13 Ottobre 2018

Ma Leonard Cohen è davvero un poeta? In Usa esce il libro postumo delle sue poesie: abbiamo letto per voi i versi di “un’anima infiammata”

Il tema è ozioso. I cantautori sono poeti? Andrebbe sciolto il dilemma su cosa sia la poesia: una terzina di Dante, l’egemonia della lava sul torso della montagna, lo scintillio del fiume appena arguito dal finestrino dell’automobile, uno schiocco di verbi via Instagram, le canzoni di De Gregori?

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In effetti, il problema è pallido. Di una canzone conquista il suono: l’orecchio, sensibilizzato, porta parole&musica alla mente, poi al cuore. Un rigurgito sentimentale ci porta ad ascoltare, per ore, la stessa canzone, rimembrando l’evento che fu, rimbambendoci in brume nostalgiche. Al contrario, la parola fissa su carta inchioda la mente, non ammette svincoli emotivi. Si contorce dentro di noi, roveto infuocato, smacchia le nostre certezze, impaurisce, impone purezze mai viste. La poesia non è ‘orecchiabile’, la canzone deve esserlo.

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Per capirci: perfino la più bella canzone di Franco Battiato non vale la più brutta poesia di Mario Luzi, un distico di Giorgio Caproni ammutolisce la play list di Fabrizio De André. D’altronde, è vero, Nomadi di Battiato – dico a caso – è più vertiginosa di una bella fetta della lirica nostrana di oggi, da passare al vaglio del rogo. La poesia è arte sputtanata, ma quando è autentica – baratro linguistico che procede per sbalordimenti – non c’è paragone.

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cohen the flameLeonard Cohen ha tenuto il piede in due staffe, poi ha preferito lo stallone musicale. Partito con l’intento di fare il poeta (Let Us Compare Mythologies è del 1956, seguono The Spice-Box of Earth, 1961, e Flowers for Hitler, 1964) e il romanziere – in entrambi i casi, prosa e versi non più che modesti – Leonard s’è dato al canto, mescolando le parole alle note. Il risultato fu eccelso, si sa. Ora, quasi due anni dopo la morte di Cohen, Canongate Books – e Farrar, Straus and Giroux per gli Usa – pubblica “l’ultima fatica di mio padre come poeta”, come dice il figlio di Cohen, Adam, sotto il titolo The Flame. Adam specifica, “mio padre, prima di ogni altra cosa, fu poeta. Ha sempre considerato questa vocazione, come ha scritto sui suoi taccuini, come una ‘chiamata di Dio’”. “Ogni foglio che lui ha marchiato è la lampante evidenza di un’anima infiammata”, conclude il figlio, con filiale afflato poetico. Il libro di poesie, aforismi, apoftegmi, giurano i curatori – Robert Faggen e Alexandra Pleshoyano – era stato predisposto da Leonard “negli ultimi mesi della sua vita… selezionando i testi che compongono questo volume”. Mi sorprende come tutti si sentano meglio cintati dalla parola poeta. Nell’era in cui la poesia è del tutto dileggiata, oltraggiata, mortificata, il ruolo di ‘poeta’ conserva qualcosa di anarchico, di aristocratico. La parola poetica, in effetti, proprio perché sfugge alle consuete norme della comprensione resiste aristocratica, alta – anche se proviene dagli inferi, dai tombini e dalle tombe. Forse la poesia è la sola cosa aristocratica nel tempo in cui tutto è prezzato, è comprabile.

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Ma Leonard Cohen fu davvero poeta? (d.b.)

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Roshi disse

1.

Roshi disse:

Jikan, c’è qualcosa che voglio che tu sappia

sì, Roshi

sei lo studente peggiore che abbia mai avuto
2.

Sono sparito per dieci anni.
Quando tornai a Los Angeles
Roshi mi ha invitato a cena.
Dopo cena Roshi desiderò vedermi
da solo.
Roshi disse:

Quando te ne sei andato una parte di me è morta.

Dissi:
Non ci credo.

Roshi disse:
Buona risposta.

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Ha detto che ci vuole uccidere

ha detto che vuole ucciderci
l’ha detto tante volte
fagli solo sapere che lo ami
la sua indole si ammorbidirà

aspettiamo un attimo
aspettiamo ancora un attimo
il nemico sta diventando forte
aspettiamo che sia più forte

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Costolette di agnello

Pensando a quelle costolette
da Moishe l’altra sera
siamo stati bene insieme
i corpi sono buoni da mangiare
anche i rettili e gli insetti
perfino il lutefisk velenoso della Norvegia
sepolto un milione di anni prima di essere servito
perfino il velenoso pesce palla del Giappone
può essere preparato
per arginare rischi probabili
a tavola
se il dio pazzo non voleva che ci mangiassimo l’un l’altro
perché creare così dolce la carne
l’ho sentito alla radio
un coniglio felice in una fattoria di conigli
diceva alla sensitiva degli animali
non essere triste
è magnifico stare qui
sono così bravi con noi
non siamo gli unici
disse il coniglio
consolandola
tutti vengono mangiati
così disse il coniglio
alla sensitiva degli animali

Leonard Cohen

 

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