09 Maggio 2019

L’importante è che se ne parli. Discorso sulla regola aurea della comunicazione, da Vittorio Sgarbi a “Brandina” che assume una commessa di 80 anni

L’importante è che se ne parli. È così? Probabilmente la risposta dipende dal target al quale ci rivolgiamo. Cantanti, attori, artisti, fotografi, politici, personaggi televisivi e famosi perché famosi… Molti, negli ultimi decenni, hanno perseguito con ostinazione la famosa massima di Oscar Wilde. Da Madonna a Paris Hilton. Da Oliviero Toscani a Corona. Da Sgarbi a Salvini. Da Renzi a Di Battista, eccetera. Tutti, a vario titolo, hanno spinto l’acceleratore in questo senso, eccedendo ed entrando a gamba tesa su ogni genere di argomento.

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Ciò, di fatto, rientra nella strategia di personal branding di questi personaggi, che sia studiata nei minimi dettagli o che sia – anche – frutto del carattere, come, è da presumere, nel caso di Sgarbi. E anche la quasi ventennale partnership di enorme successo mediatico tra Benetton e Toscani, al quale l’azienda ha affidato “chiavi in mano” la sua immagine dal 1982 al 2000, era rappresentata in toto dalla personale visione del fotografo con il marchio che ne era il potente vettore multimediale.

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“L’importante è che se ne parli” come strategia di comunicazione aziendale invece è un fenomeno molto meno perseguito, anche perché le criticità sono enormi e più spesso capita il famoso e involontario autogol, come nel 2015 quando il marchio Shoeshine ha messo in una sua felpa l’etichetta “Falla lavare a tua mamma, è il suo lavoro” e si è guadagnata gli insulti di mezza Italia e, ovvio, il quarto d’ora di celebrità di una schiera di oscure donne in politica, indignate dal sessismo di quel messaggio infelice.

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A correre di nuovo il rischio, lo scorso aprile, ci ha pensato la romagnola Brandina, azienda specializzata in borse e accessori, con questo annuncio sui social: «Cercasi simpatica commessa ultraottantenne per nuova apertura». Chiaramente l’annuncio ci ha messo pochissimo a passare sulle pagine dei giornali, con il proprietario del brand Marco Morosini che intervistato dal QN ha detto: «Cerchiamo un’ottantenne perché ci piace percorrere strade che altri non hanno battuto. Noi non siamo figli di ricerche di mercato. Facciamo questo esperimento con la convinzione di offrire buone opportunità a persone che vogliono mettersi ancora alla prova. Vedremo poi dove tutto questo ci porterà».

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E alla domanda “Non sarà soltanto una trovata pubblicitaria?” Lui ha risposto: «No, lo faccio perché ci credo. Una “ragazza” di quest’età che si presenta per un colloquio di lavoro evidentemente ha energia da vendere. Se si mette in gioco, vuol dire che ha ancora qualcosa da spendere. Non penso proprio che l’età sia un limite, perché ci sono ragazzi che nascono vecchi e vecchi che muoiono giovani». Ancora: “Cosa fa la differenza?” Morosini: «Dev’essere simpatica, sorridente e gioviale, positiva per intenderci. Poi chiacchierona, una di quelle che non finiscono mai di parlare. Si darà il cambio con le altre due giovani commesse e come loro avrà il giorno libero e orari stabiliti. Ma considerata l’età, d’estate non farà il turno dopo cena».

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Articoli sui giornali nazionali. Boom sui social. Curricula a decine. E brontolii vari, tipo: “sarebbe stato meglio riservare quel posto a un giovane disoccupato”. E il 25 aprile, sempre sul QN, il marchio ha replicato: «Nelle undici botteghe Brandina e in studio l’età media di tutti i nostri dipendenti è di 36 anni e se ora vogliamo dare l’opportunità a una signora di 80 non vediamo alcun problema, anzi è una opportunità in più. Tra l’altro se sei giovane e vuoi lavorare con noi, mandaci pure il tuo curriculum vitae, abbiamo sempre posizioni aperte».

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Che sia una trovata pubblicitaria oppure no, il messaggio funziona e non offende nessuno. Dunque bravo a Marco Morosini di Brandina. Con un pericolo enorme. Quale? Che se il governo se ne accorge, al grido di “ci sono ragazzi che nascono vecchi e vecchi che muoiono giovani”, ci mette un attimo a fare un decreto per riportare a lavorare migliaia di splendidi 80enni revocandogli anche la minima!

Michele Mengoli

www.mengoli.it

Gruppo MAGOG