27 Aprile 2018

“E riuscimmo e riveder le stelle”: Antonella Vallenari su Gaia, il progetto che rivoluzionerà l’astronomia

Le stelle sono dei chiodi. Ci inchiodano alla nostra ‘terrestrità’. Le stelle generano e fagocitano i miti, sono l’elusiva certezza che siamo di carne, che siamo vivi (così Dante, nel suo viaggio spirituale e astronomico, ha bisogno di ‘riveder le stelle’). Alle stelle – lontananza conficcata nelle viscere – confessiamo ogni cosa, come a un dio dai molteplici occhi. Fuor di retorica. Gaia è, nell’abbecedario mitico, la terra, mamma dei Titani e degli dèi olimpici. Più semplicemente, per l’Esa, che sta per European Space Agency, Gaia significa Global Astrometric Interferometer for Astrophysics, ed è un satellite. Il satellite, partito nel dicembre 2013, sta dando dei risultati davvero ‘stellari’. Il suo compito, giudicato “ambizioso”, infatti, è quello di cartografare la galassia, “creare una mappa in tre dimensioni della Via Lattea, rivelando il processo di composizione, formazione ed evoluzione della galassia”. Al momento – la notizia è stata data con un certo, comprensibile entusiasmo – Gaia ha censito “con misurazioni ad alta precisione circa 1,7 miliardi di stelle, rivelando dettagli finora inediti della nostra galassia”. Per capire cosa s’intenda con “alta precisione” Antonella Vallenari, astronomo per l’Inaf presso l’Osservatorio Astronomico di Padova, e tra i responsabili della ‘missione’ Gaia, spiega che l’intelligenza del satellite “è tale da riuscire a misurare il diametro di una moneta da un euro sulla Luna”. Ora. I dati radunati da Gaia, “che si basano su 22 mesi di rilevamenti in cielo… dal 25 luglio 2014 al 23 maggio 2016”, sono fondamentali “per indagare la formazione e l’evoluzione della nostra galassia”. Insomma, la galassia è sempre la stessa ma non sarà più come prima: da oggi ne abbiamo una conoscenza assai più raffinata. Gli astronomi, alla luce della scoperta, cominciano già a vedere le stelle. “Le osservazioni raccolte da Gaia stanno ridefinendo le fondamenta dell’astronomia”, ha detto Günther Hasinger, direttore delle attività scientifiche in Esa. Ovviamente, sui numeri interstellari bisogna star quieti. Quasi 2 miliardi di stelle ci pare una cifra ‘astronomica’. Ma comparata alla realtà celeste, è microscopica. Le misurazioni di precisione, infatti, riguardano “circa l’1% della popolazione stellare della galassia”. Basta questo, però, a far dire alla Vallenari che “stiamo inaugurando una nuova era nell’archeologia galattica”. Ragion per cui, m’è parso necessario contattarla. Così, mentre mi tuffo nel fango stellare sulla navicella del mio piccì, facendo una gita nei recessi di quella eterea luminosità, penso a Giovanni Pascoli, il nostro poeta-astronomo. Ne Il ciocco parla delle “solitarie Nebulose”, del “folgorio di Vega”, di “Altair, Algol”, e di “Pleiadi, Carri, Corone”, con fosforescente apocalisse, evocando “una cripta di morti astri, di mille/ fossili mondi, ove non più risuoni/ né un appartato gocciolio di stelle”. Secondo i poveri di cuore, la scienza rende arida la facoltà poetica: vedere le stelle vive e vere sullo schermo ammoscia la visione stellare della mente. Balle. Fare una gita nei precordi del progetto Gaia ispira perfino un pezzo di cemento. Ci sono mondi nuovi da colonizzare con il pensiero e con la scrittura, con la scienza e con la poesia.

Intanto. Quali sono gli effetti del progetto Gaia per gli studi astronomici? 

L’importanza del catalogo di Gaia risiede sia nella accuratezza delle distanze e delle velocità che nell’enorme numero di stelle che viene presentato. Questi dati rivoluzioneranno la nostra concezione delle stelle, della nostra galassia, la Via Lattea e delle galassie vicine. Grazie a Gaia possiamo costruire una mappa 3D della nostra galassia, vedere come le stelle si muovono e come si muovono le galassie compagne della nostra. Questo ci aiuterà a capire come la nostra galassia si sia formata.

E… per noi comuni mortali? Intendo: che ‘accesso’ può avere un comune curioso al progetto?

Il catalogo di Gaia è stato pensato per dare accesso a tutti. Mi spiego meglio: i dati di Gaia sono pubblici e anche un comune curioso può scaricarli dal catalogo. Non serve essere astronomi. Ci sono spiegazioni dettagliate on-line su come fare, ci sono strumenti di visualizzazione on-line dai quali si possono scaricare i dati direttamente. L’importanza della mappa di Gaia va oltre l’astrofisica e si estende anche alle telecomunicazioni, ai GPS e alla navigazione delle missioni spaziali nel sistema solare, dato che tutti i satelliti artificiali si orientano usando le stelle.

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Ecco a voi la galassia del Triangolo fotografata da Gaia: dista 3 milioni di anni luce dalla Terra

Lei ha parlato di “una nuova era per l’archeologia galattica”. Cosa significa?

Faccio alcuni esempi. Le stelle nella nostra galassia non si sono formate tutte allo stesso momento, ma a gruppi e in epoche diverse, secondo processi diversi. Con Gaia possiamo distinguere i vari momenti in cui i vari gruppi si sono formati e ricostruire questo processo nei dettagli. La Via Lattea è l’unica galassia nella quale possiamo farlo con così tanta accuratezza. Però questo ci aiuterà a capire anche come si sono formate le galassie più distanti. Gli astronomi pensano che galassie massicce come la nostra si siano formate assemblando galassie più piccole. Con Gaia possiamo trovare alcune di queste stelle forestiere che vengono da altre galassie, magari perché si muovono in modo diverso.

Perché è importante censire accuratamente le stelle? Come si misura la ‘posizione’ di una stella? 

Con Gaia riusciamo a censire un numero impressionante di stelle, senza paragone con mappe ottenute da terra, grazie alla alta risoluzione. La posizione di una stella si ottiene alla fine di una complicata elaborazione dei dati, ma in sostanza tramite la misura di angoli piccolissimi. La precisione di Gaia è tale da riuscire a misurare il diametro di una moneta da un euro sulla Luna.

Fino a che punto del cosmo siamo riusciti a numerare le stelle, fino a quale distanza?

Abbiamo misurato circa un centesimo delle stelle della nostra galassia. Sembra poco, ma è la prima volta che succede e ci fornisce una visione dettagliata di tutta la Via Lattea. Abbiamo visto stelle nelle galassie più vicine, come le nubi di Magellano, e Andromeda. Però vediamo anche oggetti molto distanti come i quasars, senza vedere le singole stelle, ma vedendo la luce complessiva della galassia che ci appare come un puntino luminoso.

Di solito le stelle sono quella meraviglia che ci fa sentire tanto piccoli. Ora siamo meno piccoli rispetto al cosmo? Intendo. Con quale sguardo lavora? Che stupore – ‘professionale’, immagino – si prova di fronte alle stelle, ogni giorno?

Da oggi la nostra comprensione del cosmo aumenterà, siamo meno piccoli, ma c’è ancora tanto da scoprire. Gaia sarà determinante. Lavorare su questo progetto è magnifico, siamo pieni entusiasmo come alla partenza per una fantastica avventura che non sappiamo dove ci condurrà.

Gruppo MAGOG