04 Agosto 2020

“La troppo intensa partecipazione alla vita febbrile della nostra epoca guerresca e rivoluzionaria, ci costrinse, ai primi di agosto, a prenderci quindici giorni di assoluta vacanza”. Vacanze futuriste: a Capri con Marinetti e Corra

Probabilmente molti di voi pensano che non esistano vacanze più eccitanti di una settimana a Ibiza, di un mese trascorso nella fitta foresta amazzonica a familiarizzare con gli indigeni, di un coast to coast negli Stati Uniti, o appesi a qualche parete rocciosa a strapiombo sul nulla. Se la pensate così, è perché non siete amici di Filippo Tommaso Marinetti e Bruno Corra. Il primo è Lui, il calvo elettrico, il genio futurista, l’unico e inimitabile; ma forse sarà meglio dire due parole su Bruno Corra. Nato a Ravenna in una famiglia di nobili origini, il suo aristocratico cognome Ginanni Corradini gli verrà strappato dall’impeto futurista e mutilato in Corra da Giacomo Balla (al fratello Arnaldo spetterà l’altra parte del cognome, troncato in Ginna). Così i fratelli Corra e Ginna si faranno presto conoscere ai primi del ’900 con alcune pubblicazioni programmatiche come L’arte dell’avvenire, destando l’attenzione di Marinetti, fino a preziose collaborazioni con i massimi esponenti del movimento futurista.

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Nel 1918 pubblica con l’ormai amico Marinetti L’isola dei baci – romanzo erotico-sociale, un’avventura futurista di cui gli autori si ritrovano ad essere protagonisti durante un soggiorno sull’isola di Capri. La storia inizia così, come la vacanza di ognuno di noi: “La troppo intensa partecipazione alla vita febbrile della nostra epoca guerresca e rivoluzionaria, ci costrinse, ai primi di agosto, a prenderci quindici giorni di assoluta vacanza”.

Ma un tranquillo soggiorno sulla bella Capri si trasforma ben presto in un thriller in cui i due prodi futuristi dovranno sventare la minaccia di una cospirazione passatista e pacifista. Dietro una simile “vigliaccheria” troviamo i soliti arci nemici di sempre: languidi palloni gonfiati, poetucoli dai modi effemminati che giocano all’amore con la luna, ebrei, banchieri, tedeschi e austro-ungarici. Così, attraverso “inquietudini lussuriose” e “notti schifosamente neutrali e pacifiste”, Corra e Marinetti saranno coinvolti in losche riunioni segrete sfidando le impetuose correnti delle grotte marine, e sarà loro compito sgominare una setta di altolocati omosessuali che vogliono bandire la luce elettrica, la velocità dei treni, le automobili e perfino la bicicletta, e fondare a Capri il Regno Internazionale degli amori eleganti, delle rovine illustri e delle mani curate. Ma, peggio di ogni cosa, vogliono bandire le donne, perché “la donna è sempre avvelenata da un desiderio futurista di progresso e di originalità. Essa ama la forza irruente, il tumulto, la battaglia, la velocità, la durezza, gli aeroplani e la violenza guerriera del maschio. La donna ama gli eroi. Un eroe è sempre mal vestito. Un eroe ha necessariamente le mani sporche”.

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Il tutto, ovviamente, per ridere. In spregio ai benpensanti, non si tratta infatti di letteratura, e ce lo dice lo stesso Bruno Corra: è un libro che rimane “fuori dalla letteratura”. Un testo dallo stile “villano”, che potrà risultare indigesto ai letterati, ma sarà apprezzato “da ufficiali, da professionisti, da studenti, da industriali, da signore. Con simpatia e con disinvoltura: senza pedanteria”. Un libro leggero, come si addice al futurismo, e Corra ne è stato forse l’esponente più spigliato, uno scrittore che ha fatto dell’autoironia il suo marchio di fabbrica. Un libro ben lontano dalle “sudate carte”, scritto ridendo. “Io credo fermamente, dice Corra, che il divertimento abbia una funzione sociale più importante di moltissime delle cosiddette cose serie”.

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Viene naturale chiedersi se un libro del genere, capito nel 1918, sarebbe capito oggi. Mi chiedo se l’ossessione per il politicamente corretto taglierebbe le gambe a questa manciata di pagine così leggere, così libere e divertenti. Mi chiedo dove sia finita l’autoironia, la voglia di prendersi in giro. Si respira un’aria di festa, di divertimento puro, non solo in questo libro, ma nell’intero corpo futurista. Una voglia di calpestare le severe barbe dall’aria accigliata e prendere a pernacchie le vecchie zie bacchettone. Ma dopotutto è estate, lasciamo che sia il sole a scottarci, e non le inutili polemiche. Dopotutto le vecchie zie vincono sempre.

Valerio Ragazzini

 

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