09 Luglio 2018

“Questo non è un libro, questa è la Bibbia della letteratura”: aforismi per “L’uomo senza qualità”. Dejanira Bada spiega Robert Musil a chi non l’ha letto (e non sa cosa si perde)

Ho provato a scrivere una specie di recensione e questo è quello che ne è venuto fuori, perché questo non è un libro, è la Bibbia della letteratura.

*

E allora ho riaperto questo mattone con più di 1700 pagine e mi sono riletta tutte le parti che avevo sottolineato, cioè molte, cioè quasi mezzo libro, e ho cominciato a trascriverne qualcuna. Perché ogni frase qui potrebbe benissimo essere un aforisma.

*

Il romanzo non è nemmeno finito, Robert è morto prima, ci ha lavorato fino agli ultimi giorni della sua vita, e la terza parte è uscita postuma.

*

È un romanzo che ho divorato, neanche fosse l’ultimo capitolo della saga di Harry Potter, che per inciso non ho mai letto.

*

È un romanzo divertente. Può sembrare assurdo accostare questo termine a L’uomo senza qualità, ma è difficile non innamorarsi dell’ironia del protagonista, Ulrich, un Musil sotto mentite spoglie che si aggira per una città che ovviamente è Vienna.

*

La meraviglia di questo romanzo? Non succede assolutamente niente. Non ci sono colpi di scena, non ci sono climax, non c’è suspense, niente di niente, se non riflessioni filosofiche sulla vita, sulla politica, sulla religione. C’è qualche spruzzata di amore, di amicizia, di fratellanza, per il resto: dialoghi, pensieri, considerazioni. È come leggere un saggio sull’esistenza. Qualunque insegnante di scrittura creativa oggi lo boccerebbe in toto.

*

Poi certo, una storia c’è, ma è una scusa. La guerra che incombe è una scusa per parlare della guerra; Ulrich che non sa cosa fare della sua vita e che molla la carriera di matematico è una scusa per parlare del suo stato d’inettitudine e della sua indifferenza; l’Azione Parallela – un comitato costituito per celebrare il settantesimo anniversario dell’ascesa al potere dell’imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe II, cui Ulrich decide di partecipare su suggerimento del padre – è una scusa per parlare della società, di morale, di etica, di umanità.

*

L’altra meraviglia è la modernità delle riflessioni di Ulrich, che si potrebbero benissimo citare e riportare anche ai giorni nostri. La storia si ripete, le cose non cambiano più di tanto, siamo noi a crescere, a evolvere, non sempre in meglio. Una volta abbandonata la giovinezza, la nostra visione del mondo si trasforma, ed è un attimo cedere alla malinconia, all’insofferenza, al cinismo, non per colpa del mondo ma di noi stessi.

*

“E naturalmente se Platone si presentasse oggi all’improvviso in una redazione e dimostrasse di essere davvero quel grande scrittore morto oltre duemila anni fa, provocherebbe un enorme scalpore e otterrebbe i contratti più vantaggiosi. […] Ma se una volta passata l’attualità del suo ritorno il signor Platone volesse anche realizzare una delle sue famose idee che mai riuscirono ad affermarsi pienamente, il caporedattore lo inviterebbe tutt’al più a scrivere di tanto in tanto qualche bell’articolo per il supplemento letterario del giornale (ma possibilmente qualcosa di veloce e leggero, non pesante nello stile, per andare incontro al gusto dei lettori) e il redattore letterario aggiungerebbe di non poter ospitare purtroppo più di un contributo al mese, perché vi sono molti altri scrittori di talento da accontentare”.

L’uomo senza qualità è un anno di vacanza dalla vita, una pausa di riflessione che nessuno ormai si concede più, troppo presi come siamo dalla spasmodica spinta del dover esserci sempre. Ma esserci come? Ma poi, siamo davvero? E cosa siamo? Crediamo di essere presenti nella nostra vita di tutti i giorni, siamo fin troppo presenti sui social, ma dentro, chi siamo? Ci siamo? L’uomo senza qualità insegna il beneficio del fermarsi, e l’instaurarsi di un dialogo con la nostra coscienza, per creare qualcosa che non sia solo il mero procreare. Perché oggi come allora: tutto quello che passa per la testa, (purtroppo) viene proclamato come ingegno.

L’uomo senza qualità promuove l’esatto contrario di quel che è imperativo oggi, e cioè la perfezione, la performance, l’ambire al consenso, ai migliaia di followers, all’essere belli, buoni, accettati sempre.

*

E Ulrich, invece, si sente impotente, inadeguato, apatico, solo, non si vuole bene, eppure, sostiene che non si sa più se il mondo sia davvero peggiorato o se siamo semplicemente noi a essere invecchiati. A volte gli sembrava proprio di essere nato con un talento che oggigiorno non serviva a nulla.

 

Ulrich arriva a pensare che anche un crimine può rendere felici, perché può dare una zavorra e quindi magari una rotta più stabile.

*

Ma l’avere o non l’avere talento non ha importanza. Ulrich potrebbe vincere il premio Nobel e non lo direbbe a nessuno, e certo non lo posterebbe su Instagram. Potrebbe avere tutto dalla vita e non essere felice comunque, perché il lavoro, la carriera, non sono sempre in grado di dare un senso alla vita, come non lo è sposarsi, metter su famiglia, fare le cose per bene e come andrebbero fatte e come la società si aspetta che vengano fatte.

*

“In quel momento Ulrich non desiderava altro che essere un uomo senza qualità. Ma questo vale quasi per tutti. In fondo, negli anni della maturità, pochi individui sanno come sono di fatto arrivati a se stessi, ai propri piaceri, alla propria visione del mondo, alla propria moglie, al proprio carattere, mestiere, e ai propri successi, ma hanno la sensazione di non poter più cambiare molto ormai”.

*

Ulrich ambisce a essere un uomo normale, nulla di straordinario, ma comunque non troppo eguagliato. Ulrich è un uomo che aspetta, nascondendosi dietro la propria persona, laddove questa parola indica la parte dell’uomo plasmata dal mondo e dal corso della vita; e arginata così, la sua calma disperazione cresceva di giorno in giorno. Un uomo che ambisce a una felicità con dei confini, perché la libertà assoluta è causa d’infiniti patimenti e infelicità assicurata.

*

Ovviamente non manca la critica alla mancanza di spiritualità, a una Chiesa che da quando ha perso la sua influenza e la sua autorità, ha permesso la profusione del caos. E in un contesto del genere, è normale veder naufragare i sentimenti, la morale, veder arrivare la Grande Guerra, e poi uno come Hitler. La scomparsa dello spirito fa vacillare chiunque, forse anche un fervente ateo che in fondo in fondo dice di non crederci ma ci spera in un Dio qualunque.

*

L’uomo senza qualità è un romanzo sulla ricerca dell’anima.

*

Verso la fine di questo romanzo che non finisce, Ulrich dichiara di aver perduto l’amore per questa specie di Io e per questa specie di mondo. Si arriva al termine della lettura, ma non si è curiosi di conoscere il vero finale. È un’apertura, è una vita che continua. Ulrich si ucciderà? Farà una scelta? Proverà a vivere una vita normale? Non ha importanza, come non ha importanza per noi sapere come moriremo, in che giorno, e cosa faremo da qui in avanti. Proviamo a vivere il presente, giorno per giorno, senza pensare al futuro, che tanto mette solo ansia, questo insegnano i saggi. Non conosciamo il nostro finale e non sapremo mai come sarebbe finito L’uomo senza qualità, e forse questo è un altro grande pregio del romanzo, una ricchezza.

*

Che altro vi posso dire, L’uomo senza qualità è uno di quei libri da leggere prima di morire. Uno di quei romanzi che se volete fare gli intellettuali non potete non aver letto, almeno fingete e leggetevi il riassunto online. Un libro che dipana la verità sull’uomo moderno e forse su quello che è sempre stato, fin dagli inizi dei tempi, e che in fondo, forse, non è cambiato così tanto come ci piace credere, nonostante il progresso, la scienza, la tecnologia, e quel diavolo che è la matematica, che si è infilata in ogni ambito della vita umana prendendo il sopravvento.

*

È uno di quei romanzi che stupisce, che sconvolge. Non ti cambia la vita, anzi, forse ti fa diventare ancora più triste ma di una tristezza cosciente. Per trovare il tempo di leggerlo non c’è bisogno di prendersi una pausa dalla vita, magari soltanto dai social. Non aspettate la vecchiaia, anche perché mica è certo che la morte vi concederà di arrivare alla pensione. Magari lo mollerete per un po’, poi lo riprenderete, tanto non c’è una trama da seguire, non perderete il filo, e non c’è da scoprire chi è l’assassino, ma soltanto che forse il mondo è bello se lo si prende così com’è.

Dejanira Bada

 

 

Gruppo MAGOG