24 Agosto 2018

Il cinema non è nato con i fratelli Lumière, ma con una bella donna che ci stava a farsi spogliare e toccare. Barbara Costa senza limiti nell’illecito cinematografico

Che il cinema sia nato col treno dei fratelli Lumière è la versione ufficiale, il passo successivo è stato trovare una bella donna che ci stesse, a spogliarsi, toccarsi e farsi toccare, fino in fondo. Non lo affermo io, ma Jean-Luc Godard, da qualche parte nel suo sterminato Histoire(s) du cinéma, dove la sua voce accarezza immagini di sesso cinematografico le più esplicite, compreso un pissing in bianco e nero, una donna degli anni ’20, presumo dalle sue vesti e capelli cortissimi, sotto due gambe aperte, a ricevere a bocca spalancata il caldo gettito, deliziata.

Umberto Barbaro andava al cinema per istruirsi, Ennio Flaiano “per dimenticare quel poco che so”, un 12enne Woody Allen per vedere, almeno sullo schermo, la sua prima donna nuda. E tu, cosa vuoi vedere in un film? Quanto sei disposto a concedere? Quanto la tua decenza a tollerare? Godresti nel vedere la Madonna nuda? Che si masturba? Sì, proprio lei, Maria di Nazareth, che apre le gambe al ginecologo – e a noi che la guardiamo sullo schermo – per farsi confermare la gravidanza. A imene intatto. Maria che mentre il suo pancione cresce non si fa toccare ma si tocca lei, il suo corpo nudo, esposto, riempito dalle sue dita acerbe fino al godimento totale, supremo. È quel genio demoniaco di Godard ad aver girato tutto questo, sublimando la Madonna nel candido corpo di una moderna adolescente dalla vita semplice, masturbazione e scazzi con Giuseppe compresi. Non ha mai fatto sesso, il suo corpo è vergine e ha in grembo il figlio di Dio: sul set Godard si apparta con l’attrice (sua amante durante le riprese) e la mette nuda sul letto, nuda nella vasca da bagno, coperti solo i seni dai suoi capelli scuri, e con la telecamera si sdraia sul suo corpo, lo percorre tutto, più volte, non c’è intimità più violata di quella di Myriem Roussel in questo Je vuos salue, Marie, film capace di eccitare, imprimersi nella mente, come nessun video porno mai.

Sempre Godard poi i figli li fa crescere, e in Due e tre cose che so di lei quella carne innocente la manda all’asilo, e lì c’è un uomo, al contempo portiere e mezzano. Lo stesso appartamento è scuola materna e casa d’appuntamenti, i corpi dediti alla lussuria son debitamente separati da quelli della prole, ma non all’occhio dello spettatore, che vede e sa. Ripeto: fin dove puoi guardare? Fino al bambino cresciuto, diventato ragazzo, e poi uomo, che scopa la madre? Quale vuoi, quello edipico di Pasolini, e la Mangano è tentazione pura, la scena del primo coito, se non erro un normale, fidato missionario, è girato con l’inquadratura fissa sul viso di lei, il suo corpo che riceve il sesso del figlio, a goderne. Giocasta non sa che è carne sua, tu che la guardi languido sì. Ma se non ti basta Pasolini, se ti sta antipatico poco male, c’è chi ha fatto peggio, o meglio, dipende dai punti di vista, comunque nell’incesto c’è andato giù di brutto, e lo sai chi è stato? Una donna, Helene Terrie, che l’ha scritto, insieme a un uomo, Kirdy Stevens, suo marito, che l’ha diretto. Bisogna essere dei cinefili spinti, dei pornografi seri, per conoscere Taboo, film tra le gemme del cinema porno. Quello di un tempo, quello dove andavi nelle sale a mirarlo, quello che oggi compri su Amazon e soci. Insomma, facciamo Taboo, facciamo scopare una 45enne insoddisfatta col figlio, scendiamo negli abissi e facciamo sesso proibito oltre ogni limite. Taboo è discesa nell’orrore dei piaceri. Tu che guardi sai che i due a letto non sono certo madre e figlio, lo sai ma tanto il tuo cervello è già andato, perso tra la lussuria e il peccato. Quei due corpi avvinghiati violano ciò per noi occidentali più sacro, e per questo i nostri occhi ne rimangono incollati, la mente in subbuglio, il resto del corpo alterato, ma caldo. Se interrogati neghiamo, condanniamo, poi se solo apriamo XVideos, ci tuffiamo su milf e gilf che scopano sons and daughters. “FamilyStrokers” è stato mesi in testa alle classifiche di Pornhub come video più guardato: incesto tra patrigno e figlia 20enne. 8,2 milioni di visualizzazioni in una sola settimana, per dei corpi nudi, ansanti, ripresi in ogni incastro possibile, ma ad eccitare non sono quei corpi, quelle lingue e mani che frugano dove più è illecito, ma la finto-consanguineità profanata. Oltraggiata. Cinematograficamente dissacrata. Ti turba di più la scena della figlia accoccolata nel lettone tra mamma e papà, o la scena iniziale, quando sono tutti e tre a tavola, a mani giunte, pulite, a pregare?

Barbara Costa

 

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