26 Ottobre 2020

“Sono attratto dal lato oscuro degli uomini. Ho fatto di tutto per non venire etichettato”. Intervista a Kevin Bacon

Beh, se uno dei due partner proponesse il matrimonio come soggetto adatto a un film dell’orrore, l’altro, per lo meno, sarebbe in allarme… Kevin Bacon non sembra turbato, nonostante il suo ultimo film, You Should Have Left, sia stato ispirato da un’idea della moglie, l’attrice Kyra Sedgwick. “Sono attratto dalle cose oscure”, dice al telefono dalla fattoria nel Connecticut. “Per certi aspetti è terapeutico. Ho un buon matrimonio e non ho avuto traumi da bambino; tuttavia sento che gli esseri umani hanno una parte oscura nelle loro anime. Paura, rabbia e dubbio vivono dentro di noi. Parte di quello che mi piace del mio lavoro è attingere a quei demoni. Sono diventato un attore perché volevo esplorare tutti gli aspetti della condizione umana. Non me ne importa nulla di essere un eroe o un bell’uomo o il giocatore più forte! Piuttosto, entrare negli angoli oscuri della psiche di un uomo è la cosa che mi interessa”.

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È in questa prospettiva di disagio che ha interpretato: un assassino (Il fiume della paura), un sadico guardiano (Sleepers) e un pedofilo (The Woodsman – Il segreto). Theo, il personaggio in You Should Have Left, inizialmente non è altro che un marito comprensibilmente geloso: sua moglie molto più giovane (interpretato da Amanda Seyfried) è un’attrice il cui ultimo progetto richiede alcune scene intime. La paranoia di Theo è già abbastanza grave, ma quando la coppia si trasferisce in un rifugio nel Galles, il protagonista incontra fantasmi, una topografia misteriosamente imprevedibile, e altri problemi. Kevin Bacon, indossa alla leggera i suoi 62 anni, è brillante e rilassato durante la conversazione. Nel film, al contrario, è nervoso e inquieto, e il suo aspetto giovanile mostra segni di corrosione. La sceneggiatura è disseminata di riferimenti agli anni del suo personaggio, al declino della virilità. “Riconosciamo fin dall’inizio che la moglie di Theo è troppo giovane per lui”, afferma lo sceneggiatore-regista David Koepp, che in precedenza aveva lavorato con Bacon nell’agghiacciante e sottovalutato Echi mortali… L’umiliazione di Theo è resa da Bacon in modo intenso nella scena in cui visita la moglie sul set. Viene scambiato per suo padre e poi se ne sta in giro con la troupe ad ascoltare i gemiti di sua moglie. “Quando David me lo ha detto, ho risposto: ‘È perfetto! L’unico giorno in cui ti presenti, tua moglie è nel bel mezzo di una scena di sesso!’ Quando visiti qualcuno sul set ti senti sempre persona non gradita. Sei sempre la ruota di scorta”. Anche per lei è così? “Se hai una relazione con un attore, impari abbastanza rapidamente che quando va a lavorare c’è un’intimità emotiva che non trovi in un normale ufficio”.

Kevin Bacon all’epoca di “Footloose”, 1984

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Bacon è entrato per la prima volta in un set all’età di 19 anni, per Animal House. “Ho sempre recitato solo per essere catapultato in tutto questo – persone, telecamere, gru, carrelli, walkie-talkie – sono rimasto letteralmente a bocca aperta, ma me ne sono anche innamorato”. La bolgia di Animal House si rifletteva anche a telecamere spente? “Era una situazione piuttosto travolgente, di sicuro”. Convinto che sarebbe diventato una star dopo quel film, Bacon lasciò il suo lavoro di cameriere a New York: se ne stette con le mani in mano mentre i mesi passavano senza offerte. Alla fine è tornato al lavoro grazie alle produzioni teatrali Off-Off-Broadway. Successivamente ha ottenuto un piccolo ruolo in Venerdì 13, dove il suo personaggio è ucciso da una freccia, che gli trafigge la gola, dopo un coito. Che tipo di attore era allora? “Incredibilmente presuntuoso. Non volevo accettare alcun tipo di consiglio. Anche se frequentavo la scuola di recitazione, c’era sempre una parte di me che pensava fosse una specie di perdita di tempo, perché ero convinto di sapere praticamente tutto quello che c’era da sapere sulla recitazione, la vita, l’amore e il mondo”.

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Per chiunque non abbia familiarità con i suoi primi lavori, Bacon ha recitato nel film A cena con gli amici (Diner) diretto dal suo amico Barry Levinson, ambientato alla fine degli anni ’50, uscito nel 1982. Interpretava il dolore interiore di un giovane che nasconde la sua vera intelligenza finché non è solo. Forse Bacon si sarebbe attaccato a più parti del genere se non avesse ottenuto il ruolo principale nel successo per adolescenti del 1984, Footloose, dove interpretava un ribelle in una città dove ballare era proibito. “Mi dicevano: ‘Farai successo, sei il ragazzo della porta accanto’… Però, non era quello che sentivo dentro, quindi ho lavorato duramente per essere tutt’altro che il ragazzo della porta accanto”. Ha vinto un premio al Off-Broadway Theatre poco più che ventenne per aver interpretato un truffatore drogato in Forty Deuce; Paul Morrissey, il regista underground e socio di Andy Warhol, lo ha diretto nella versione cinematografica. “È stato strano. Definirlo ‘anticonformista’ sarebbe un eufemismo”. E poi? “Poi ho avuto il vero successo con Footloose”. Lo dice come fosse una tragedia.

Kevin Bacon e Sean Penn sul set di “Mystic River”, 2003

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Per sei anni o giù di lì, è stato letteralmente spiazzato mentre cercava di riconciliare l’attore che l’industria voleva che fosse con quello che sapeva di essere. D’altronde, Footloose lo aveva fatto emergere. “Quel film era una specie di anomalia”, dice. “Io sono, essenzialmente, un attore”. Per aiutare Hollywood a recepire il messaggio, ha chiesto all’influente Paula Wagner di rappresentarlo. Quest’ultima, i cui clienti includevano Sean Penn e Val Kilmer, era già una sua fan. Il primo e più radicale passo è stato presentarlo a Oliver Stone, che stava preparando JFK – Un caso ancora aperto. Recitare nei panni di Willie O’Keefe, il prigioniero gay caratterizzato dalla frase sarcastica (“Non sai un caz*o perché non sei mai stato fot*uto nel culo!”) è stata, lo ammette, la svolta nella sua carriera. “JFK mi ha dato la possibilità di prendere ciò che avevo imparato come attore teatrale e metterlo sullo schermo”, dice. Da allora Kevin Bacon è apparso in film prestigiosi (Codice d’onore, Apollo 13, Mystic River) e allegramente trash (Sex Crimes – Giochi pericolosi, L’uomo senza ombra) così come in successi casuali (X-Men: L’inizio). Recentemente, è stato un agente corrotto dell’FBI nella serie televisiva City on a Hill. Non è mai stato nominato per un Oscar, nonostante lo abbia lambito con The Woodsman – Il segreto. Non che Bacon si lamenti. “Tutto quello che ho sempre voluto era non essere etichettato”. Ha realizzato il suo desiderio: nessuno probabilmente lo scambierà per il ragazzo, o il 62enne, della porta accanto.

Ryan Gilbay

*L’articolo è uscito in origine su “The Guardian”; la traduzione è di Caterina Rosa

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