davide Sapienza, ‘londonista’ doc, ad esempio. Scrittore vitalista, delle irrequietudini, viscerale e brusco, un Jack London, a differenza del Salvator Mundi, ce lo possiamo permettere. E la spesa vale la resa.

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