03 Novembre 2017

Philip Roth & Co. contro la Cina per liberare Liu Xia

Un paio di premesse utili. Non crediamo nelle battaglie ‘comuni’. Gli artisti, quando lottano, la lotta la fanno nella solitudine della loro scrivania, specie di zattera che galleggia sul nulla. La lotta la fanno scrivendo. Quando si coalizzano in falange etica o – peggio – politica (esempio: l’International Parliament of Writers, che dura una decina d’anni, dal 1993 al 2004, con aurei scrittori, da Harold Pinter a Claudio Magris, producendo una rivista, Autodafè, e politicamente poco altro, quasi nulla) sono ridicoli. Però c’è un però. Cioè c’è chi, in luoghi geografici meno sonnolenti del nostro, ci mette la faccia, la penna, la vita. Solita sviolinata: il poeta contro l’onnipotenza del regime. In questo caso, il regime è quello della ‘nuova’ Cina, anacronistico bisonte ‘rosso’, e il poeta è Liu Xia. La colpa di Liu Xia è quella di aver sposato Liu Xiabo, Premio Nobel per la pace nel 2010, fiero oppositore del governo cinese, promotore di Charta 08, il documento in cui si chiede, tra l’altro, una revisione in senso democratico della Costituzione della Repubblica popolare di Cina, il rispetto dei diritti umani e la libertà di espressione e di religione, arrestato più volte, morto nel luglio di quest’anno. Da allora, dal funerale del marito, di Liu Xia si sono perse le tracce. Ora, allora, gli scrittori si mobilitano per lei. A scrivere, fisicamente, sono i nomi di punta del Pen America, ma soprattutto della narrativa occidentale, Margaret Atwood, Philip Roth, Tom Stoppard e George Saunders. La lettera, condivisa a mo’ di petizione pubblica sulla pagina del Pen America (qui) è stata cofirmata da altri 50 scrittori di fama mondiale come Paul Auster, Michael Chabon, il Premio Nobel per la letteratura 2003 John M. Coetzee, Rick Moody, Azar Nafisi, Robert Pinsky, Alice Sebold, Elizabeth Strout, Tobias Wolff. Insomma, la crema della letteratura anglofona. Ecco un brandello della lettera, inviata a Xi Jinping, Segretario Generale del Partito Comunista Cinese e Presidente della Repubblica popolare cinese.

“Vostra Eccellenza,

come scrittori, artisti e sostenitori del PEN America, scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione per la continua detenzione del poeta Liu Xia. Le chiediamo di rimuovere tutte le restrizioni, inclusa la libertà di movimento, che gravano su Liu Xia, per consentirle di incontrare e parlare liberamente con gli altri, inclusi i familiari, gli amici, i giornalisti.

Liu Xia, celebre poeta cinese, pittore, fotografo, è agli arresti domiciliari dal 2010, benché non sia accusata di alcun crimine. Come lei sa, la signora Liu è stata l’amatissima moglie dello scrittore e premio Nobel Liu Xiaobo fino alla morte di lui, accaduta il 13 luglio. L’unica apparente ragione della sua lunga detenzione è il legame con Liu Xiaobo. Come esito agli anni di solitudine forzata, Liu Xia ha dichiarato di essere in pessima salute fisica e mentale, con una diagnosi di depressione e di cattive condizioni cardiache.

Liu Xia è stata vista in pubblico il 15 luglio scorso, quando ha partecipato al funerale di suo marito. Da allora, non è più stata vista in pubblico. I suoi amici non riescono a mettersi in contatto con lei, giornalisti e diplomatici che hanno tentato di avvicinarsi alla sua casa, sono stati respinti dalle forze dell’ordine. Il breve video apparso in agosto, in cui Liu chiedeva il ‘tempo del pianto’, è quasi certamente contraffatto.

Liu Xia
Liu Xia, poeta, la moglie di Liu Xiaobo, Premio Nobel per la pace 2010, in Cina un dissidente

Anche se i funzionari cinesi dicono che lei è libera, le circostanze sottolineano che si trova in uno stato di detenzione, senza poter comunicare, tagliata fuori dal resto del mondo, impossibilitata a prendere libere decisioni. […] Facciamo questo appello ricordando gli obblighi giuridici nazionali e internazionali della Cina nel riconoscere i diritti umani a Liu Xia: la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e il Patto internazionale sui diritti civili e politici, i diritti alla libertà di parole, di movimento, la libertà dalla detenzione arbitraria. […] Ci appelliamo anche alla sua coscienza e al suo senso di compassione. Liu Xia ha subito gravi sofferenze da molti anni, per il semplice fatto di essere la moglie di un uomo che la Cina ha considerato come un dissidente. Non ha commesso crimini, non è accusata di alcun crimine. Lei è in cattiva salute, è isolata da chi può prendersi cura di lei, è fortemente addolorata dalla morte del marito. Dovrebbe essere libera di incontrare la famiglia, gli amici, i membri della comunità internazionale, libera di viaggiare dove desidera, libera di riunirsi con il resto del mondo. Infine, Vostra Eccellenza, la esortiamo con urgenza ad annientare tutte le restrizioni che opprimono Liu Xia, garantendole la libertà di parola, di incontrarsi con gli altri, di viaggiare”.

Si direbbe una guerra culturale degli Stati Uniti – per non dire, del mondo occidentale anglofono – contro la Cina. I nostri intellettuali e scrittori italiani si allineano alla petizione? In onore di Liu Xia, anzi tutto poeta, una sua poesia. Si intitola Creature tramutate.

Hai uno strano animale –

un occhio è da gatto, l’altro da pecora.

Tuttavia, non stringerà patti con i felini,

assalirà tutte le greggi.

Nelle notti sgargianti di luna

vaga sul tetto.

 

Quando sei sola

si accoccolerà nel tuo grembo

astuto, investigandoti lentamente

finché – sul suo viso – la sfida.

Gruppo MAGOG