28 Ottobre 2019

“Erano tempi edonistici”. Jimmy Page è genio all’eccesso, i Led Zeppelin hanno sculacciato i Beatles e seppellito i Doors

Se stai festeggiando i 50 anni di Abbey Road, significa che non c’hai capito un caz*o. Magari credi pure alla storiella di Paul che attraversa la strada scalzo, e non tocca l’asfalto perché è morto, in un incidente stradale, e sostituito da un sosia? Senti, fammi il favore, lascia stare tutte ’ste str*nzate, nel 1969 i Beatles erano bell’è finiti, e quella suonata di Yoko Ono non c’entra nulla. Sono finiti perché schiacciati, da un dirigibile, un baccanale, un’orgia di rumore: sconfitti da una risata e 3 note. Dal momento in cui un 27enne inglese col broncio ha abbassato la chitarra, l’ha scesa ad altezza del suo sesso, e ha cominciato a dettar legge. Quel momento, in cui Jimmy Page s’è messo a fare sul serio, e se li è divorati: uno a uno. Capovolgendo le leggi del rock, riscrivendole.

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Le classifiche, i singoli, la promozione, i passaggi in radio, in tv? Mandati tutti affanc*lo, si fa come dice lui, come Jimmy Page stabilisce, e tu gira quel disco, il numero I, e leggi bene: ideato, prodotto, creato da Jimmy Page. M’ha dato un calcio in bocca che fa ancora male, la prima volta che l’ho messo su, il Led Zeppelin I, a me che non ci credevo, e mi dava fastidio, sui nervi, che quell’ex ‘carcerato’ si credesse ’sto cavolo, da voler fare tutto lui, da solo, a dominare su ogni nota, parola, silenzio. Da allora ho imparato che ci sono uomini davanti ai quali devo stare zitta. Starmene al mio posto. Obbedire. Servirli, se necessario. Inutile sottolinearti che per disgraziate ragioni anagrafiche io i Led Zeppelin dal vivo non me li sono potuti godere, e visto che siamo in confidenza, ti svelo che io Jimmy Page manco sapevo chi fosse, se non che era un amico di gioventù di quel signore biondo che si chiama Robert Plant, autore di un album solista poco noto, Fate of Nations, che io amo alla follia. Il signor Plant, che nelle interviste tornava sempre al suo passato, di quando con l’amico suo erano i Led Zeppelin, e di come la sua voce si unisse alla perfezione con la chitarra di lui, gemmando umore e intensità, tensione e sollievo. Erano come due amanti, e per 12 anni è stata una cosa seria.

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Già. Niente male, l’amico suo. Anche da vecchio. Vabbè, un f*go della madonna, non è detto però che possedere un’aurea da chitarrista maledetto, ammantata di masochismo, satanismo, maschilismo, disprezzo delle donne, permetta di spadroneggiare. Te lo ripeto, ancora non lo sapevo, che devo starmi zitta, ma è chiaro che il mio inconscio stava cercando qualcuno capace di ‘suonarmele’ di santa ragione, e più volte, e infatti il LZ I non m’è bastato, e sono passata al II, e al III, e mi sono re-incaz*ata quando ho scoperto la genesi del IV, perché dimmi te se può essere possibile mettere in commercio un album senza etichetta, nome, titolo, un caz*o di qualcosa che lo determini, e lo stesso far sfracelli di classifica e di vendite, e invece può essere benissimo se hai a che fare con sua maestà Jimmy Page, e allora a me è presa una gran fame, di Page, e delle storiacce che si porta cucito addosso, quindi che ho fatto, mi sono procurata Luce&Ombra, la sua autobiografia, perché, mi dicevo, ma quanto sono pettegoli, a dir tali cattiverie sul signor Page, è solo invidia. Me la sono letta, tutta, d’un fiato, poco sforzo, sono poche pagine, e però, già dall’aspetto, un’autobiografia così corta, puzzava di imbroglio, e infatti: “Erano tempi edonistici”, questo è quanto Jimmy Page si degna di rispondere a chi in questo libro gli chiede dei tempi pazzi dei Led Zeppelin, delle loro orge, della sua passione per le groupie, in particolare minorenni, e meglio se legate a letto, da lui, con lui, a orgasmare nell’illecito.

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Jimmy Page non risponde, mai detto nulla, lui non dà spiegazioni, le vere star fanno così, e poi Page che ti deve spiegare, lui è con i suoi riff, con le sue note, che ti cambia la percezione della realtà, te l’arricchisce, ti mostra che lui è andato a suonare in Cina, alle Olimpiadi del 2008, perché è straconvinto che non con il sangue, non con la violenza, ma con il rock, con il suo, che parti del mondo chiuse si apriranno, evolveranno, diverranno migliori. È così, ha ragione lui, ha avuto sempre ragione lui, sono anni che me le suona, e se tu vuoi toglierti sfizi sui Led Zeppelin, leggi Il Martello degli Dei, biografia scritta da Stephen Davis, biografia non autorizzata da Page, e perciò ghiotta. Perché, caro Jimmy Page, sei un dio del rock, e però, ti ricordi quando eri sposato con Charlotte, e la lasciavi a casa, te ne andavi in tour, a far casini, e ti nascondevi negli hotel con Lori Maddox, 14enne, e c’era più gusto a far sesso con la paura che vi scoprissero, e ti sbattessero in galera in quanto maniaco…? Tu, Page, che mai viaggiavi separato dalle tue “signore”, ovvero le tue chitarre, e quella volta in Canada, te le hanno messe su un volo diverso, e una te l’hanno rubata, e sui giornali offrivi qualsiasi cifra per riaverla, e col caz*o che te l’hanno ridata? Ma Stairway to Heaven, l’hai scopiazzata sì o no?

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Quando ascoltò Led Zeppelin I e II, Jim Morrison ritenne i Doors vecchi, superati. E lo disse in tv. Jimmy Page è nato un mese e un giorno esatti dopo Morrison.

Barbara Costa

 

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