28 Agosto 2019

“Non credo nell’inferno, ma se è per questo neppure nel paradiso. E Giovanni Paolo II mi ricorda Reagan”. Intervista a Graham Greene, scrittore “ancora cattolico” a modo suo

Assioma. Hitler era un povero psicopatico, e qui la propaganda anni ’50 degli Alleati giocava facile. Ma era una benedizione, uno che immolava la Germania e la distruggeva: non a caso gli Alleati si fermano, strategicamente ignari, in Francia dopo Overlord e la lenta “campagna inutile” in Italia, perché stanno facendo tutto i sovietici ad Est, che poi chiederanno il conto. Hitler era semmai una risposta all’eterno quiz sul “come ti elimino il grande concorrente tedesco”. Per l’Italia, c’era il pericolo che una ottima Marina Militare gli soffiasse il Mediterraneo e, senza Mediterraneo, addio all’India e al mondo arabo, che erano i veri interessi di Londra. La seconda guerra mondiale, più che la prima, è stata la risposta, tecnicamente sbagliata, alla domanda: “come mi prendo il Medio Oriente”. E qui va letto, per entrare negli arcani del Servizio inglese, Puck il folletto di Kipling.

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Prima ipotesi. Il Servizio non si occupa del falso, come credono gli ignoranti, ma del vero ancora più vero. Chi crede alle fiabe può ritenere che non siano esistite sedi coperte dell’intelligence italiane che erano, in effetti, studi di notai. Con tanto di timbri legali, archivio, iscrizione all’albo, rogiti, motorini da trasferire di proprietà, insomma tutta l’immonda serie di supercazzole alle quali la legge costringe. È il vero che è un limite, il Servizio è la surrealtà. Mai la bugia.

 

Seconda ipotesi. La Gran Bretagna è un Servizio che detiene lo Stato. Ora molto meno, la sinistra ucciderebbe anche una ecatombe di buoi. Sarebbe da fare una histoire del Reparto L dei britannici, tra Greene, Maugham, Lawrence, Le Carré. Senza il Servizio non vi è vero Romanzo.

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Corollario della prima ipotesi. Vi siete chiesti perché James Bond sia un successo trasversale tra sessi e generi? Perché Ian Fleming proiettò, e qui sta il problema letterario, il suo Io nascosto in James Bond. Che era un uomo del Servizio interno della Marina, bello, successful con le donne, soprattutto se spie avversarie, brillante, esperto di vini e cibi (quello lo è un po’ anche il Servizio italiano) mentre lui era brutto, con pochissima figa, sempre un pochino timido e impacciato, ignorante di cucina come un vero britannico. In compenso, Fleming fu l’uomo del Servizio di Sua Maestà che riuscì a intortare i Servizi tedeschi con cadaveri british in uniforme e con indiscutibili documenti, credenziali, mappe. Che, infatti lui scriveva e descriveva con perfetta sicurezza.

Corollario della seconda ipotesi. La gloriosa tradizione inglese dopo la seconda guerra mondiale è passata ai loro cugini cafoni, gli americani e qualcosa si è salvato, qualcos’altro si è perso. Mentre nella galleria di scrittori inglesi del Servizio trovate un’infinità di busti e cammei, nella sezione americana c’è Arthur Goldberg e pochi altri. Con un piccolo aneddoto: Kissinger, oggi ombra di se stesso (ma in questo deserto di imbecilli un vecchio maestro come lui va benissimo) fu preso ai suoi tempi da Angleton, capo dell’OSS, poeta e italianista. Fu proprio Angleton a fare liberare Ezra Pound dal manicomio di St. Elisabeths, e sempre lui usava Kissinger per fare da interprete con i gerarchi nazisti che il Servizio USA intervistava.

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Conclusione.  Andare alle fonti letterarie e durevoli nel tempo del Servizio inglese, invece di leggere sulle colonne ‘serie’ i professori in toga che quando Greene morì nel 1991 lo infangarono (decadente, donnaiolo etc.) e oggi invece discettano di come e quando andò a Cuba sotto copertura, cercando gli slip della ‘sventola’ che lo accompagnava, senza dire delle note a piè pagina dei loro tomi dove recuperano il nome del gattino dell’accompagnatrice e altre amenità dello stesso genere (che leggete qui).

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Dimostrazione. Nel 2006 una piccola casa editrice affiliata a Oxford che stampava in India diede fuori i pezzi a contenuto cattolico di Greene. Il titolo era provocatorio: Articles of faith. Il libretto ha almeno un pezzo interessante, un’intervista del settembre 1989 fattagli dal giornale cattolico Tablet dove Greene postula Perché sono ancora cattolico. Divertitevi, ed evitate i bacchettoni della letteratura perché sono più pericolosi dei bacchettoni terra-terra.

Andrea Bianchi

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Intervista di John Cornwell a Graham Greene del 23 settembre 1989

Il sentiero per il cattolicesimo è spesso una ricerca di certezze più grandi, di autorità più evidenti. Cercavi questo quando ti sei convertito sessant’anni fa?

Ero molto più interessato dalle dimostrazioni teologiche. In quel periodo lessi un buon numero di libri teologici, pensavo che le dimostrazioni dei cattolici fossero più convincenti rispetto alle altre religioni.

Cosa ti influenzò?

Newman, von Hügel, Unamuno, insieme al libro di Frank Morrison del 1930, Chi ha sposato la pietra? Mi piaceva la spiritualità di Unamuno, soprattutto il suo volume su Cervantes, me lo godetti più del Chisciotte. E poi di lui amo Il senso tragico del vita.

Mi dicevi di aver molto da confessare della tua vita passata. Ma all’epoca credevi davvero nel peccato come vuole la teologia?

Mi è sempre dispiaciuta la parola ‘peccato’. Porta con sé come uno squillo professionale, dogmatico. Se dici ‘crimine’ non mi disturbi, ma ‘peccato’ ha un tono pretesco. Credo che uno possa fare qualcosa di ‘sbagliato’… e può anche essere sbagliato alla grande oppure poco sbagliato. Non mi è mai piaciuta la distinzione cattolica di peccati veniali e mortali. Di nuovo, dipende dalle conseguenze: certi errori all’apparenza piccoli possono provocare maggior dolore di altri errori, a prima vista grandi. Dipende dalle circostanze e dalle relazioni umane.

Credi negli angeli?

No, non ci credo.

Nell’inferno?

Non credo nell’inferno. Non ci ho mai creduto, ritengo sia contraddittorio. Si dice che Dio sia perdono, dunque è contraddittorio. Penso ci possa essere il nulla, e per altri qualcosa di cui saranno consapevoli. Ma nell’inferno non ci credo e avverto che il purgatorio sta già verificandosi in questa vita, non in quella futura.

E il paradiso?

Non riesco proprio a immaginarmelo. Se esiste, è un’entità che non so proprio visualizzare. La mia idea di paradiso è qualcosa di attivo, e non una felicità fatta di persone che abbiamo amato: una forma di attività dove potremmo influenzare le persone sulla terra… magari un paradiso dove preghiamo per influenzare qualcuno giù sulla terra.

Sono cambiate molte cose nella Chiesa da quando ti sei convertito nel 1926. Ora lei ti piace di più o di meno?

Non mi trovo per niente bene con la sua dottrina della contraccezione. Ritengo sia una pratica vitale per gli esseri umani. E nonostante la dottrina, cosa vedi? Un aumento di aborti, anche quando non sarebbero necessari. In ogni caso, se penso all’Africa e al resto trovo che la contraccezione e la pianificazione delle nascite siano necessarie. Poi guarda cos’è successo con Paolo VI, la maggioranza dei vescovi erano favorevoli alla contraccezione eppure lui li ha ignorati ed è andato avanti pur facendo notare che il fatto era suo personale, che lo si sarebbe potuto cambiare. Quindi mi trovo malissimo col papa attuale che vuole rinforzare le vecchie regole.

Hai mai incontrato Giovanni Paolo II?

Solo nei miei sogni, e temo non siano stati incontri molto felici.

Ma cos’ha di sbagliato?

Non penso che conosca il dubbio, non penso che dubiti mai della sua infallibilità. Mi ricorda un po’ Reagan. Sempre in televisione, eh? Un buon attore. E voleva fare l’attore da giovane. Ha bisogno di grandi folle o di qualche telecamera. D’altro canto Gorbaciov mi ricorda Giovanni XXIII.

Hai mai cercato di convertire qualcuno al cattolicesimo?

Semmai il contrario, ho tentato di prevenire la conversione di una persona cui tenevo molto. E… ci sono riuscito.

In pubblico sei rimasto cattolico, ti sei separato da tua moglie, per dire, senza mai divorziare. Però hai avuto relazioni intime di lungo periodo con altre donne.

Quelle relazioni furono di periodi abbastanza lunghi: 12 anni, 11 anni, 3 anni… 30 anni! E non erano cose da una notte e basta. Sono stato con donne per una notte sola, ma le mie amicizie sono state relazioni di una certa profondità, cose di cui uno tiene il senso negli anni.

Non trovi nulla di sbagliato moralmente ad aver avuto le tue bocca di rosa?

Dipende dal punto di vista degli interessati, se sono contenti in quel modo. Se vivo con una donna non mi piacerebbe avere una rosa nascosta, ma penso che dipenda dalla felicità delle persone coinvolte. (…)

A 85 anni forse pensi spesso alla morte.

Un mio zio è morto a 92 anni cadendo da un albero su cui si era arrampicato per tagliare un ramo secco. Lo stesso zio a 89 anni era sopravvissuto a una caduta sui binari della metropolitana. Sopravvisse, mi disse, standosene ben fermo. Aggiunse che l’interesse maggiore di quell’esperienza fu l’opportunità di osservare il treno della metro da un angolo del tutto nuovo. Penso sia l’ora per un drink.

Ma alla fine, cosa vuol dire per te la religione?

Penso che… sia un mistero. Un mistero che non può venir distrutto… nemmeno dalla Chiesa… un mistero, sicuro.

* traduzione italiana di Andrea Bianchi

**In copertina: Graham Greene (1904-1991) nel 1964

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