19 Settembre 2019

“Fuga dalle grida del mondo”: esce l’ultimo libro di Patti Smith, “Year of the Monkey”. Lo abbiamo letto. Il miracolo esplode nei luoghi inattesi

Insomma: Patti Smith è la storia della musica degli ultimi decenni. L’anno prossimo si festeggeranno i 45 anni dal primo, leggendario, disco, “Horses”. Aveva 28 anni, all’epoca. Ora va per i 73. Dei suoi libri approdati in Italia ricordiamo, per Einaudi, “Il sogno di Rimbaud” (1997), le poesie stampate da Frassinelli come “Presagi d’innocenza” (2006), le stampe recenti di “Devotion” (Bompiani, 2018) e di “M Train” (Bompiani, 2016). Il libro più noto, però, è “Just Kids” (stampa Feltrinelli), con cui Patti ottiene il National Book Award. Tra una settimana esce in tutto il mondo anglofono l’ultimo libro di Patti Smith, “Year of the Monkey”, per il gruppo Penguin Random House. Sbarcherà in Italia. Per non farci trovare impreparati, ecco ampi stralci dalla recensione di Fiona Sturges scritta per il “Guardian”.

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All’inizio del 2016 Sandy Pearlman, produttore, manager, critico rock, amico di Patti Smith, è stato ricoverato in ospedale in seguito a una emorragia cerebrale. Patti lo incontra la prima volta nel 1971, durante uno spettacolo in cui leggeva alcune poesie, grazie al chitarrista Lenny Kaye. Pearlman si avvicina alla Smith, le propone di far parte di una rock band. Nel suo ultimo libro di memorie ci ricorda la sua risposta: “Mi sono messa a ridere, gli ho detto che avevo già un ottimo lavoro in libreria”. Come sappiamo, seguirà il consiglio del produttore, fino a registrare il primo album, “Horses”. La loro amicizia è durata quasi 50 anni, finisce al capezzale del letto d’ospedale, con Pearlman in coma. “Io e Kaye siamo stati sempre con lui, gli abbiamo promesso di mantenerlo sveglio, di cogliere ogni segnale di vita”. Il segnale non è arrivato, Pearlman morì sei mesi dopo.

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Il resoconto del 2016 mostra l’ordalia di un anno difficile. La perdita degli amici, l’ascesa spaventosa del populismo, la catastrofe ambientale, la battaglia durante le elezioni americane. Il disagio dei 70 anni imminenti. Così, dopo qualche concerto, la Smith si lancia in un “vagabondaggio passivo, una tregua dal clamore, dalle grida del mondo”. Vaga tra Arizona, California, Virginia, Kentucky. Fa visita alla sua ex compagna, va da Sam Shepard, il drammaturgo, alla fine della sua vita. Shepard sta completando l’ultimo libro, The One Inside, ma scrivere è sempre più difficile e chiede a Patti di farle da amanuense. Poi la vediamo a Lisbona, visita la casa del poeta Fernando Pessoa, poi nel bungalow di Rockaway Beach, spazza la polvere, è seduta in veranda, guarda fiori e insetti.

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Tipico della Smith: simboli e portenti si nascondono in luoghi inattesi, nei piccoli oggetti quotidiani, improvvisamente carichi di senso. Li fotografa con la sua Polaroid, si crogiola nei ricordi: il cartello di un motel, un abito indossato da Joseph Beuys, un libro di poesie di Allen Ginsberg. Immagina il suo vecchio amico Ginsberg nella tempesta politica attuale. “Sarebbe precipitato nel cuore della questione, usando la sua abilità retorica, incoraggiando tutti a essere vigili, a mobilitarsi, a votare e se necessario, dragando una risata, a essere pacificamente disobbedienti”.

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Year of the Monkey è una disordinata riflessione sulla mortalità. Patti legge, parla con gli estranei, passeggia nel cuore della notte, beve litri di caffè. Elenca ciò che ha nella valigia: “Sei magliette, sei paia di mutande, sei paia di calzini, due quaderni, rimedi per la tosse a base di erbe, la macchina fotografica, un libro”. Non le serve altro. Alcune scene apparentemente normali, si deformano: la narrazione si muove costantemente tra memoria e fantasticheria, senza che si intuiscano i limiti tra una e l’altra.

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Questo libro è magico e banale allo stesso tempo, è diverso dal pluripremiato Just Kids del 2010. Ci sono più affinità con M Train. Qui, ancora, Patti appare come una figura solitaria incline all’oblio, che si addormenta nel cappotto, che parla con oggetti muti. I fantasmi di chi ha perso – la madre, il marito, il fratello – le sono accanto. Patti Smith vive nel passato, ma il racconto dei suoi vagabondaggi ci dice chi è oggi. “La nostra rabbia silenziosa ci impone le ali, la possibilità di negoziare viaggi nel passato”. Ma è chiara la consapevolezza che non si può vincere il tempo con l’immaginazione. “Il problema, con i sogni, è che alla fine ti svegli”.

Fiona Sturges

Gruppo MAGOG