07 Luglio 2020

Leonardo da Vinci, il mago, lo scienziato, il genio, lo spirito libero che amava i gatti e s’inoltrò tra i meandri del “Grande Forse”

Leonardo da Vinci è, con buona probabilità l’artista più noto al mondo, seguito a breve distanza da Vincent Van Gogh e, forse, da Caravaggio.

Sono da poco trascorsi i cinquecento anni dalla sua scomparsa e il suo mito, artefatto e del tutto contemporaneo, sì è ancora una volta dimostrato inossidabile agli occhi della gente con un profluvio anche eccessivo di libri, mostre, conferenze e spettacoli in Italia e nel resto dell’Orbe. Potremmo quindi dire che Leonardo è vivo e dipinge, o meglio, “inventa” insieme a noi, ma in realtà tutto questo discorrere dimostra quanto di lui poco si sappia, non soltanto tra il grande pubblico, ma anche tra i cosiddetti “esperti”, siano essi Storici dell’Arte, Museologi o Filosofi della Scienza. Per queste ragioni, l’Editore Iduna di Milano, appartenente al gruppo editoriale Mimesis, ha voluto attendere che si esaurisse il gran circo mediatico dei cinque secoli dalla morte di Leonardo per uscire con questo saggio, insolito per l’approccio al tema, sul Genio di Vinci, dal titolo L’Angelo inquieto. Scienza e magia in Leonardo da Vinci, scritto e pensato da Dalmazio Frau con una prefazione di Mariano Bizzarri che da sempre si occupa di argomenti inerenti a una visione ermetica, iniziatica e misterica del cosmo.

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Così il saggio, suddiviso in capitoli che trattano di vari aspetti dell’opera leonardiana, volutamente ignora l’alter ego pittorico, quella Monna Lisa di Ser Giocondo, che tutti fotografano al Louvre, dimenticando invece che a pochi passi di distanza da quella tavola racchiusa in una teca di cristallo infrangibile, esiste – libero – il vero capolavoro assoluto di Leonardo che è il Giovanni Battista. Non vengono poi presi in alcuna considerazione i deliri privi di senso e le vere e proprie follie piene di madornali errori di romanzieri e pseudo studiosi dell’occulto, che hanno detto di tutto e di più sull’eclettico artista toscano. Leonardo infatti, non fu eretico più di quanto lo fossero Pico della Mirandola o Marsilio Ficino; non fu mai a capo di oscure confraternite depositarie di arcani segreti, ma certamente venne in contatto – anche profondo – proprio con quel pensiero neoplatonico dell’Accademia di Careggi, nonché con la sapienza nordica e con quella mediorientale.

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Leonardo fu “uomo universale” e pittore del Mistero, con un linguaggio artistico totalmente simbolico ancora in gran parte da decifrarsi, in una sorta di weltanschaung neoplatonica, “pagana”, come scrive Gianfranco de Turris nella prefazione a Il pensiero esoterico di Leonardo di Paul Vulliaud edito in illo tempore da Mediterranee.

Spirito libero, ma non senza Dio, il figlio del Notaio Piero non si lasciò ingabbiare dalla lotta tra il Papato e la riforma Luterana e di lui si crede di sapere molto, invece è troppo scarno e scarso ciò che ci resta, essendo andata perduta la maggior parte dei suoi scritti e delle sue opere, mentre molte di quelle rimaste sono spesso incompiute. Leonardo fu senz’altro uno spirito geniale, un intelletto sublime, ma sovente fallì nei suoi arditi esperimenti; eclettico e poliedrico come molti altri del suo tempo, quali Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Albrecht Dürer e infine ultimo, colui che prese il suo posto alla corte di Francia, il suo concittadino Benvenuto Cellini.

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Dunque su Leonardo da Vinci sono stati scritti innumerevoli libri, d’argomento artistico, storico, e financo psicologico, con la consueta morbosità nel voler indagare oggi qualcosa che già allora era stato appurato, ovvero la sessualità dell’artista. Ebbene possiamo dire che il sesso in Leonardo sia quanto di più alto e nobile abbia potuto concepire il pensiero neoplatonico; dunque il maschile e il femminile, il Sole e la Luna, l’oro e l’argento uniti insieme nelle loro nozze alchemiche per creare l’Androgino Universale, l’essere umano originario e perfetto, prima della sua caduta nella materialità terrena e mortale. Le morbosità meschine vogliamo lasciarle agli animi minuscoli e procediamo oltre scegliendo di trattare differenti aspetti – tra i tanti possibili dell’opera leonardiana, quindi tralasciando le lettere, il teatro e la danza e la scultura, l’anatomia e molto altro – per trovarvi un filo conduttore comune che sarebbe proprio quel pensiero ermetico che informa in maniera quasi invisibile tutti i suoi interessi. Si è volutamente deliberato di cercare di indagare ciò che si cela nel disegno che sta alla base dei dipinti, il rapporto straordinario di affetto e di ammirazione che unisce l’Artista a una creatura a noi tanto familiare oggi come è il gatto, per poi studiare nel dettaglio una delle sue opere più analizzate anche dal punto di vista “esoterico”, cercando però di portare nuove visuali oltre a quelle già note; quindi si è voluto osservare il Leonardo ingegnere del volo, non come mero progettista meccanico, quanto come ideatore di un sogno eterno dell’umanità e infine il Leonardo più inafferrabile, quello della sapienza geometrica, dell’Alchimia e dell’Ermetismo di matrice pitagorica legato ai Solidi Platonici, vere e proprie chiavi dell’Universo. Ancora si è voluto scrutare nella Musica e nel mito delle origini dell’Uomo e nella troppa superbia dello stesso. Il saggio lascia dunque sia il lettore, nella sua liberalità, a dare le risposte che egli crederà più opportune oppure, meglio, a sollevare nuove e più profonde domande, sapendo che Leonardo sarà ancora lì a indicarci qualcosa che sta in alto, oltre il dipinto, come fa il suo Giovanni Battista che sorride e tace.

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Leonardo da Vinci resta tuttavia indecifrabile, non diversamente da altri suoi simili e contemporanei che hanno scelto di percorrere un cammino verso la Conoscenza in piena libertà cercando sia fuori di sé, sia nel proprio intimo, ciò che realmente regna al centro dell’Universo.

È evidente che quanti hanno voluto presentare Leonardo come uno scientista, un positivista ante litteram, non hanno mai voluto – in buona fede o meno – leggere con attenzione i suoi scritti, nei quali il Vinciano dimostra di avere ottima conoscenza del linguaggio proprio dell’Alchimia, mondo con il quale già dalla prima giovinezza Leonardo era entrato in contatto. Infatti, il suo maestro, il Verrocchio è, secondo Giorgio Vasari, un alchimista egli stesso.

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Leonardo vede la pittura come una forma di filosofia che media fra i moti visibili e le dinamiche sottili e invisibili del Cosmo e il nostro mondo terreno, nulla per lui è svincolato dal resto del Creato, in una visione ipercristica che trascende ogni limite imposto da qualsiasi religione. Leonardo si erge dunque nell’ambiente ermetico del Rinascimento, in maniera sempre inafferrabile, rarefatto e sfumato come i suoi dipinti soltanto per coloro che non osano andare oltre quel velo azzurrino che cela magnifiche visioni di un sapere oltremondano, soglie e strade d’argento che conducono al Grande Palazzo della Conoscenza, ammirato da un uomo mite che amava i gatti e andava, come il suo contemporaneo François Rabelais, soltanto in cerca di un “Grande Forse”.

*In copertina: Leonardo da Vinci, particolare dalla “Dama con l’ermellino”, 1488-90

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