21 Settembre 2018

I Ferormoni hanno firmato uno dei dischi più belli degli ultimi anni. Li abbiamo intervistati tra estasi, elettronica, Amelia Rosselli e Garbo

I Ferormoni – cioè, Tommaso Crisci e Monica Marini – non hanno eguali in Italia. L’ho già affermato e lo riaffermo a muso duro. Sono coraggiosi; la loro musica non teme alcuno scontro. E il loro esordio, Un segno più forte, è uno dei dischi più belli degli ultimi anni italiani.

Come e quando è nato il progetto Ferormoni?

Tommaso: “Abbiamo creato Ferormoni nel 2014, quasi senza accorgercene; è nato come una sorta di scherzo, una scommessa quasi impossibile da vincere. Il progetto ha mosso i primi passi tra disordini e distanze geografiche colmate da una grande affinità artistica che si è stabilita in modo immediato tra noi. La curiosità, la voglia di infrangere le barriere tra la poesia e la musica, la passione viscerale sono stati gli ingredienti che hanno permesso che vivesse e crescesse fino ad oggi”.

Monica: “Inizialmente è stato un lanciarsi in una serie di sperimentazioni sonore e poetiche sul filo del rasoio, senza avere un’idea precisa di cosa sarebbe potuto scaturire dal nostro connubio. Sia io che Tom abbiamo dovuto quasi spontaneamente imparare una dimensione creativa del tutto nuova: lui a scrivere musica per la lettura delle mie poesie e io a leggere parole in brani che avevano una struttura ben precisa”.

Tommaso: “Andando avanti è venuto fuori questo strano essere, il nostro primo CD che abbiamo chiamato Un segno più forte: un calderone di emozioni, umori, turbamenti, estasi, rumori elettronici e tango, ritornelli cantati (con e senza parole) e poesia detta tra i denti con dolcezza spietata”.

FerormoniI vostri punti di riferimento. Le vostre stelle polari, per così dire. Le fonti di ispirazione e i modelli. Una domanda che mi preme, perché la vostra proposta musicale – unire letteratura alta e musica elettronica, in chiave dance o sperimentale – a oggi non ha paragoni in Italia.

Monica: “Le mie “stelle polari” sono piuttosto eterogenee. Le prime armi poetiche sono state influenzate dalla musica e dalla scrittura di artisti come Nick Cave e Fabrizio De Andrè. A seguire sono passati in tanti, da Sylvia Plath ad Amelia Rosselli, da Antonio Machado a Bukowski”.

Tommaso: “Il mio travagliato percorso musicale è costellato da una miriade di artisti di ogni genere che mi sono piaciuti; quelli che mi hanno fatto veramente vibrare l’anima sono legati al periodo di fine anni ’70 e gli ‘80: Tuxedomoon, Cure, Television, Talking Heads, Echo & The Bunnymen potrebbero essere validi esempi. Ho amato molto anche classici come Doors, Pink Floyd e i Beatles – questi ultimi soprattutto nel periodo psichedelico. Tuttavia, se dovessi legare questo discorso a Ferormoni, penserei più a Garbo e Subsonica per gli umori elettronici, ai Baustelle per certe atmosfere surreali e ai Gotan Project per il palese background latino presente in molti pezzi”.

Un segno più forte, il vostro disco appena uscito, ha il suo punto di forza nella produzione. Un lavoro certosino per quanto riguarda arrangiamenti e soluzioni sonore; incredibile, se si pensa che il disco è autoprodotto e senza nessuna grande etichetta alle spalle. Qual è stato il lavoro produttivo? Come è avvenuto?

Monica: “Il periodo in cui nacque questo progetto fu per noi davvero molto intenso come emozioni e morbosa curiosità di ricercare, di provare se le poesie su brani strutturati potessero funzionare. La distanza geografica ci costringeva a inviare il materiale via e-mail, ma non fu mai un problema. Ricordo che Tom mi mandava la traccia musicale e io registravo la mia voce con il cellulare e gliela rimandavo. Veniva fuori una sorta di voce inscatolata, lo-fi che ci impressionò e ci piacque da subito. Ma lo capimmo per bene quando per la prima volta Tom provò a mettere insieme la musica di Tenera è la notte, brano di apertura dell’album, con le mie parole: rimanemmo sbalorditi, tant’è che in molti pezzi del CD (Lovers in Hotel, Spaccami il Monitor, Tangata) lasciammo la voce registrata da me a Bologna con il telefonino, aggiungendo qualche minimo effetto ed accorgimento tecnico. Gran parte del lavoro è stato svolto così”.

Tommaso: “Ho prodotto questo disco senza pensarci. Quasi senza accorgermene. Eppure io e Monica abbiamo macinato anni di lavoro, andando dritti e senza tentennamenti. Perché ci piaceva molto quello che stavamo facendo, era passione allo stato puro, senza minimamente preoccuparci se tutto questo avesse avuto un futuro e l’eventuale gradimento da parte di qualcuno. Mezzi molto semplici: il disco è stato registrato nel nostro studio casalingo, mettendo insieme, su un programma multi-traccia digitale, tutte le registrazioni telefoniche di Monica, i miei arrangiamenti, le linee melodiche, i suoni strani e gli umori di quei tempi sparpagliati. Ricercavo i suoni e le melodie, traendo ispirazione dal singolarissimo modo di leggere (e di scrivere) di Monica. Mi sono occupato anche del mixaggio. La fase finale di mastering abbiamo invece preferito affidarla a mani esperte ed è stata effettuata da Andrea “Jim” Ravasio al Frequenze Studio di Monza”.

Il video ufficiale di Armi di Distrazione di Massa, che potrei classificare come il primo “singolo” tratto dall’album. Raccontatemi un po’ di questo pezzo e di come sono nate le idee per realizzarlo.

Tommaso: “Armi è, secondo noi, è uno dei brani più musicali del CD nel senso più stretto del termine. Si discosta infatti molto dall’idea poesia-musica diventando un brano di stampo rock-elettropop, pur mantenendo, nella telefonata e nelle strofe iniziali, il parlato tipico di Ferormoni. Il testo (di strofe e ritornello) è stato da me scritto in una giornata uggiosa di fine ottobre del 2013 e li è rimasto nel cassetto per molti mesi. Monica invece si è occupata della parte centrale in cui c’è la telefonata tra l’utente medio e l’uomo che c’è dietro ai bottoni della sfavillante e spaventosa macchina dei media odierni. Il testo è molto esplicito: parla, in modo ironico ovviamente, di come certi canali informativi vogliano ucciderci mentalmente e psicologicamente. Ci distraggono dalle cose importanti, con notizie che oscillano, tra orrore e angoscia, tra la banalità e l’amore come oggetto di consumo. Il video? Girarlo è stato esilarante! Uno spazietto 2 metri per 2, davanti a un muro completamente bianco. In realtà a me sulle prime veniva da ridere ed ero quasi rassegnato a pensare che girare e montare un video da soli sarebbe stato al di sopra delle nostre possibilità. Invece, come al solito, la passione e il grande divertimento ci hanno subito fatto venire qualche idea. Prendemmo un vecchio televisore e un telefono démodé per mettere in scena la telefonata, qualche faccia attonita e sottotitoli per i versi più importanti”.

Monica: “Non riuscivamo a smettere di ridere mentre tentavamo di mettere insieme un barlume di scenografia che avesse anche un minimo di coerenza con il testo del pezzo. Alla fine, in effetti, il televisore sullo sfondo e quel vecchio telefono kitsch ci hanno fatto capire quale poteva essere la direzione giusta e siamo riusciti a raggiungere un bel risultato, considerato che ci stavamo riprendendo e andando in scena da soli. Riuscire a seguire Tom non è stato facile: si arrampicava su una scala per fare riprese dall’alto, si contorceva sotto e sopra i tavoli; è stata comunque una cosa divertente e oserei dire pirotecnica”.

Testi e musica sono indivisibili nel vostro lavoro: nascono a priori o può capitare che si adattino poi alla musica? Cioè che nascano successivamente a una determinata melodia, a un certo refrain? Raccontate il vostro metodo compositivo.

Monica: “Non ci sono regole! A volte l’incipit parte dalla musica e a volte dalla poesia o dal testo. Per esempio Tenera è la notte, il brano d’apertura del CD, è nato partendo dai miei versi e successivamente Tom ha ideato la musica, cercando ispirazione da quello che le parole gli evocavano. La stessa cosa è avvenuta con Tangata e Nuda. In altri pezzi invece il metodo compositivo è molto simile a una sorta di brainstorming: per quanto riguarda Lovers in hotel, una storia rubata a due amanti, Tom aveva in mente il titolo e l’insistente riff musicale che accompagna tutto il brano. E ricordo che mi disse di provare a scrivere una storia partendo da questi soli due elementi”.

Tommaso: “Anche Sentimento Nudo è nato più o meno così, anche se il processo è stato in questo caso il contrario: io avevo già quasi tutta la musica, con strofe e ritornello cantato e Monica ha poi aggiunto tutte le altre parole. Comunque è proprio così: non è facile raccontare come nasce uno dei nostri pezzi. In genere è come un dialogo, una escalation di emozioni che procedono in obliquo, a ritroso, tra grandi accelerazioni in avanti e brusche frenate. Questo per dire che il tutto può partire da un arrangiamento sul quale si sviluppa la musica, o viceversa da un’ossatura sul quale poi si costruisce tutto il resto”.

Progetti attuali e futuri?

Monica: “Per quello che ci riguarda, adesso il nostro obiettivo è di portare questo progetto dal vivo e presentarlo al pubblico. Infatti, anche se ci sono state serate memorabili come l’apertura al concerto di Garbo e Luca Urbani all’OFF di Modena in occasione del loro tour ‘Un graffio coerente’ , la nostra esperienza live è ancora molto esigua e, almeno secondo noi, dovrebbe crescere molto di più e affinarsi attraverso le esibizioni ai concerti. E devo dire che abbiamo constatato che (per ora) non è stata un’impresa facile, ma noi ce la metteremo tutta per farci sentire”.

Tommaso: “Produrre e pubblicare Un Segno più forte è stato per noi un traguardo che – ai tempi della nascita del progetto – nemmeno pensavamo di poter raggiungere. E invece ci siamo arrivati e con il minimo storico di contributi esterni. Ne siamo entusiasti e orgogliosi, ci siamo divertiti; ci siamo anche sfiancati macinando ore e ore tra mix, registrazioni e prove ed è stato anche un impegno economico non da poco. Nonostante questo, concordando pienamente con Monica sul suonare il più possibile ovunque, il progetto Ferormoni non si fermerà di certo al primo album. Ci sono bozze e demo di molti altri pezzi che non potevamo inserire in questo primo CD, ma sicuramente faranno parte del prossimo e del prossimo ancora”.

Gabriele Galloni

 

Gruppo MAGOG