03 Giugno 2019

In superficie. Massimo Onofri prende spunto da Gesualdo Bufalino e ci porta in giro tra isole e mari, con Swift, Melville, Saramago…

«Isolitudine» è un neologismo coniato da Gesualdo Bufalino per descrivere il sentimento che caratterizza il siciliano: «Isole dentro l’isola: questo è appunto lo stemma della nostra solitudine, che vorrei con vocabolo inesistente definire ‘isolitudine’. Se ne rilevano nel nostro carattere due eccessi di segno contrario: l’estroversa ospitale socialità, talora quasi servile, per antidoto dell’essere soli; e l’ombroso, omertoso riserbo, il claustrofilo rifiuto d’ogni contatto e colloquio».

Per titolare il suo viaggio geografico-narrativo appena uscito per La Nave di Teseo, Massimo Onofri riprende il vocabolo di Bufalino, declinandolo però al plurale: «Isolitudini – Atlante letterario delle isole e dei mari».

Per questo percorso personale fra critica, saggio e narrazione, sulle tracce di grandi scrittori come Edgar Allan Poe, Swift, Verne, Melville, Saramago e molti altri che sul viaggio per isole e per mari si sono confrontati, trovare la copertina azzeccata non era affatto facile: in un momento in cui il mercato editoriale sembra aver riscoperto il fascino degli atlanti veri e immaginari, differenziarsi richiedeva uno sforzo ideativo in più.

E la virata vintage di questa copertina convince: una gigantesca quanto antica carta geografica è di fronte a noi, mentre un’elegante signora in abito scuro e tacchi alti, armata di forbici, sale su un’alta scala e ci dà le spalle per tracciare le rotte sulla mappa con l’ausilio del semplice filo.

 L’occhio cade subito sulla grande rosa dei venti, in basso al centro, proprio sopra il logo della casa editrice, e non a caso: «Isole lontane – leggiamo appena aperto il libro – perché poco importa se distanti poche miglia da una costa molto abitata – in commercio ineludibile con la solitudine: patita, forse, da coloro che sono costretti a viverci da prigionieri ma anelata da chi, invece, vorrebbe trovare requie, sciogliere gli ormeggi d’una greve e affollata quotidianità. Isole lontane, insomma: dove il tempo – insiste quel poeta – non è misurato dagli orologi, ma dalla rosa dei venti, dal ciclo delle stagioni, dalle lunazioni, dalle migrazioni di pesci e uccelli. Isolitudini».

Fra Grecia, Oceano Indiano, Giappone, Oceano Pacifico, America e dintorni, Oceano Atlantico, Il Grande Nord, Il Baltico e oltre, la Britannia, Verso i ghiacci, nel Mediterraneo, e ritorno in Italia a bordo di meravigliose parole…Google Earth è ancora fantascienza e, leggendo Onofri, per un momento siamo contenti che sia così.

Elena Paparelli

Gruppo MAGOG