09 Settembre 2020

“Un vero fior di lardo”: compie 140 anni “Palla di sego”, capolavoro di Guy de Maupassant. Gli uomini? Tutti ipocriti

Opera dello scrittore francese Guy de Maupassant, mostra le vessazioni, l’ipocrisia e l’egoismo che subisce una giovane donna, bersaglio di un gruppo di borghesi che la usano a proprio vantaggio.

Durante la guerra franco prussiana (1870-1871), un gruppo di francesi formato da tre ricche coppie appartenenti alla borghesia e alla nobiltà; due religiose e un politico rivoluzionario si approfittano di Elisabeth Rousset, cortigiana bella e rotondetta soprannominata “Palla di sego” che, dopo essere stata utile a tutti i membri del gruppo, è bersaglio delle beffe e del disprezzo di tutti.

Questo magistrale racconto di Guy de Maupassant è considerato un capolavoro del realismo francese. Il primo ad affermarlo fu il suo padrino letterario, Gustave Flaubert. L’opera, pubblicata nel 1880, segnò il brillante inizio di una carriera letteraria che, tuttavia, fu breve. In un solo decennio, tra il 1880 e il 1890, Guy de Maupassant, nato nel castello di Miromesnil, Normandia francese, pubblicò sei romanzi, circa trecento racconti, tra cui Palla di sego, sei opere teatrali, tre libri di viaggio, una raccolta di poesie e numerose cronache giornalistiche. Lavorò, infatti, anche come giornalista per Le Figaro.

Ammirato da autori del calibro di Anton Čechov, Lev Tolstoj e Horacio Quiroga, i suoi racconti del terrore sono equiparati a quelli di Edgar Allan Poe. In essi, predomina l’ossessione per la morte, la follia e gli elementi soprannaturali. Tra i titoli più rilevanti che appartengono a questo genere: Chissà?, La notte, La chioma, La mano, Cameriere, una birra!, Il perdono, La regina Ortensia, Apparizione, Il diavolo e L’Horla. Tormentato da una sifilide incurabile, lo scrittore ben presto impazzisce e muore a Parigi nel 1893, prima di compiere 43 anni.

Il racconto Palla di sego apparve nella raccolta Le serate di Médan, che riuniva le opere di altri cinque autori e che fu promossa da Émile Zola, padre del Naturalismo francese, una scuola di cui lo stesso Maupassant è un illustre rappresentante.

L’Europa stava attraversando un’epoca turbolenta. A partire dal colpo di stato del 1799, dieci anni dopo l’inizio della Rivoluzione francese, Napoleone si era autoproclamato console a vita e, successivamente, imperatore dei francesi e re d’Italia. Nell’arco di 80 anni, in Francia si erano succeduti sette regimi politici: tre monarchie costituzionali, due brevi repubbliche e due imperi.

Nel 1870, anno in cui è ambientato il racconto, aveva inizio quella che fu definita la Terza Repubblica francese che durò fino al 1940. In quel contesto, la Prussia invase la Francia e, dopo le difficoltà dei primi mesi, il popolo francese iniziò ad adattarsi all’occupazione prussiana, nonostante alcuni inevitabili episodi di violenza, mentre i due paesi erano ancora in guerra.

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Ipocrisia ed egoismo in Palla di sego

La storia si svolge nella regione della Normandia, nel nord della Francia. Siamo a Rouen, è l’alba di una mattina gelida: sotto un’abbondante nevicata, dieci persone infagottate in pesanti cappotti e coperte da viaggio salgono su una diligenza trainata da quattro cavalli. Fuggono dall’occupazione prussiana e partono alla volta di Dieppe, città portuale sulle rive del canale della Manica, con l’intenzione di arrivare, infine, a Le Havre, regione ancora sotto il dominio della Francia.

Le dieci persone : Monsieur e Madame Loiseau, commercianti di vino all’ingrosso; Monsieur Carré-Lamadon, un ricco industriale del cotone con la sua consorte; il conte e la contessa Hubert de Bréville, nobili di alto lignaggio; due suore, una tisica e l’altra con il viso sfigurato dal vaiolo; e altre due persone che attirano gli sguardi di tutti: Cornudet, “fiero democratico, il terrore di ogni persona dell’onorata società” ed Elisabeth Rousset, “donna di quelle che chiamano galanti, celebre per la sua precoce floridezza, che le era valsa il nome di Boule de suif, palla di sego. Bassa, rotondetta, un vero fior di lardo, dalle dita paffute, strozzate alle falangi, simili a rosari di salsicciotti, dalla pelle lustra e tesa, un seno enorme e prorompente sotto gli abiti, era nondimeno seducente e molto corteggiata, tanta la sua freschezza era piacevole alla vista”.

“Pubblica onta”, “prostituta”, bisbigliavano le tre signore accomunate dalla ricchezza, mentre i loro mariti la guardavano con desiderio represso. Le donne si coalizzarono contro quella “svergognata a pagamento” perché, come afferma l’autore, “l’amore coniugale reagisce con arroganza di fronte al confratello libero”.

Il tragitto era lungo e i viaggiatori, che non avevano provviste, iniziarono a sentire fame. Cornudet offrì un goccio di rum che accettò solo Loiseau, il quale poi scherzò sul fatto che avrebbero potuto “mangiare il più grasso dei viaggiatori”, citando una vecchia canzone di naufraghi. Allora, Palla di sego estrasse una gran cesta con due polli arrosto avvolti nella gelatina, alcuni sformati, formaggio, frutta e quattro bottiglie di Bordeaux. “Il disprezzo delle signore per la ragazza divenne, a quel punto, quasi spietato: se avessero potuto, l’avrebbero ammazzata, buttata giù dalla carrozza”, recita il racconto.

Quindi Loiseau disse: “Madame è stata più previdente di tutti noi”, ed Elisabeth Rousset rispose cortesemente offrendogli di favorire. In pochi minuti, le dieci persone divorarono tutte le prelibatezze della cesta. E fu così che le signore, all’improvviso, si mostrarono gentili e accondiscendenti con la giovane rotondetta dalla vita licenziosa: le offrirono di scaldarsi i piedi con i loro scaldini a carbone e scoprirono addirittura di avere opinioni simili riguardo ai prussiani: “Coi soldati alla fine non ci guadagna nessuno! E noi, povera gente, li dobbiamo nutrire, per giunta, mentre loro imparano a fare solo dei massacri”. Nel frattempo, Cornudet, che aveva già in corpo una fiaschetta di rum, cercava di entrare in confidenza con la ragazza, che lo scacciava in malo modo.

Dopo quattordici ore di viaggio, la diligenza si fermò in una pensione a Tôtes, città equidistante tra Rouen e Dieppe. Una volta scesi dalla diligenza, i viaggiatori si imbatterono in un ufficiale prussiano “giovane, assai magro e biondo, stretto nella sua uniforme come le ragazze nel corsetto”. “Buonasera, signore”, disse Loiseau. Il prussiano, “insolente come tutti gli strapotenti” – scrive Maupassant– non si degnò di rispondere.

Una volta entrati nella pensione, si accingevano a mettersi a tavola quando il proprietario chiese a Elisabeth Rousset di presentarsi al cospetto dell’ufficiale. La ragazza si rifiutò, ma i suoi compagni di viaggio la supplicarono e la rimproverarono fino a farla accettare. L’ufficiale prussiano pretendeva, come condizione affinché il gruppo continuasse il suo cammino, che Palla di sego passasse la notte con lui. “Vada a dire a […] quella carogna di un prussiano che non vorrò mai. Ha capito? Mai, mai e poi mai!”, si indignò Palla di sego.

Passarono vari giorni prima che le signore del gruppo cominciassero a commentare: “Dato che è il suo mestiere, di questa donnaccia, farlo con tutti gli uomini, non vedo perché debba rifiutarne uno piuttosto che un altro […]. Tutto sommato questo ufficiale si comporta bene. Magari è in astinenza da diverso tempo e, chissà, avrebbe preferito una di noi tre che siamo qua. Invece no, lui s’accontenta di quella che va con tutti”.

Loiseau propose di legarla mani e piedi e di consegnarla all’ufficiale ma, tutti insieme, optarono per la strada della persuasione. Citarono così tutti i casi di sacrificio della storia, invocarono Cleopatra, che “aveva ospitato nella sua alcova tutti i generali nemici, riducendoli a servile schiavitù” e tutte le donne che “avevano vinto, con le loro eroiche carezze, esseri schifosi e detestati”. Le suore, addirittura, si servirono del sacrificio di Abramo: anche loro avrebbero ucciso i propri genitori se glielo avessero ordinato dall’alto. “Il fine giustifica i mezzi”, dissero. “Lei preferisce, dunque, farci stare qui, esposti come lei stessa alle possibili violenze derivanti da una sconfitta delle truppe prussiane, piuttosto che acconsentire a uno di quei favori che ha così spesso concesso nella sua vita?” Il conte passò all’improvviso a darle del tu: “E poi vedi, mia cara, lui potrebbe vantarsi di aver assaporato una bella ragazza come non ne troverà, di certo, al suo paese”.

Quella notte Elisabeth non scese a cena. Il giorno dopo, la diligenza era pronta per proseguire il viaggio. Tutti salirono sulla carrozza e, per ultima, arrivò Palla di sego. Quando volle salutare i suoi compagni, fu come se nessuno l’avesse vista. Il conte offrì il braccio a sua moglie per allontanarla da ogni contatto impuro. “Sembravano tutti indaffarati, le stavano alla larga come se avesse un’infezione tra le gonne”. La ragazza, provando vergogna, non osò alzare gli occhi. Si sentiva indignata dal comportamento dei suoi compagni, pentita di aver ceduto alle loro insistenti richieste e disgustata dalle carezze del prussiano.

Dopo tre ore di viaggio, Loiseau disse: “M’è venuta proprio fame”. Sua moglie tirò fuori un pezzo di carne arrosto, lo tagliò a fette e si misero a mangiare. Gli altri viaggiatori fecero lo stesso.

Palla di sego, che non aveva cenato, non aveva nemmeno pensato a portare con sé del cibo, tanto era rattristata e umiliata dagli eventi della notte precedente. Ma nessuno si offrì di condividere il pasto con lei. La ragazza ripensò alla sua cesta con i polli lucidi di gelatina, i formaggi e la frutta, le bottiglie di Bordeaux. Fece uno sforzo tremendo per contenere le lacrime, “inghiottì i singhiozzi come fanno i bambini”, scrive Maupassant, ma poi due lucciconi le rigarono inevitabilmente le guance.

A quel punto Cornudet si mise a canticchiare la Marsigliese, che a quei tempi era una canzone rivoluzionaria proibita da Napoleone, e il pianto della ragazza si confuse con le note di quel fischiettio, tra le tenebre della notte.

Palla di sego è un testo che viene inserito in molti programmi di studio di psicologia sociale e sociologia dei gruppi per la lucidità con cui lo scrittore mostra le alleanze e le strategie che si creano all’interno di categorie di persone e, allo stesso tempo, mette in luce l’ipocrisia e l’egoismo presenti in tutte le classi sociali. Nonostante sia stato scritto 140 anni fa, l’argomento e il messaggio di questo racconto sono, ancora oggi, di una potenza e di un’attualità straordinarie.

Adriana Muscillo

*Il testo originale è stato pubblicato qui. La traduzione è di Maria Giovanna Biscu, cura e revisione di Mercedes Ariza. Tutte le citazioni in italiano sono tratte da Boule de suif nella traduzione di Giuseppe Giovanni Allegri pubblicata da Feltrinelli

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