17 Maggio 2019

Sulla fine deprimente di Madonna. Nonostante l’uscita di un nuovo disco, la diva che ha spostato sempre più in là i limiti del lecito (e del sesso) è diventata una donna ordinaria, casalinga, patetica

Uno sposo femmina s’inchina, sfila la giarrettiera alla sua sposa, la ragazza alla sua sinistra, dai capelli corvini, pelle ambrata, e gambe sinuose. Questo sposo femmina si rialza, mette la lingua in bocca alla sua seconda sposa, la bionda alla sua destra, dalle curve generose, e labbra tumide; poi si gira di scatto, e cerca e ritrova la bocca della sposa mora, a cui passa e mischia sapori, e umori suoi, e della rivale. Era il 2003, 16 anni fa, un’eternità fa: l’ultima, vera provocazione di Madonna. I media si scatenarono, parlarono di ‘linguistico’ passaggio di testimone, invece era il calo del sipario, l’ultimo guizzo pop prima che Britney Spears entrasse e uscisse dai rehab, Christina Aguilera si sformasse, e Madonna venisse inghiottita dalla menopausa.

Tutto finisce, per carità, ma su una fine così deprimente, chi ci avrebbe scommesso? Dopo quella fiammata, sono seguiti sì altri dischi, altre tournée, ma nessuno ha acceso più niente, provocato critiche, smosso alcunché. Britney e Christina forse torneranno, lo spero ma ci credo poco, lei no, perché il problema di Madonna non è – come si è da poco lagnata con Vogue Uk – la sua età, no, il problema di Madonna si chiama internet, vedi alla voce social. Lei ha regnato come una tiranna sul mondo della musica finché eravamo analogici, e non connessi. Arrivato il web, dovendo fare i conti con una realtà sconosciuta, impalpabile e ingovernabile, Madonna è diventata una tra le tante e, complici scelte di vita mediocri, non degne di una star, si è imposta una gara con chi non le riconosce merito, gioca altri giochi, con regole inedite. Per chi è stata la più grande, ora è inutile postarsi sui social, suicida diventare come gli altri; inutile su un palco mimare sesso orale, e reclamare carne giovane a soddisfacimento di vampate senili; è inutile sfilare sul red carpet a chiappe scoperte, inutile iniettarsi botox su botox. È passato il suo tempo, non c’è nulla da fare, né da sperimentare, specie per chi è stata con valore in vetta.

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Il prossimo 14 giugno esce il suo nuovo album, Madame X, e per l’ennesima volta si parla di disco del ritorno, della resurrezione, di chissà che. Sì, le premesse appaiono migliori delle precedenti, stavolta pare che Madonna vi abbia lavorato duro, costruendosi a traino e immagine un alter ego a più facce, a cardine di un progetto molteplice. Ma che cosa vuoi creare di nuovo, e migliore, e più intrigante di tutte le Madonne che hanno colorato gli anni ’80 e ’90 dominandoli, quando ogni sua nuova uscita, ogni nuovo singolo, segnava una (ri)nascita, un rinnovamento esistenziale, un intrigo, una battaglia verso l’autodeterminazione di lei e di te donna, di lei e di te etero/bisex/pansessuale, di lei e di te come persona unica, sacra, e irripetibile. Ce n’erano, al tempo, di tabù da infrangere, ce ne sono ancora ma Madonna non ha più voglia, capacità, inventiva. Non funziona più. Leggi l’intervista a Vogue Uk: appare una donna irriconoscibile, che si lamenta dell’età, e delle amarezze e delle delusioni che la vita e i figli le hanno dato, e le danno. Una Madonna che incolpa i social, ovvero – orrore degli orrori! – una Madonna disconnessa al presente. Lei che il presente lo modellava, lo guidava impostandogli ritmo e regole che gli altri dovevano seguire per essere qualcuno, dopo di lei. Oggi, invece, ecco una donna delusa dagli uomini, stufa di toyboy che non la capiscono (o è lei che non capisce loro?), rei di rapporti soddisfacenti eccome, a letto, ma improduttivi fuori.

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“Madonna Sex” è il libro fotografico provocatorio del 1992, realizzato da Steven Meisel

In un vile confronto col suo passato, Madonna appare il museo di se stessa, una donna che ha accumulato traguardi e vittorie incredibili, che ha segnato in lungo e in largo il costume, e c’è ben più da imparare, prendere a modello tra i suoi vecchi lavori, che in quello che oggi fa e farà. Quando da cattolica dedicava dischi blasfemi al papa e gli rompeva l’anima, alzando il dito medio ai valori familiari, e mimando indecenti masturbazioni; quando mostrava orgogliosa in retro copertina com’era brava a prenderlo in bocca tutto, fino in gola, e quando era al centro di saffiche orge; quando sfidava il sesso il più estremo e indicibile, in libri fotografici scrigni di fantasie morbose, sessualità esibite a molestia di vecchi, e si portava a letto Naomi Campbell, top model lesbiche, e nessun maschio poteva saziarla, fosse Prince, o Lenny Kravitz. Quando era sadomaso e legava Willem Dafoe a letto facendosi poi da lui sodomizzare sul pavimento, in una finzione cinematografica camp, kitsch, tutto quello che volete ma che vale oro se comparata all’annaspamento odierno; e quando in bianco e nero se ne andava in giro per le strade di Miami nuda, sfatta, bellissima, la regina di ogni sudicio desiderio, a chiederlo in bocca al primo che passa e a metterti in bocca ogni bestemmia, costringendoti a fare i conti coi tuoi limiti etici, di buon gusto, sociali. Ti stremava a furia di provocazioni e di asticelle del pudore programmaticamente alzate sempre più in alto, e però nessuno ce la faceva a starle dietro, nemmeno musicalmente, perché il trend lo dettava lei. Allora era dannatamente avanti, irraggiungibile, e si doveva prendere posizione su di lei, e su quello che faceva e diceva e il sesso che esibiva (The Madonna Connection, ne fu la prova: saggio sul fenomeno Madonna, icona di riferimento di una subcultura da cui cercare morale riparo).

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Poi, il declino: lento, eroticamente insopportabile. Guy Ritchie, le maternità, la fissa di credersi un’attrice, e una regista, (è stata un’ottima Evita, e lì avrebbe dovuto fermarsi, Oscar in mano); anni di vita ordinaria che artisticamente la prosciugano a forza di affrontare il patetico, casalingo quotidiano. Madonna si è così annoiata, tentando di trovare improbabili vie di uscita scrivendo libri di fiabe, e nella Kabbalah (ribattezzandosi Esther, se n’è accorto qualcuno?), e partorendo album scialbi, da dimenticare. Da tempo avrebbe dovuto optare per un furbo, opportuno ritiro, spassandosela con chi e come vuole, evitandoci questo tedio, questa delusione infinita per chi ha visto in lei, e giustamente, e doverosamente, come essere femmine libere e trasgressive, fiere di fot*ere il mondo, dopo esserselo messo sotto i piedi.

Esagero? Allora qualcuno mi faccia notare che c’è di diverso tra Medellín e qualsiasi altra canzonetta che gira in rete.

Barbara Costa

Gruppo MAGOG