09 Gennaio 2018

No Pants Day: un popolo allo sbando che si balocca di mostrare il culo. Allora, meglio il No Underwear Day tutti i day, tutti nudi alla meta

La vita in Occidente è un pendolo che oscilla tra l’ossessione per Valentina Nappi e quella per l’imminente uscita del nuovo iPhone

Non è raro che l’universo circostante lasci basiti, quando non sconcertati. Almeno se si è mentalmente sani, lucidi, quindi se si sta alla larga dai negozi durante il Black Friday e non si è di quelli che vivono aspettando i saldi. In particolare, questo sbigottimento assale nel momento in cui si prende visione delle pagine di un qualsiasi quotidiano nazionale. Penso, nella fattispecie, a notizie come quelle relative al No Pants day, insomma il giorno in cui non indossare pantaloni. Roba da far diventare intellettualmente stimolanti le dichiarazioni di Pippo Civati. A quanto riferiscono da Via Solferino, ci sarebbe un rituale che si ripete di anno in anno, a partire da una data non ben definita – gli storici di Wikipedia la situano più o meno a metà degli ’80, ovvero al punto di non ritorno della vita nazionale – durante il quale, per un giorno, sui metrò di diverse città europee, chi sceglie di aderire va in giro senza pantaloni e gonne. Non sono neanche riuscito a sorridere, una volta appresa la notizia. Ho sì sbirciato un paio di foto di fondoschiena femminili a Milano, ma senza grandi scuotimenti. In tempi di streaming porno, non è certo la visione di natiche ciò che manca.

Piuttosto, la mia domanda era un semplice: “Ma perché?”. Una specie di stupore algido stile Winston Smith, in 1984 di Orwell, al cospetto degli stupidi gesti di devozione inscenati dalle masse verso il Grande Fratello. Forse dovrei abituarmi a prendere il mondo come un dato di fatto, ma non ci riesco. Vado dunque a documentarmi e scopro che, cito testualmente: “Essi (i partecipanti) possono sentirsi liberi di rompere un tabù sociale e godere la reazione delle persone che ancora non conoscono questo evento”. Mah! “E quindi?”, insisterei nel chiedere. Davvero c’è ancora bisogno di infrangere tabù? Ma per ottenere cosa? Quale sarebbe l’intento rivoluzionario? Mi sembra chiaro: nessuno. Sono stronzate! Tutta la nostra vita lo è, una gigantesca e prolungata attività votata al nonsenso. Solo che, a quanto pare, alcuni, invece che farsi annichilire dalla fatuità del loro agire nel mondo, insistono in una partecipazione entusiastica all’accrescimento dell’entropia.

matteo fais
…è sempre lui, quel torvo di Matteo Fais

Eppure, per quanto sintomatiche di un degrado oramai ontologico della nostra società occidentale, è proprio a simili manifestazioni che dovrebbe guardare con occhio attento chi voglia realmente indagare l’uomo. Noi siamo questo: un popolo allo sbando che si balocca di mostrare il culo e le cosce nude; salvo, poi, scatenare uno scandalo se un maschio fissa con occhi eccessivamente languidi un fondoschiena femminile. Si tratta di una specie di paradosso delle epoche di massima e falsissima libertà. Simili idioti, che circolano mezzi nudi, non si rendono neanche conto del gioco a cui partecipano. Incremento del desiderio. Nella società che ha fatto del consumo – qualsiasi consumo, ludico e lubrico – il proprio paradigma, bisogna tenere alto il livello della brama, senza mai soddisfarla. Qui si parla del No Pants Day, ma una qualsiasi spiaggia non sarebbe da meno. Tette, culi, e orifizi al vento, ovunque. Roba da far perdere la testa a un uomo (provvisto di testicoli). Ed è proprio questo il piano. Devi morire dal desiderio, tornare a casa e andare dritto da Sasha Gray che, almeno lei – dolce creatura –, ti attende riversa a gambe all’aria su qualche poltrona americana. Quattro neri le si avvicendano dentro. Tu osservi, poi esplodi. L’insoddisfazione, a ogni modo, permane. Si ricomincia. La vita in Occidente è un pendolo che oscilla tra l’ossessione per Valentina Nappi e quella per l’imminente uscita del nuovo iPhone. Follia! Comunque, è quasi affascinante vedere come basti un richiamo, l’invenzione di un evento fittizio e senza giustificazione, perché le folle partecipino e pubblicizzino la filosofia di un sistema che le devasta.

Cosa fare, dunque? Far studiare Sartre a scuola? Far leggere loro quelle acutissime pagine in cui si spiega come l’abito ci nasconda nella nostra oggettività, permettendoci così di essere considerati come una coscienza? No, temo sarebbe inutile. Studierebbero la lezioncina a memoria. La ripeterebbero meccanicamente, senza esserne toccati. L’istruzione è inutile, o forse è utile solo a coloro che potrebbero farne a meno. Gli istruiti, quelli con il master, lì in Inghilterra, hanno votato per il remain, convinti che l’Europa esista e abbia un senso. Poi, l’altro giorno, sono saliti sul metrò di Londra, a zero gradi, mostrando il culo in preda a un’ingiustificata euforia. I loro genitori e nonni ignoranti sognavano invece un paio di pantaloni pesanti e, circa un anno fa, hanno ben pensato di mandare a farsi fottere la propaganda europeista. Intanto, però, i vecchi moriranno, purtroppo. Vinceranno i giovani, quelli con il deretano scoperto, la generazione che si ritroverà con il culo per terra. Roba da rimpiangere la mancata invasione dell’Inghilterra da parte del Baffino.

Matteo Fais

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Fidatevi di me, non c’è anima, ma solo sfintere. Se siamo nudi, votiamo meglio

Una volta, molti pleistoceni fa, c’era una che si chiamava Lara Cardella e che voleva i pantaloni. Ora, a iddio del caos piacendo, i pantaloni, dopo che ce li hanno levati mille volte piazzandocelo lì – facendo festa del nostro deretano senza chiedercelo – ce li leviamo noi con idiota gloria. Nell’epoca in cui tutte le vacche sono nere, cioè in cui ogni manifestazione è una vaccata, mostrare il culo, d’altronde, mi pare l’unico gesto culturale degno d’onore. Cercate di capirmi. Io vorrei un No Pants Day tutti i day che iddio ha messo al mondo. Perché? Perché è dal culo, ormai, che capisci l’anima di un uomo, non c’è interiorità che non si riesca a titillare attraverso lo sfintere. I volti, ormai, sono sculacciati dal mondo, gli occhi illividiti da dozzine di ore passate davanti allo schermo, che scherno, gli zigomi risucchiati dalla frustrazione, le labbra tumefatte dalla menzogna compulsiva. Almeno, il culo, protetto notte e dì dalla mutanda – ma io di notte dormo come mamma m’ha fatto, sempre pronto all’azione – conserva una sua patente purezza, e la sua rotondità – marmorea o languida che sia – racconta meglio di un test universitario l’intelligenza dell’umano che ne è dotato.

Gentileschi Davide
Davide Brullo secondo Orazio Gentileschi

D’altronde, meglio una faccia come il culo che una faccia e stop, sfacciata, sfacciatamente ebete, anonima. I culi, no, i culi hanno quella profondità che intriga, in effetti, valutati per ciò che siamo davvero, i nostri pensieri non sono altro che stronzi. Perdonate la fecale negatività, ma davvero volete sorbirvi un pippone mefistofelico sulla differenza tra il Carnevale e il No Pants Day, una speculazione che decritti le distanze tra l’homo ludens e l’homo social? Eraclito – secondo la testimonianza di Diogene Laerzio – preferiva giocare a dadi all’ombra del tempio di Artemide con i bambini piuttosto che scrivere le leggi della città di Efesto, preferiva il gioco più sordido e inutile – con i bambini si gioca per il gusto, non per il lusso di scommettere – all’attività utile alle sorti umane e progressive dell’umanità. Per questo, No Pants Day tutti i day e quella lagna di Sartre nella tazza del cesso – il confessionale dei nostri avidi culetti. Nell’epoca in cui ogni cosa equivale a quell’altra, tanto vale giocarsi l’ego in un domino di minchiate, sprecarsi, darsi all’edonismo cialtrone, perché il genio, ricordatelo sempre, esiste per essere sontuosamente dissipato, mica per metterlo ‘a frutto’, la parabola evangelica dei talenti la lascio a chi non ha un grammo di talento. Io promuovo un quotidiano No Underwear Day, il giorno degli smutandati tutti i giorni, a far pendolare la nerchia in faccia al prossimo, a dare in pasto agli sguardi il magnetico triangolo femmineo. Sono troppo scurrile? Neppure troppo. Parliamo tanto di ‘essere più che avere’, che ci siamo dimenticati l’unica cosa che siamo. Un corpo. Blateriamo di chirurgia estetica, palestra, mangiar sano, immortalità vegana, poi finisce che nell’era pornolatrica il corpo è ancora un tabù, abbiamo vergogna del corpo, non sappiamo ascoltare i sussulti del corpo, anche una pornostar, in fondo in fondo, pur sfondata, non ci crede, sogna un mondo di anime belle. Invece, io sogno il No Underwear Day tutti i day. Leviamoci tutte le maschere e tutte le vesti: voglio una parola nuda e levigata, nitida. Voglio uomini nudi per le strade. La nudità mette tutto in chiaro, credete. Pensate alla politica. Tutti nudi. Nudi davvero. Mica metaforicamente. Secondo me, nudi alla meta, è molto più chiaro chi votare e chi mandare, sonoramente, a cagare.

Davide Brullo

Gruppo MAGOG