17 Maggio 2018

Lettera aperta a Mara Maionchi, la produttrice discografica dei campioni: “Mara, ascolta, con mia figlia Ali Pop fai soldi facili. Quanto a mio figlio, lui ha i superpoteri…”

Ciao Mara. Ti spiego, è andata così. Dopo la mia lettera aperta a Mino Raiola, il procuratore dei grandi calciatori, sulle funamboliche qualità “portieristiche” di mio figlio seienne Frankie il Freddo, Ali Pop, l’altra mia figlia decenne, mi ha detto “Ehi bello, perché di me non scrivi niente mentre di quel mammalucco di Franci hai fatto un cazzo di agiografia!”

Purtroppo ha detto proprio così: “un cazzo di agiografia.”

E io proprio non so chi possa avergli messo in testa una parola tanto brutta come “agiografia” ma ormai è fatta e allora, cara Mara, vengo al dunque e ti racconto quest’altra storia del tutto vera, parola per parola.

Due estati fa la parrocchia di Santa Maria Assunta, a Viserbella, organizza “Bravo, bravissimo”, un evento canoro di beneficenza con una ventina di bambini che cantano una canzone a scelta nella piazza della chiesa che si affaccia sul lungomare. La piazza è stracolma di gente. E Ali Pop – che si chiama Alice ma da quella volta è diventata Ali Pop perché l’omonimo Iggy gli fa una pippa – è in procinto di cantare Controvento di Arisa.

Flashback. Una sera a cena Ali Pop ci dice che avrebbe cantato una canzone alla manifestazione canora della parrocchia di Viserbella, senza che mai prima d’allora avesse dimostrato un qualche minimo interesse per il canto. Ci ha lasciato piuttosto perplessi, con tutta una serie di sei proprio sicura sicura sicura e ma lo sai che la piazza sarà piena piena piena. Lei, imperterrita, di fronte ai dubbi dei genitori, balbettanti per la sorpresa, ha rilanciato dicendo che era sicura sicura sicura e che voleva cantare una canzone di Arisa che le piaceva tanto. Ed è partita a cantarla. Io non credo nei miracoli

La sapeva tutta a memoria. Ha stonato qualche volta ma nel complesso non era da mani nei capelli. Simona, mia moglie, le ha detto che doveva allenarsi ancora parecchio perché davanti a tutta quella gente sarebbe stato più difficile rispetto a casa nostra ma dentro di sé pensava che Alice, non ancora Ali Pop, si sarebbe tirata indietro e lo pensava anche il sottoscritto.

Arriva la sera dell’esibizione. Simona ed io siamo in prima fila, con Frankie il Freddo seduto per terra, insieme ad altri bimbi, perlopiù fratelli e sorelle dei cantanti, sotto al minuscolo palco, a un paio di metri dal microfono, e corteggia un’amica coetanea di Alice (ma questa è un’altra storia).

Ali Pop non cambia idea. Arriva il suo turno. Il presentatore che poco prima ha introdotto il giovane prete di Viserbella, il simpatico don Daniele, dicendo ai presenti di fare una donazione in favore della parrocchia e subito dopo ha urlato “E adesso, insieme a don Daniele, scateniamo l’inferno”, adesso chiama sul palco Ali Pop. Prima le chiede il nome e poi le domanda se vuole dedicare la canzone a qualcuno. Ali Pop risponde “Ai miei genitori e a mio fratello”. Poi parte la base registrata. E la sua voce, su un viso che più serio di così è impossibile, attacca con Io non credo nei miracoli

Meglio che ti liberi

Meglio che ti guardi dentro

Questa vita lascia i lividi…

Nemmeno una stonatura. Mai fuori tempo. Perfetta. Insomma, Mara, chiamami, sono soldi facili.

Rientrati a casa, Frankie il Freddo circumnaviga la tavola della sala con la sua micro-bici per gli abituali due giri prima di andare a dormire, e mi dice che l’anno prossimo canterà anche lui. Ma una canzone da maschi, specifica subito dopo.

“Va bene” rispondo io.

Dopo l’annuncio che anche lui avrebbe cantato l’anno prossimo (ma una canzone da maschi), frena con i piedi e poi mi chiede “Babi, il mio supereroe preferito è Hulk. Qual è il tuo?”

“Sei tu” gli rispondo serio.

“Ma daaai” dice lui, con gli occhioni che si spalancano “io non ho mica i superpoteri”.

“Certo che li hai. Tu sei simpaticissimo, intelligentissimo e affettuosissimo. Questi sono superpoteri e valgono molto di più della forza di Hulk.”

Frankie il Freddo mi guarda dritto negli occhi, con le sopracciglia aggrottate. Non risponde e riparte a manetta. Dopo due giri extra intorno al tavolo va dritto verso la libreria e derapa. Si ferma. Alza la testa verso di me e sorride mentre Ali Pop in camera sua concede il bis. Io non credo nei miracoli

Michele Mengoli

www.mengoli.it

Gruppo MAGOG