13 Febbraio 2020

Macron gioca con l’atomica… Intervista a Giaconi sull’iniziazione ai servizi segreti, lo 007 sovietico Richard Sorge e Amedeo Guillet, il Lawrence d’Arabia italiano

AB Si legge sui giornali che Macron vorrebbe mettere a disposizione della UE l’atomica francese. Professor Giaconi, come la vede, da vecchio esperto della questione?

MGA Macron è soprattutto il prodotto di un grande pasticciere, Jacques Attali, che è anche un banchiere, scoperto da Mitterrand, un figlio di papà che scriveva, da giovane, libri molto futuribili che, poi, si scopriva essere copiati da altri. Si occupa anche di microfinanza, Attali, come Mohammed Yunus. Attali è, comunque, il membro di una élite un po’ autoreferenziale, ma comunque reale. I politici italiani non sono una élite nemmeno quando vanno in bagno. Una gita studentesca allegra, dove nessuno riesce a nascondere la gioia per aver avuto la botta di cu*o di uno stipendio da diecimila euri al mese. Ovvio che l’atomica francese serva a espandere la longa manus di Parigi, nel momento in cui l’Italia è stata espulsa dalla Libia ed è ferma economicamente. La Germania ha delle Forze Armate da ridere, quindi i francesi calano il loro asso nucleare sapendo che nessuno, in Europa, dopo la Brexit, può oscurare la force de frappe di Parigi. Un calcolo razionale che, immagino, farà infuriare gli americani.

AB D’accordo che ci troveremo in casa la Troika ma nemmeno in Francia si ride tanto…

MGA La BCE sta riprendendo la sua vecchia politica monetaria, tesa a spingere l’economia, soprattutto, ed è male, tramite i crediti al consumo, che sono ragionevoli visto il basso costo dell’Euro. Ma il denaro troppo basso scatena la salita dei prezzi dell’immobiliare, le borse mondiali stanno a fregarsi le mani per il denaro tanto, a poco prezzo e facilmente disponibile. Si sta creando una nuova bolla. Poi, la Francia ha un milione di dipendenti pubblici in più di noi, che devi pagare e pensionare. È probabile che il rapporto debito/Pil di Parigi arriverà a livelli “italiani” tra un paio di anni. C’è questa Europa come nuova base per il pouvoir francese, con il ritorno simbolico del De Gaulle rimosso proprio dal suo amato Mitterrand, che accusava il Generale di un coup d’État permanent. Macron, se farà il bravo, potrebbe essere non certo il nuovo De Gaulle, ma solo il nuovissimo Chirac.

AB Macron resterà al potere?

MGA Sì ma in ogni caso, se andrà male con i jilet jaunes sarà sostituito da Attali con qualcun altro. Sono partiti-bolle, quello di Macron o qualunque altro, oggi, che servono a mantenere le bolle finanziarie. È da escludere che vinca la Le Pen, che con la sua ossessione anti-Euro promette ai francesi, sostanzialmente, una potente svalutazione del 20% di stipendi, salari e pensioni. Ma non escludo che, alla fine, possa vincere una destra “pulita”, portata sugli scudi proprio dal Front National, che non ha una classe dirigente in proprio, come accade anche ad altri movimenti similari in Europa. O partiti-bolla speculativa, oppure partiti “veicolo”, proprio nel senso dei veicoli finanziari, come quelli che detengono le quote di qualche agenzia di rating, come Fitch.

AB Perdoni la mia dabbenaggine. Ora che tocco il tasto poetico lei non metta subito mano alla Beretta… il fatto è che c’era questa bancarella dietro san Petronio, sotto i portici, che era il solito punto di osservazione, mi trovavo incastrato da una ragazza in basco e stivali a sinistra e, a destra, da un ganzo con baffetti marroni e basco. Gli occhi roteano tra romanzi rosa (Un cuore freddo) e rossi (Splendori e miserie della Ripa di Meana) e altri libri passati alla macina del tempo. Alla fine lo sguardo, sinistra-sinistra-destra si posa su un volume poverello. Porta il titolo Minaccia nucleare. Serio, pieno di tabelle, informativo. Di un anno che conosce bene. 1983. Scorro le sue pagine, vedo che a metà anni Ottanta non si rideva mica come oggi in termini di armamenti nucleari. Nel frattempo la coppia in basco si è ricongiunta e scivola in orizzontale lungo la bancarella, come un granchio. Allora crollano i sentimenti e guardo la verità effettuale. Professore, quando l’Italia non aveva ancora mollato il nucleare, fu allestito un ultimo progetto di difesa, appunto, nucleare. Era il 1983. Poi non se ne fece niente. E gli impianti francesi ci fanno ciao ciao dall’altra parte delle Alpi. Spieghi ai lettori di Pangea questo progetto di difesa nucleare. Come e in che circostanze fu elaborato?

MGA La più bella operazione di manipolazione elettorale e psicopolitica recente, in Italia, fu proprio il referendum sul nucleare. Tutti a prendere soldi dall’OPEC e, in particolare dai sauditi, ma anche gli americani non scherzavano, non avrebbero mai tollerato una Italia nucleare-civile che poi diventa nucleare-militare. Ci sono limiti non scritti nel Trattato di Pace che è bene non superare, a pena di attentati, rivolte, assassinii mirati e tutto il resto. Cossiga, una volta, me lo disse: “questo non si può fare” e compresi che sarebbero piovuti cani e gatti, se non sapessimo leggere tra le righe. La programmazione del Tridente nucleare militare, che si basava su una buona dose di N civile, era soprattutto marittima. Tra di noi, lo chiamai appunto “Progetto Caio Duilio”. Alcuni vettori sottomarini, come la rete di missili Hadés francesi, sostenuti da una maglia di sensori fissi e mobili e da una piccola scorta di navi militari di supporto. Siccome il nostro vero problema geopolitico è il controllo del Mediterraneo, la aliquota nucleare in volo era stabilita a Pratica di Mare e a Gioia del Colle, con una punta avanzata a Trapani-Birgi. Il sistema N terrestre era disposto nelle Marche, vicino a Pesaro, dove opera da tempo un nostro splendido battaglione per la guerra psicologica. L’unificazione tra le tre aliquote era stabilita a Roma, in una sede centrale che opera già per il Servizio. La struttura di comando era legata alla Presidenza della Repubblica, il Presidente è il Capo Supremo delle nostre FF.AA., sentito il Consiglio Supremo della Difesa e il Capo del Governo, coadiuvato dal Ministro della Difesa. Un po’ macchinoso, ma era l’unico modo per non porre tutta l’operazione sotto la spada di Damocle (una mia amica diceva “spada di Demostene”) della incostituzionalità. Nessuna doppia chiave NATO, solo un avviso di circa un’ora, obbligatorio, da Roma verso il Comando Atlantico, sia a Bruxelles che a Norfolk, all’Allied Command Transformation. Non vi dico lo scandalo! Alcuni politici, informati della questione, si arrabbiarono moltissimo, i petrolieri e i loro numerosissimi servi giornalistici rimasero zitti, ma con la penna inastata, l’unico che non mosse nemmeno un baffo fu Cossiga. Ma non se ne fece di niente. E credo che il referendum antinucleare fu organizzato anche contro questa operazione…

AB Ho comunque la sensazione che si viva in tempi strani. Non trasparenti. Professore, perché i mezzi di comunicazione inglesi continuano a lanciare news che sono spy stories? Le elenco le ultime nel giro di settimane tra gennaio e febbraio. a) La civile Inghilterra ha stabilito definitivamente, venerdì 17 gennaio, la secretazione dei files relativi a una delle tante strage IRA del 1973: ci furono sette vittime. La ragione di Stato vince ancora una volta. b) In India è stato definitivamente assolto uno scienziato che era stato ingiustamente incriminato di spionaggio industriale aerospaziale-missilistico. c) Anche il ‘Corrierone’ scopre l’acqua calda vale a dire che fino a vent’anni fa la società civile USA era infiltrata di agenti sovietici che si facevano passare per spagnoli, coreani del sud e altre consimili amenità da passaporto. La notizia è stata rilanciata dal giornale milanese come lettura da fine settimana, quasi fosse lo spin-off di una serie Netflix. Contenti loro… ci spieghi meglio.

MGA Operavano moltissimo, i Servizi cubani, che erano e sono ottimi, negli Usa. Gran parte della sovversione studentesca fu posta in atto con l’aiuto dei cubani e del PCUSA, il partito comunista più piccolo e più costoso al mondo. I coreani del Nord hanno sempre fatto molte operazioni in Usa, attraverso le loro reti in Urugay, Colombia, Argentina. Raccolta di dati sensibili sul piano finanziario, per loro stessi o per “terzi”, ovvero cinesi o russi oppure, ancora, palestinesi e iraniani. I coreani del sud sono stati invece utili o per spiare a favore del Nord, oppure per difendere i loro conglomerati industriali dalle mire monopolistiche delle grandi aziende Usa. Non si capisce nulla dell’estremo oriente se non si pone mente al nesso, strettissimo, tra Pyongyang e Teheran, e tra la Corea Democratica e la rete palestinese. Arafat era di casa, a Pyongyang. Per non parlare dei rumeni. Che, certo, avevano un leader narcisista, ma quando Ceausescu è stato ucciso, con una operazione coordinata dai Servizi russi, il debito pubblico rumeno era a zero. Oggi tutti parlano di intelligence, perfino la Scuola S. Anna di Pisa si è inventata un Master che, oltre a rapinare soldi da qualche studente dabbene, porrà in cattedra i direttori delle Agenzie e qualche vecchio barbogio dell’Accademia, che conosce l’intelligence quanto l’intelligenza: ovvero, per niente.

AB Questa operazione di smacchiamento, di rivelazione di vecchie identità nel frattempo passate a miglior vita, avviene per darsi un tono, come dire guardate che possiamo fare ancora meglio di allora. O sbaglio?

MGA Sì e no. Serve soprattutto a dire alle vecchie vittime, guardate che vi abbiamo cucinato a dovere, quindi possiamo rifarlo in ogni momento. E, spesso, è vero. La penetrazione, diretta o per “agenti di influenza”, è molto più massiccia di quanto non si creda, in Occidente soprattutto.

AB Ma in fondo lo spionaggio cos’è se non un mestiere dove si lancia fango (e altro…) indossando vestiti eleganti? Come diceva un amico inglese, è troppo sporco che gli unici a poterlo fare sono i gentiluomini. Lei ci ha mai sentito qualcosa di irreparabilmente romantico, di semplicistico se vogliamo, nel servire la causa… senza la libertà?

MGA Io servo il mio Paese, e nient’altro. Riesco perfino a dimenticare il livello infimo delle nostre classi politiche, sul lavoro. Non ci ho mai sentito niente di “sporco”, anzi, in certi momenti, le operazioni apparivano non come una noiosa e prevedibile partita di scacchi, gioco per segaioli, ma come una splendida partita di tressette. Esattamente come accade con la grande gastronomia: si fa un fumetto di pesce o un civet di selvaggina, ma senza dire il come, che non sarebbe certamente gradito ai commensali. E non è un caso che i grandi del Servizio, nel Novecento, siano stati tutti grandi gourmet: Federico Umberto d’Amato, oggi comicamente accusato della strage alla stazione di Bologna, insieme al solito Gelli, che scriveva su “L’Espresso” con lo pseudonimo di Gault&Millau. Poi c’era Alexandre de Marenches, l’uomo di De Gaulle alla “piscina”, come allora si chiamava lo SDECE, oppure Markus Wolf, il “Karla” di Le Carrè, che scrisse “i segreti della cucina russa”…

AB Ma qual è la libertà? Quella maggiore (per Agostino) di avere libertà? O quella, molto più piccola, di poter fare questo e quello?

MGA Lo ha già detto. C’è la libertà di scegliere sempre la libertà, la “libertà maggiore” di Sant’Agostino, oppure la libertà, davvero oggi in pericolo, di pensiero, ormai ridotta ad una fotocopia.

AB A questo punto tocca approfondire. Vorrei che Lei ci desse qualche spiegazione sulla spia più romantica che servì per i Sovietici: un personaggio mitologico della cultura sovietica. Dico di Richard Sorge. A marzo è uscita una biografia monumentale su di lui in UK. È opera di Owen Matthews, stampata coi controfiocchi da Bloomsbury e lorta il titolo An impeccable spy. Non ne avevamo ancora parlato per contrattempi vari. C’era troppa gente da lanciare nello Hudson per legger libri… comunque ecco l’articolo che uscì il giorno del mio birthday… Mi faccia un ritratto in due parole dell’uomo. È pochissimo noto in Italia. Quando va bene, si accenna a lui nei documentari come della spia che avvertì Stalin dal Giappone che Hitler avrebbe infranto il patto Molotov-Ribbentrop…

MGA Ci sono due tipi di spie, come ci sono due tipi di grandi matematici. L’accattone geniale, che non si lava mai, perso nelle sue equazioni, oppure il brillante uomo da salotto, che poi in due giorni ti rimette in sesto la teoria dei funzionali. Sorge, da giornalista della Frankfurter Allgemeine Zeitung, e da grande amatore di mogli dei diplomatici, riuscì a rivelare, tra un salotto, una cena e un incontro in albergo, la data dell’invasione nazista della Russia sovietica: il 22 giugno 1941. E pensare che i finti ufficiali polacchi, che erano in realtà SS naziste, vennero reclutati tra gli studenti del Privatissimum di Heidegger… l’esserci e l’essere-per-la-morte… Sorge fu ucciso dall’OGPU nel ventesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Stalin, che non era certo acuto come “Ramsay”, ovvero Sorge, ci credeva davvero, al Patto Ribbentrop-Molotov. E, infatti, dopo l’attacco nazista rimase in silenzio per alcuni giorni, scosso e incredulo. Nel 1964 Sorge fu riabilitato e dichiarato “Eroe dell’Unione Sovietica”, ma non bisogna mai smentire le idee fisse di un capo politico, dittatoriale o meno. Fargli capire che sai, ma lasciagli il piacere della sconfitta.

AB Il caso di Sorge è esemplare in un doppio senso. Perché è morto in azione, e poi perché ci sono voluti altri vent’anni affinché il paese che aveva servito lo riconoscesse con onori pubblici. D’altro canto in USA se ne parlava così sul NY Times in Guerra Fredda, poco dopo la Baia dei Porci: “Può anche darsi che i Russi abbiano sentito la mancanza di un Ian Fleming o di un John Le Carré al servizio del KGB, e che quindi abbiano deciso di ripescare in Occidente per rendere accessibile un loro articolo che avevano tenuto celato e genuino”.

MGA Non escludo nulla. I britannici, pur di far fuori “il fascismo”, ovvero la pretesa della Germania di bloccare l’Europa e di dirigerla contro il Regno Unito, soprattutto nelle colonie orientali, avrebbero favorito non una, ma due rivoluzioni bolsceviche. Non parliamo nemmeno dell’idea, aborrita da Londra, di una Italia che si mette in mezzo nel Mediterraneo e lo rende avverso o estraneo alle mire britanniche. Dio solo sa quanto i Servizi della Regina abbiano lavorato nella sovversione tra gli anni ’60 e ’70, in Europa, non facendosi mancare proprio nulla. Certo, l’Italia se l’è voluta: ha attaccato l’Albania d’inverno, e i greci (fascisti, peraltro) hanno aggirato le posizioni italiane sulle montagne albanesi in pochi giorni. Se Hitler non avesse dovuto devolvere due divisioni dal fronte russo, per sostenere gli italiani in Albania, chissà cosa sarebbe successo. Duecentomila uomini dell’Afrika Korps in Africa del Nord, con una guarnigione britannica, in Egitto, che faceva ridere. E noi italiani? Abbiamo bloccato le operazioni di Rommel, mentre i rifornimenti non arrivavano più. A parte le valutazioni politiche e morali, la politica militare del Ventennio fu un colossale disastro, di incapacità, di retorica inutile e di vera e propria stupidità, in cui il fascismo si unì alla idiozia delle vecchie classi dirigenti.

AB Come valuta infine queste parole di Sorge in carcere prima di essere giustiziato? “Avevo 19 anni quando scoppiò la Grande guerra. Arrivai alla conclusione che la Germania non potesse dare più nulla al mondo in termini di idee e simili. E che Inghilterra e Francia erano parimenti incapaci di aiutare lei e le altre nazioni. Non c’erano in giro grandi discorsi fatui a farmi cambiare idea, a scuoterla. Da quel tempo non so tollerare le esibizioni di idealismo da parte dei leader che portano la loro nazione alla guerra, e questo a prescindere dalle persone sulla cui fede i leader vanno a declamare”. Aveva effettivamente le idee chiare… E noi che prima parlavamo di libertà maggiore e libertà minore…

MGA È un testo straordinario. Chi manda in guerra il proprio Paese è sempre uno sciocco o un criminale. La guerra è il contrario dell’intelligence.

AB Senta, è uscito a gennaio un bel film per capire il background sovietico, o russo come si vuol chiamarlo. Se Lei va a vedere il film di Herzog su Gorbačëv sentirà una sorta di rimpianto per il vecchio mondo dove il celebre confine tra bene e male era chiaro, o perlomeno più distinto di oggi. Le dico solo che l’unico momento in cui Herzog chiede a Gorbačëv di sua moglie Raisa, cui lui ha cercato di sopravvivere negli ultimi vent’anni, il vecchio statista si sospende, dice Provo dolore, è una cosa personale. Fa impressione…

MGA Mi ha sempre fatto ridere l’idea, sostenuta da qualche vecchio compagno paleosovietico, che Gorbačëv sia stato un “uomo della CIA”. No, era un ragazzo che era cresciuto nella Grande Guerra Patriottica, che aveva sperimentato il disastro della programmazione agricola bolscevica e che, sinceramente, si unisce al progetto del Primo Direttorato Centrale del KGB per fare il “golpe bianco” contro un Partito che è ormai una associazione a delinquere, soprattutto per quel che riguarda la corruzione. Certo, utilizza reti sovietiche e occidentali che non sono all’altezza, ma la storia è fatta di tentativi, che a noi appaiono conclusi.

AB E il film si chiude con lui che recita la richiesta del poeta Lermontov. Lasciatemi dove possa udire una bruna quercia piegarsi e stormire… Da vecchio addestratore del cuoco di Andropov, è sorpreso da questa versione lirica di Gorbačëv?

MGA Tutt’altro. Senza la cultura letteraria e poetica dei russi non si capisce nemmeno la loro politica, sia nella fase sovietica che nell’attuale. E Vladimir Vladimirovic Putin è un lettore attentissimo di Tolstoj e, non vi meravigliate, di Solgenitsin. Piuttosto, mi lasci raccontare agli amici di Pangea di una nostra spia poco nota: Amedeo Guillet. Nato a Piacenza nel 1909 e defunto a Roma nel 2010. Era un piemontese di radici meridionali. Fu l’ambasciatore in Marocco che uccise, durante un party, quattro ufficiali che attentavano alla vita di Hassan II. Una trama che si mette in tasca quattro film di Sorrentino.

AB Un uomo straordinario.

MGA Per gli arabi lui era Alì Al Redai. Quando era ambasciatore in Marocco, ed è lì che l’ho conosciuto, era un impenitente tombeur des femmes e, cosa non trascurabile, un uomo coraggiosissimo. Le dicevo che sventò con la sua pistola, ma con lo smoking, come se fosse uno 007 qualsiasi, un golpe militare contro Hassan II re del Marocco. Invitava le impiegate dell’Ambasciata a “gite nel deserto”, e una mia amica gli rispose che “Lei ci dà troppo lavoro, Eccellenza, non posso venire”. Quando occorreva parlare davvero con l’Islam, la NATO e tutto l’Occidente si metteva nelle mani di Al Redai, che si vestiva da povero sciita e andava in giro per il deserto dove, come lui diceva, “prima o poi ci passano tutti”.

AB Esempi concreti del suo operato…?

MGA Una volta risolse una crisi durissima tra Egitto e Sauditi, ma solo citando ai suoi ascoltatori, tra capi dei Servizi e vecchi Re, antichi aforismi del Libro Musulmano, un commento al Corano, che lui conosceva, peraltro, “con il cuore”, ovvero a memoria. Meritava il titolo di Hafiz, dunque, come accade nella tradizione degli alawiti siriani e turchi. Temo che Al Redai sia stato alla radice di molte altre operazioni mediorientali. Fece chiudere le tensioni tra lo Yemen, dove aveva fatto l’accattone, e l’Arabia Saudita. Quello è un confine molto nervoso, anche oggi.

AB … e quanti sapienti vede in giro adesso?

MGA Sapienti oggi? Non ne esistono, che io sappia, perché non esiste più la fabbrica che li produce, quella dell’esperienza suprema, del rischio, dello sguardo che illumina l’oggetto e le sue immagini. Tutto è ridotto a una trama già tessuta. L’ultima volta che vidi Guillet, a Roma, quando Ciampi lo nominò Cavaliere al Merito della Repubblica, l’Al Redai di un tempo era ormai, come dicono i massoni ripetendo, senza saperlo, una formula alchemica, “passato ad altro stadio dell’esistenza”. Mi parlò sognante delle sue tante vite in Arabia, forse ritornato, come accade prima della morte visibile, a fare l’accattone nello Yemen…

AB Un uomo che non dava un millimetro di spazio alla teoria, alle prassi pedagogiche, se vedo bene…

MGA Ma la pedagogia, in sé, non esiste. Esistono sia l’influsso dei Grandi Uomini che la pratica iniziatica, che si può svolgere anche in una classe di Liceo. Una volta feci un seminario, in Normale, mettendo davanti agli astanti un ramo che avevo raccolto a San Rossore e chiedendo: “qual è la sua lunghezza?”. È che c’è tutta questa infezione da pseudoscienza. Come la sociologia, per esempio. O la psicologia spray di tanti maestri televisivi, scopritori dell’acqua calda ma, attenzione, è proprio l’acqua sporca del famoso bambino…

AB Sto pensando a Pedagogia, Psicologia e Comunicazione come alle tre streghe del Macbeth che hanno lanciato il loro maleficio sulla cultura contemporanea.

MGA Colpirle con una stilettatata per evitare la foresta che cammina.

AB E allora cos’è cultura?

MGA Una iniziazione specifica che deriva dal solo esempio, dai neuroni-specchio nella circonvoluzione cerebrale frontale inferiore e nel loro parietale. Ciò che non viene dall’esempio del Maestro, non esiste. Solo risciacquatura dei piatti culturali.

AB Ci illumini. Ci parli, per come si può, delle dottrine (in apparenza) remote ed esoteriche che servono per comprendere la geopolitica, i nostri interlocutori siriani, turchi ecc. Insomma ci parli della baracca, del Circus come lo chiamano gli inglesi, quello che tocca palla…

MGA Prima serve l’iniziazione al pensiero strategico che permette una diversa e più complessa costruzione dell’Io, che è comunque un limite temporaneo. Diversamente dal pensiero comune, la tradizione iniziatica sa che tutte le categorie assolute (Io, Realtà, Idea, Pensiero) sono scritte sulla sabbia. Ecco perché l’Iniziato scopre l’altro e lo comprende, perché si è svestito delle sue vecchie scarpe categoriche.

AB Cosa vede l’iniziato?

MGA Vede sempre di più e meglio. Sviluppa cento sensi. Da non rivendere mai per l’intuito. Se i ragazzi si comportassero come Bond di Fleming, finirebbero uccisi in due secondi.

AB Quindi meditazione.

MGA C’è la grande risorsa della meditazione: lo strumento per cui la mente neutralizza quello che ci impedisce di arrivare alla verità. Oggettiva. La conoscenza astratta non basta da sola, e quindi la liberazione della mente, che è il prologo della percezione della verità, viene realizzata con la distruzione della psiche. Che non si raggiunge mai con le droghe, o con pratiche degradanti, come credono gli stupidi occidentali, ma solo con l’ascesi. Quindi eliminare tutti gli automatismi mentali, isolare la psiche dagli stimoli sensoriali, liberarsi dalle passioni e dalla memoria, con l’arresto finale dell’attività mentale e il successivo l’annullamento delle categorie.

AB … allo scopo di…?

MGA …di focalizzare in un solo punto tutta l’energia del pensiero, che a quel momento è veramente potentissima, su un unico obiettivo, realizzandosi sicuramente e sempre con la forza di un miracolo. Meditare significa, allora, sospendere tutte le attività mentali legate al normale fantasticare, all’energia della Mente che se ne va in tanti piccoli rivoli fangosi. Ecco un sistema che permette di capire tutto, e quindi anche, e nei suoi meccanismi profondi, l’avversario.

AB E della memoria come ce ne serviamo?

MGA Quella in un secondo momento, insieme ai famosi “sensi” adorati, ma comunque ignoti, ai filosofi materialisti. Infine l’arrivo alla conoscenza di sé e l’annullamento delle categorie e della sedicente attività mentale. È da lì che si dovrebbe ripartire. Una tabula rasa che ricorda la scepsi cartesiana, e in effetti Cartesio mostrava filiazioni sapienziali.

AB Professore questo è troppo vero, è esito di una spremitura, non so se si riesce a descrivere così a parole.

MGA Mi stia bene.

Andrea Bianchi & Marco Giaconi Alonzi

Gruppo MAGOG