16 Febbraio 2018

“La differenza tra un pollo e un gallo è che il pollo nasce per essere mangiato mentre il gallo si scopa le galline”: ecco perché Teresa Mannino ‘fa sangue’ (in tutti i sensi)

Ho un caro e storico amico che non più tardi di 20 giorni fa mi ha scritto chiedendomi se potevamo andare assieme al Teatro Novelli di Rimini a vedere Teresa Mannino, impegnata in scena con il suo nuovo spettacolo, Sento la terra girare. È sposato, quindi per rispetto verso sua moglie ometto il nome. Più o meno 20 giorni fa, quasi per “giustificare” il suo interesse per il teatro, mi ha scritto più o meno così: “E non so perché ma mi fa anche sangue”. La Mannino ovviamente, non sua moglie (forse: comunque ci ha fatto due figli, quindi un minimo…). Ho chiesto due accrediti stampa, me ne hanno dato uno: quando uno spettacolo è sold out, anche un solo omaggio stampa è prezioso come l’aria. Avverto l’amico. La sua risposta è degna della mente più sottile del mondo: “Quindi a 639 persone (la capienza del Novelli, ndr) la Mannino fa sangue!”. Il resto della conversazione la censuro. Solo una precisazione: a teatro le donne vanno accompagnate. O da amiche o dal compagno. I maschietti a teatro ci vanno o da soli o perché devono accompagnare la propria donna. E mentre le donne ridono delle battute, i maschietti fanno pensieri anche “fisici” sull’attrice. E la Mannino, pura e casta, un piccolo omaggio allo sguardo l’ha concesso: a metà spettacolo si è tirata su i pantaloni sino sopra al ginocchio, lasciando scoperta la gamba. Questa recensione quindi la dedico all’amico e a tutti i maschietti che sono rimasti fuori dal Novelli il 15 febbraio. Con una doverosa premessa: mi hanno sempre incuriosito i comici “zelighiani” o della televisione. Per un semplice e cattivo, malizioso e perfido motivo: voglio vedere se sanno essere incisivi anche sul “lungo”. Ora: sui tempi corti, quelli di una sketch, molti sono micidiali. Quando però si imbattono in un lavoro più lungo (e quello della Mannino è durato un’ora e 15 minuti), la maggior parte piegano le gambe. Uno lo ricordo ancora: Corrado Guzzanti. Straordinario nel breve (il suo personaggio “Quelo” è un totem della comicità italiana), sul lungo, dopo 10 minuti, provocava contagiosi sbadigli. Fedele alla sua cadenza, per Teresa – laureata in filosofia – la “terra” a cui fa riferimento il titolo è quella della sua amata Sicilia. La storia racconta di una donna (lei, Teresa) che vive per qualche anno rinchiusa in un armadio finché un giorno decide di aprire l’anta e di riaffacciarsi sul mondo. E di raccontarlo, a modo suo.

Un testo drammaturgico che, con estrema attenzione e puntualità diventa testo scenico di grande impatto, quasi a voler dire ai maschietti (e al mio amico che è rimasto a casa assieme a sua moglie e i bimbi) che nelle donne “oltre le gambe (e il sedere) c’è di più”. Molto di più: c’è uno sguardo indagatore che vira nella comicità intelligente, ma anche la necessità di ridersi addosso, di prendersi, in maniera sana, per il culo, sottendendo sempre una sottile critica alla società. Un verbo e un’azione, quelli che scandiscono e danno corpo e voce a “Sento la terra girare”, che fanno della Mannino una figlia legittima della straordinaria tradizione teatrale della Regione, Luigi Pirandello in primis, e poi in ordine sparso, da Pier Maria Rosso di San Secondo (un autore che, al pari di Alberto Savinio, andrebbe recuperato da chi calca le scene), Angelo Musco, Turi Ferro, Salvo Randone, Leo Gullotta sino ai più recenti Emma Dante e Davide Enia. In Teresa però c’è un particolare che caratterizza la sua poetica: l’apparente leggerezza, l’utilizzo quindi di registri comici più immediati, capaci di “arrivare” in platea in un nanosecondo. E’ una risata apparentemente “spensierata”, quella che provoca, ma che poi lascia in bocca un retrogusto amaro, che fa riflettere. Una risata che a teatro è più libera: sul palco, a differenza della televisione, sono ammesse le parolacce. Al centro del monologo di Teresa, la differenza tra uomo e donna (“L’uomo siciliano, se sparecchia la tavola, è considerato un frocio” ha detto mentre sui 50enni “per sempre giovani” ha rimarcato che si tratta di “30enni con 20 anni di esperienza in più”) ma anche di genere. “La differenza tra un pollo e un gallo è che il pollo nasce per essere mangiato mentre il gallo si scopa le galline”. E ancora: “Uno studio condotto da Pedro Salmon ha annunciato che la cinciallegra di città vive meno della cinciallegra di campagna. In città gli uccelli invecchiano prima”. L’attacco frontale non risparmia gli animali (“I panda, per non estinguersi, sono dovuti diventare i testimonial del WWF” oppure “vedi i cani a passeggio vestiti come Paris Hilton e poi ti chiedi perché sono diventati aggressivi. È perché ti odiano”) e i social media. “Quando su WhatsApp le persone leggono ‘sta scrivendo’ aspettano minuti davanti allo schermo dello smartphone. Poi succede che appare solamente un pollice in alto. Sarebbe meglio leggere un libro” ha raccontato prima di immergersi nella futilità dei consumi. “Oggi si compra il maglione per le tazze o la luce per il water che cambia colore. Sarebbe meglio che inventassero qualcosa per far cambiare l’odore della merda”. Sarebbe meglio – questo ci fa capire e su questo concordo – evitare di acquistare cose inutili, riempire la “musina” con le monetine che ci si ritrova in tasca e regalarsi una serata a teatro. Anche della Mannino, perché no? In fondo, la nuova tournée è appena iniziata.
Alessandro Carli

Gruppo MAGOG