07 Febbraio 2018

Non fatevi illusioni, il mondo è pieno di gente che vuole fotterci. Notizia: il braccialetto di Amazon è una invenzione della Awanagana Mengoli

Siamo qui per festeggiare l’ultimo successo di Awanagana Mengoli National Nasa Geographic Group, che adesso posso condividere con voi perché la notizia è ormai pubblica, anche se in diversi mi avete scritto, ipotizzando con arguzia che tutto fosse partito da una mia geniale intuizione. Certo, il braccialetto di Amazon da far indossare ai dipendenti per poterne controllare i movimenti e velocizzare le consegne è una mia idea. Va però detto che Amazon non ha avuto il coraggio di sposare in toto il mio progetto (il braccialetto andava elettrificato per stimolare i dipendenti più pigri e, in subappalto, anche i due terzi dei giocatori del mio amato Bologna FC), resta comunque una grande conquista per il progresso dell’umanità. Bevo quindi un sorso di gin tonic con l’Hendrick’s e continuo ad ascoltare i miei amici. Però io quelli che sostengono che si stava meglio quando si stava peggio proprio non li sopporto, dice Tizio. Ho passato una vita allo stadio a gelarmi le chiappe d’inverno e a cuocermi dal caldo alla fine del campionato e poi è arrivata la partita in HD sul divano, ma come fai a pensare di tornare indietro? Un’altra categoria di gente fulminata, ribatte Caio davanti al suo coca e rum, è quella che dice che ha nostalgia di quando era bambino. Sul serio hai nostalgia di un’epoca in cui non decidevi neppure quando e cosa mangiare? Io sto meglio oggi. Anche io. Oranghi nella foresta, per sempre, diciamo in coro. Siamo al bar di Tizio, siamo amici da una vita e siamo tutti d’accordo. Armonia assoluta. Identica visione della vita. Meglio di così potrebbe esserci soltanto di avere in tasca la schedina del Superenalotto e scoprire di aver fatto 6 il giorno dopo, al risveglio. Il mattino ha l’oro in bocca, scriveva con una discreta grinta il vecchio Jack. È tardi e nel locale siamo rimasti soltanto noi. Tizio, il proprietario del bar, Caio e Sempronio, l’ex schiavo che stava dietro al bancone fino a un paio d’anni fa. Sono proprio d’accordo con te, dice Caio guardandomi. Il problema è che oggi tutti ti inculano. E lo dice in riferimento ai miei “ammazzacaffè” sull’Awanagana Mengoli, illuminazioni fulminanti per il marketing più… aggressivo. Poi Caio, sempre più infervorato, aggiunge. Lo Stato, per strada, in tv, sui giornali, nei negozi, ovunque… guarda l’industria automobilistica, dopo il Dieselgate s’è inventata i test sui gas di scarico con scimmie e cavie umane… ma ti fregano mica solo ad alto livello… In che senso? dice Tizio. Ah, dove lavoro io, dice Caio – che fa il dipendente nella più grossa concessionaria di auto della zona e vende e fa l’assistenza di uno dei marchi più importanti al mondo –, il mio mestiere è inculare i clienti. Adesso lo ascoltiamo tutti con grande attenzione, compreso il sottoscritto, che ha sempre bisogno di nuovi spunti per Awanagana Mengoli. Occhi fissi su di lui.

Quando fai il tagliando, spiega Caio dopo aver dato una succhiata alla cannuccia del suo coca e rum, c’è tutta una trafila programmata per la sostituzione dei filtri e dei pezzi di ricambio. Tipo c’è quello che va cambiato a 90mila chilometri, un altro a 60mila. Cose così. Ecco noi, la nostra concessionaria intendo, come regola interna, i filtri li cambia a metà della scadenza prefissata anche se sono a posto. Io sono quello che deve spiegare il motivo quando il cliente si incazza. La scusa che va sempre bene è che non è colpa della concessionaria, magari lei ha fatto gasolio dove costa meno e allora, mi dispiace, può capitare. D’altronde chi è quel fesso che non fa gasolio dove costa meno? aggiunge lui. Figli di puttana, dice Tizio. Be’, però, in effetti, facciamo così anche noi, riflette il proprietario del bar. Adesso ci giriamo tutti verso di lui. Occhi fissi su Tizio.

Per dire, continua Tizio, se un cliente ci ordina un gin lemon o un gin tonic senza specificare che vuole un gin “serio”, noi gli diamo il gin da meno, che però è rabboccato con quello ancora peggio del discount. Cioè, il senso è questo: vuoi risparmiare qualche euro? Allora meriti il peggio. Chiaro no? Tutti buttano l’occhio sul mio bicchiere vuoto. Soprattutto io butto l’occhio sul mio bicchiere vuoto. Vabbè, è ovvio, aggiunge allora Tizio con gli occhi sul mio bicchiere vuoto, se uno mi chiede l’Hendrick’s, la regola è dargli l’Hendrick’s. Non siamo mica come quei delinquenti in parlamento, noi mica truffiamo la gente come il tuo concessionario…

Per la verità, lo interrompe Sempronio, l’ex schiavo del bar, quando io facevo lo schiavo da te, a un certo punto, mi facevi rabboccare anche la bottiglia dell’Hendrick’s. Metà Hendrick’s e metà gin dal boccione del discount. Cosa c’entra, obietta Tizio, con la crisi siamo alle leggi speciali. O la borsa o la vita. Eggià, dico io. Per forza, fa il mio amico che incula la gente con i tagliandi farlocchi.

Accenna un assenso anche l’ex schiavo del bar. O la borsa o la vita, per forza. Ci salutiamo e andiamo a dormire, tutti ancora convinti che non si stava meglio quando si stava peggio, senza nessuna nostalgia di quando eravamo bambini, con in tasca il biglietto del Superenalotto che non ha preso nemmeno un numero e col braccialetto di Amazon al polso. Oranghi nella foresta, per sempre.

Michele Mengoli

www.mengoli.it

Gruppo MAGOG