17 Agosto 2018

“L’Espresso” strombazza trionfalmente l’introduzione dell’educazione sentimentale a scuola, in Piemonte. La risposta di Matteo Fais è categorica: contro chi vorrebbe insegnarci ad amare, ci vuole tolleranza zero

I ponti crollano? Gli indigenti aumentano? Le case popolari non vengono assegnate? Le pensioni sono bloccate da un decennio e lo stipendio sicuro è oramai una chimera? Beh, chi se ne fotte! Almeno questa sembra essere la risposta di Stato, Regioni e Comuni, tutti uniti in un coro fastidioso e meschino che fa venire voglia di mettere mano al kalashnikov. In compenso, guarda tu che bella idea che hanno avuto in Piemonte: vogliono introdurre l’educazione sentimentale a scuola. Sì, avete capito bene, l’educazione sentimentale. Non quella sessuale, sia chiaro. Probabilmente per paura di essere derisi dai ragazzi stessi, hanno avuto il buon gusto di lasciar perdere. Li avrei proprio voluti vedere a spiegare la meccanica di un rapporto sessuale a un diciassettenne o diciottenne di oggi che ha visto tanta di quella figa da pensare di farsi regalare, per il diploma, il suo primo rapporto con un trans brasiliano. Per non parlare delle ragazzine che, già vent’anni orsono, avrebbero potuto dare lezione alla professoressa sessantottina in merito all’arte della fellatio.

A ogni modo, a quanto pare, dal Piemonte partirà la rivoluzione e, come di solito avviene per ogni rivoluzione del menga, presto si diffonderà a macchia d’olio nel resto dello Stivale. Ovviamente, la notizia, trionfalmente strombazzata, è stata data dal settimanale cugino di “La Repubblica”, ovvero “L’Espresso” – a volte, è proprio il caso di dirlo, una famiglia è un destino… tragico.

Ma perché un corso di educazione sentimentale? Non certo per parlare di Flaubert, ma piuttosto per demolire certi pregiudizi diffusi… almeno nei sogni dei giornalisti a libro paga di De Benedetti, quelli che vedono il pericolo di una presa del potere da parte di Casapound, movimento politico il cui peso elettorale si aggira intorno allo zero virgola. Eppure, sempre a loro avviso, esisterebbe una mentalità maschilista nel nostro paese, secondo la quale – cito testualmente – la donna “Ama essere presa con violenza”, “È nell’ordine della natura che le mogli servano i mariti”, “La donna è fatta per piacere e per essere soggiogata”, “La donna è un maschio menomato, un sacco vuoto, un individuo castrato”. Penserete voi: ma dove le hanno sentite dire queste frasi, oggigiorno? Lo rivelano loro stessi. Si tratta di pensieri contenuti in Ovidio, Sant’Agostino, Jean-Jacques Rousseau, Euripide, Freud, San Paolo, Nietzsche. Come al solito, essendo spesso le persone colte stupide e chiuse entro l’orizzonte della carta stampata, non hanno capito che questi sono pensieri di un passato remoto definitivamente tramontato. Ma, dal loro punto di vista, tale visione sarebbe condivisa anche dai cosiddetti amici al bar di ginopaoliana memoria. È noto del resto che tra un caffè e una birra, Nietzsche e Sant’Agostino sono i più gettonati nelle discussioni tra i beoni. Non la televisione, ma i classici del pensiero. Già li vedo, dopo aver fatto il pieno di alcol, che si abbandonano a grandi discorsi sul superomismo più becero, mentre citano versi da L’arte di amare del retrivo Ovidio.

A ogni buon conto, questi corsi sarebbero indispensabili, anche secondo la Convenzione di Istanbul, per combattere la violenza di genere e vivere “un’affettività equilibrata”. Non si capisce perché, visto che in Europa, secondo i dati forniti da loro stessi, il tasso di violenza del nostro paese è tra i più bassi. Certo sarebbe comunque alto, sempre se fosse vero quanto scrivono, cioè che 7 milioni di donne, una su tre insomma, avrebbe subito abusi. Chiaramente – si fa per dire – non viene specificato di che tipo di abusi si tratti, se stupro o “sguardi fastidiosamente insistenti” come scrivono in alcuni siti femministi. Si fatica a credere che certi numeri non siano sparati a casaccio tanto per creare ad arte il problema.

Ma a scuola, si sa, bisogna insegnare e non sempre le materie di studio. Che importa se i ragazzi, anche la maggior parte di quelli che frequentano con un certo profitto, non sono in grado di avere un approccio critico ai testi, di qualunque natura essi siano. Bisogna ammaestrare! Questo è l’imperativo. Far entrare bene nelle circonvoluzioni della loro mente quanto scritto nei manuali, invece che far di tutto perché imparino a usare la testa. E, adesso, lo faremo anche con l’amore. Insegneremo loro il giusto modo di sentire, come a molti si è inculcato in altri tempi il giusto modo di scrivere, quel bello stile che tanti ne ha rovinati più della malaria. Come se quegli stessi autori sopraccitati, quei terribili maschilisti, non avessero amato come loro, se non meglio, in epoche che adesso si vorrebbero screditare a ogni costo. Invece di far capire che gli scrittori sono animi conflittuali, dilaniati da opposti inconciliabili, e che senza questi cortocircuiti del cuore non c’è letteratura che valga, esporremo loro come si deve amare in un mondo giusto e dalle passioni tristi. “Mi raccomando ragazzi, evitate ogni attrito, violenza, bassezza, menzogna, egoismo. Non vivete in una troppo romantica ottica di redenzione, perché dovete essere perfetti dall’inizio, non fare mai del male a nessuno. State tranquilli, ci penseremo noi a rendervi innocui. Amerete come si deve e, infine, i più meritevoli li manderemo alla scuola di scrittura Holden, cosicché anche i vostri libri saranno sentimentalmente esemplari e diranno tutto ciò che bisogna dire di questi tempi: nulla che sia fondamentale”.

Oramai, in Italia, siamo arrivati al punto in cui lo scontro, anche efferato, non potrà che essere inevitabile. Bisogna smettere di tollerare. Vogliono indurci alla passività fin dalla più tenera età. Vogliono spegnerci. Adesso si sono messi in testa persino di spiegarci come si ama, quasi si trattasse di una di quelle ricette con cui alla scuola alberghiera si apprende a cucinare. Invece di introdurre alla grandezza di Nietzsche, un professore di Filosofia farà presente ai giovani che il pensatore tedesco sbagliava dicendo quel che diceva sulle donne.

Tutto partirà dal Piemonte, lo stesso posto in cui a settembre aprirà la prima casa di tolleranza con donne robot… Se non vi suona un campanello d’allarme in testa, o siete scemi, oppure fate parte dei catechisti che ci spiegheranno come comportarci al tempo dei dolci sospiri.

Matteo Fais

Gruppo MAGOG