25 Luglio 2019

Il Duce che abolisce il totocalcio e il Cristo della nostalgia: ecco perché non possiamo fare a meno di Morselli (e dobbiamo pubblicarlo a dovere). Luigi Mascheroni intervista Fabio Pierangeli

Fabio Pierangeli, italianista dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, è tra i massimi studiosi di Guido Morselli. Se Linda Terziroli pubblica ora la prima biografia del grande scrittore “postumo” (Un pacchetto di Gauloises, Castevecchi, 2019), Pierangeli ha dedicato a Morselli numerosi saggi e altri ne ha ospitati sulla rivista che dirige, “Mosaico italiano”.

Professor Pierangeli, Frederika Randall lo scorso anno ha tradotto negli Stati Uniti “The Communist”. E deve uscire anche “Dissipatio HG”. Sembra esserci un risveglio di interesse per Morselli fuori l’Italia. E da noi? Dopo l’esplosione, anni fa, del ‘caso Morselli’, oggi è ancora letto, venduto, studiato?

Dalla sua “provincia” di Varese, Morselli, avendo molto viaggiato da giovane, è stato un autore perennemente in ombra, per i noti rifiuti editoriali, ma capace di guardare alla scena europea come pochi autori italiani. La odiata e amata Svizzera, tempio opulento del denaro, forniva un altro teatro interessante su cui guardare i destini del Vecchio Continente dopo le due Guerre Mondiali. La letteratura francese e anglosassone facevano sicuramente parte del suo vastissimo e dottissimo bagaglio culturale in misura anche maggiore della cultura italiana. Nella sua biblioteca personale, conservata nel Fondo Morselli della Biblioteca civica di Varese, pochissime le presenze degli autori italiani a lui contemporanei. Se probabilmente li aveva letti, non si sentiva di appartenere a nessuna famiglia, tantomeno a correnti poetiche, come si evince nel corposo saggio inedito sull’ermetismo. La fortuna all’estero andrà incrementandosi con queste iniziative editoriali, una specie di risarcimento postumo per uno scrittore felicemente dinamico per stile e contenuti, quanto fedele a tematiche di fondo. Per quanto riguarda l’attenzione per i libri di Morselli in Italia, non ho statistiche di vendite, ma sentendo insegnanti e colleghi universitari mi pare di poter affermare che l’interesse per Guido Morselli non diminuisce nel nostro Paese, specialmente presso i giovani. La bibliografia in rete di uno tra i migliori studiosi di Morselli, Domenico Mezzina, lo attesta. Per esempio alle riunioni annuali degli Italianisti, nelle sessioni animate da dottorandi e giovani studiosi, trovo sempre un intervento sullo scrittore di Varese-Gavirate. Segnalo, ad esempio, la tesi di dottorato di Stefano Tieri all’università di Chieti, relatore un altro appassionato studioso di Morselli, Andrea Gialloreto, proprio su Il comunista, di cui ne è uscita una sintesi sulla rivista che dirigo Mosaico italiano, marzo 2019. La forte eticità, e nello stesso tempo la sua avversione a pensieri professionistici e granitici lo rendono autore capace di parlare al presente, anche se il suo messaggio richiede molta attenzione, celato in una innata capacità camaleontica, in equilibrio tra ardimento strutturale innovativo (Gialloreto lo inserisce nei “cantieri” dello sperimentalismo) e stile tradizionale. Morselli si definiva un dilettante, per certi versi ingenuo, per altri scaltrissimo. Pieno di curiosità, scriveva lettere memorabili su questioni letterarie e di attualità, spesso senza ricevere risposte.

La cosa sconcertante è che in Italia non siano ancora uscite le opere teatrali. A che punto è l’edizione di questi testi? Perché non vengono pubblicati? Ha un’opzione Adelphi?  In che cosa consiste esattamente il corpus degli scritti teatrali di Morselli?

Il teatro di Guido Morselli è un palinsesto della sua opera, un “riepilogo degli uomini” come amava definirsi. L’interesse per la drammaturgia non è sporadico, lo accompagna dal 1943, il testo giovanile Tempi liceali, al 1968, concentrandosi con la maggior parte della scrittura delle opere a metà degli anni Cinquanta. Vi troviamo il gusto per la storia, dove ritrovare, in episodi minori, comportamenti tipici degli esseri umani davanti al potere, Cesare e i pirati, grandi personaggi colti nell’intimità della vita personale, sotto forme ironiche e metateatrali, Marx. Rottura verso l’uomo, riflessioni sulle ideologie, rispetto alle aspirazioni private, L’amante di Ilaria, la continuazione drammaturgia e perfettamente costruita del racconto Incontro con il comunista. Menzione speciale per Il Redentore, di cui, al Fondo Morselli di Pavia si conservano stesure manoscritte piuttosto complicate, specie per il finale, su cui, probabilmente Morselli non aveva trovato una soluzione convincente. Ma l’argomento è suggestivo, più morselliano che mai, come spesso abbiamo discusso con la Terziroli. Una figura cristica, di santo eretico, rinchiuso dai nazisti in una clinica in Westfalia, nel periodo funesto dell’Aktion T4 (lo sterminio dei malati di mente, dei disabili, dei malati che anticipa quello degli ebrei) predica la pace e l’uguaglianza, il primato della carità, tenendo testa ai gerarchi e alle autorità ecclesiastiche succubi del nazismo. Forse ancor più significative alcune sceneggiature pensate per il cinema, di cui ho parlato nel mio libro Sulla scena (inedita) di Guido Morselli, Il secondo amore e È successo a Linzago Brianza. Una consistente parte del Diario, rispetto all’edizione “storica” a cura di Valentina Fortichiari a cui si deve la pubblicazione presso Adelphi delle opere di Morselli, rimane tuttora inedita e ne sappiamo pochissimo. Nel Fondo Morselli al Centro Manoscritti dell’Università di Pavia ci sono ancora alcuni racconti inediti, saggi, prove di romanzo, l’introduzione e la traduzione de Il gioco dell’amore e del caso di Marivaux pensato per la radio, lettere a editori, personaggi della cultura e del teatro e saggi di argomento religioso, in particolare il primo e il terzo volume della trilogia Fede e critica, Filosofia sotto la tenda e, il bellissimo, a mio modo di vedere, Due vie della mistica in cui, nella prime pagine, si descrive nel Cristo storico, il vertice della carità, come la ritroviamo ne Il Redentore e in Dissipatio H.G, nella figura, reale e simbolica, del medico Karpinski, proprio quello che si attende per fumare insieme le Gauloises, ricordate nell’evocativo titolo della Terziroli. L’ascensus e il raptus, ovvero le due vie della mistica, nascano da un rimpianto, da una nostalgia: Gesù ha vissuto pochi anni con gli uomini. Il suo modo di incarnare la carità rimane unico e inimitabile. Sul versante degli inediti religiosi ha scritto pagine significative in due libri Paola Villani. Ho presentato un progetto alla Adelphi per la pubblicazione delle drammaturgie inedite, concordato con gli eredi, in particolare con la signora Loredana Visconti, ma fino ad oggi non ho ricevute risposte concrete.

L’anno scorso, in occasione dei duecento anni dalla nascita del filosofo di Treviri, è andata in scena a Varese l’opera “Marx rottura verso l’uomo”. Il personaggio creato da Morselli è modernissimo: in pantofole che annega tra i manoscritti delle pubblicazioni… E poi c’è l’opera “Cesare e i pirati”, tra scappatelle di Cesare e un Mussolini un po’ inedito… C’entra anche il totocalcio. Come mai Morselli subisce il fascino dei grandi uomini di potere?

Ha toccato un argomento effettivamente molto interessante e di cui, mi sembra, la critica non abbia troppo insistito. Tra gli altri inediti (parzialmente proposto su riviste e giornali) ancora in stato di abbozzo, spicca Uonna, sulla parità dei sessi e su quella che oggi chiameremmo problema dei gender. In Morselli, raffinato corteggiatore, è presente una parte femminile non trascurabile che, forse protende, e nello stesso tempo, respinge, l’uomo forte. Ha perso da giovane l’amatissima madre, e con il padre non ha avuto un rapporto particolarmente felice, dati su cui ha molto riflettuto Terziroli. La storia dell’innamoramento di Purha, figlia dello stato libero dei pirati, per Cesare ne è la prova. Il divertente Marx metateatrale della commedia messa in scena non ha i caratteri forti del pensatore di Treviri e nell’ultima scena si trova a rimpiangere il passato con un altro personaggio, emissario di Bismark, messo da parte dalla crudeltà della storia. Cose d’Italia, il soggetto per una drammaturgia o anche per un film che, con il gusto di Contro-passato prossimo, riscrive realisticamente l’ascesa e la caduta di Mussolini, influenzata dalle figure femminili e dalle infide spie inglesi è, effettivamente, esilarante. Dopo aver resistito a vari attacchi politici, a causa di dubbie decisioni suggerite dalle “sue” donne, il Duce viene travolto e costretto a fuggire per aver voluto abolire il totocalcio e chiudere i bordelli. Se può esserci il fascino dei grandi uomini di potere, Morselli ha la capacità di vederne il ridicolo, di far cadere, anche dinanzi ai suo stessi occhi, la luce ambigua del potere.

Luigi Mascheroni

*Una versione ridotta di questa intervista, edita per gentile concessione dell’autore, è stata pubblicata su “il Giornale”, domenica 21 luglio 2019

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