11 Luglio 2020

Caro Senatore Pillon, come la mettiamo con le opere di Munch? Dobbiamo censurare anche la “Madonna” sacrilega e peccaminosa?

Nuvole rosso sangue sono come sangue che cola, e il sangue è vita se è mischiato a sperma, è morte se è abortente, è dolore e promessa di piacere se è strappo dell’imene, è ferita, è pianto, legato tanto e comunque al sesso: lo posso dire o mi censurate anche questo? In fondo è storia, dell’arte nel caso di Edvard Munch, ma arte che rischiamo di non vedere più, perché Munch sarà stato di sicuro un depresso e un ansioso a deriva psicotica, ma pure un artista che metteva erotismo in ogni sua pennellata. Ossessionato dal tocco, dall’intreccio dei corpi, da quello che corpi tra loro attiranti possono fare, scoprire, provare. La pornografia, che cos’è se non una branca dell’arte la più diabolica, la più stregante e tentatrice, branca da bandire e oscurare secondo le intenzioni del senatore Simone Pillon il quale, con la ‘scusa’ di proteggere gli occhi dei minori, davvero crede di poter mettere un freno al web. Frenare quello che passa su Pornhub e soci, ma pure quello che di più violento in rete si trova, e quale rete, l’emersa, l’immersa, il deep web? Non si sa, e credo che dalle parti del Parlamento si ignori come realmente funzioni il web, basta parlare con un informatico e ti spiega che il web non lo puoi fermare in alcun modo e allora, voilà, ecco l’ennesima legge fatta coi piedi, riflettente incompetenza asina, e con rispetto verso tali quadrupedi, loro sì di provata intelligenza.

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Edvard Munch, “Madonna”, litografia, 1895-1902

Cosa è il porno, e cosa del porno è nocivo, il porno è ovunque e da nessuna parte, è Youporn e tua mamma che fa sexting col vicino di casa, è Terry Richardson e gli anime giapponesi, è Siffredi e Aretino, è nei quadri di Munch ma qui è malattia, è un protendersi continuo, inesausto verso la donna che ci si illude di possedere. È in Munch fiamma d’arte erotica palese, spinta, guasta, tesa a metterti nei guai a te che guardi e che in quei quadri entri dentro, con gli occhi e con il tuo, di ventre e di sesso. Lo sa questo, Pillon e ogni altro censore dedito alla protezione dell’innocenza, lo sa che i minori a scuola sono pieni di libri che gli spiegano i sensi, glieli aprono, come aprono le gambe le donne raffigurate da Munch, che dico donne, molte sono ragazzine in Pubertà, che scoprono il sesso, quello che hanno tra le gambe, ancora intatto a un pene ma non alle loro manine, sesso ancora arido di mestruo ma già gonfio di voglie, e tu, che quella ragazzina la guardi, su un libro ma più grazie all’immediato di un clic, che cosa sei, uno che sta studiando arte o un maniaco? Secondo i censori sei da condannare: distogli quello sguardo, non cliccarci più sopra! Ma tu, fatti furbo, dì come stanno le cose e dà la colpa a Munch, all’autore, in fondo è lui che l’ha fatto, lui che pone le femmine in prospettiva ingannante: sono sporte a te, sono ritratte ad altezza dei loro fianchi, si spingono verso di te, ti si offrono, tu non vuoi ma loro ti afferrano, ti incantano. Guarda quella, nuda, dai capelli scuri, che seni magnifici, non sarà neanche maggiorenne e si chiama Maria. Maria di Nazareth, non ci sono dubbi, è proprio lei, la Madonna, e che sta facendo, da donna sta godendo del suo orgasmo, e a darglielo chi è, non è se stessa, non si sta masturbando e la prova è nelle sue braccia abbandonate dietro la nuca, ma non è nemmeno Giuseppe, suo marito, no, sei tu, è chiunque si fermi ad ammirarla e attraversa quel quadro, ed è sopra di lei, a letto con lei, ansima con lei, tra le gambe di lei.

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Edvard Munch, “La pubertà”, 1894-95

La censuriamo? La nascondiamo ma dove, Munch è famoso in tutto il mondo, la sua Madonna può essere guardata ancora più peccaminosa nelle litografie dove pare goda di più, saranno orgasmi multipli, le sue labbra schiuse e la maschera del viso agonizzante, contorta in spasmi, gli stessi che hanno le donne e gli uomini veri quando fanno sesso vero. E ancora, la sua Vampiro, e qui Munch è sesso e violenza, qui è omicidio di un uomo per mano di una donna, qui si torna al sangue, qui il suo dipinto cola dal rosso del sangue. Qui è violenza ed è nitida, intollerabile nella sua fissità, è la femmina assassina ne La morte di Marat, è la femmina reale, quella che Munch voleva ucciderlo sul serio, Tulla Larsen che, al culmine di una litigata furiosa, spara a Munch e lo ferisce alla mano sinistra.

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Davvero volete far crescere le nuove generazioni lontane da ogni verità, volete farle sperimentare niente e rinchiuderle a vivere in un presepe di falsa felicità immobile? Ehi, sveglia, i musei hanno i loro account social, e sbarcano su Tik Tok, coi loro video di opere ‘nude’! La vita, i ragazzi come e quanto volete che ne scoprano e ne conoscano, quando lo decidete voi, i grandi, che siete maturati come, lontano da Edvard Munch e da ogni male, da quel piacere sessuale che lascia dopo ogni orgasmo innegabile solitudine e quell’afrore, quell’umidità, lo stesso sugo uterino che bagna la coltre di una Madonna a cui non si può pregare.

Barbara Costa

*In copertina: Edvard Munch, “Madonna”, olio su tela, 1894-95, Galleria Nazionale di Oslo

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