28 Luglio 2020

“Scrivere un romanzo è una grande avventura”. Ippolita Luzzo dialoga con Gianluca Barbera. Da Darwin a Magellano fino alla Lollobrigida tra gli astronauti

Sono responsabile dei libri che consiglio e aspetto il parere dei lettori con trepidazione. Figurarsi quindi la responsabilità di aver parlato in anteprima nazionale e fatto il primo video in libreria dopo il lockdown proprio per parlare del Viaggio dei Viaggi, caro Gianluca Barbera. Il 14 maggio scorso eravamo in libreria, di giovedì, con il libraio, io a far da madrina e lui da padrino al tuo libro in viaggio verso le librerie nazionali. Una grande emozione che, credo, avrai condiviso anche tu quel giorno. Raccontaci cosa vuol dire viaggiare stando fermi.

Da fermi o in movimento, si viaggia sempre con la mente. Due amici che fanno insieme lo stesso viaggio, in realtà compiono due viaggi differenti, vedono cose diverse, provano emozioni tutte loro. Se ripetiamo lo stesso viaggio cento volte, ogni volta noteremo cose diverse, proveremo sensazioni nuove. Se si è di buon umore, anche una passeggiata intorno a casa potrà risultare incantevole Se siamo giù di corda, anche il più meraviglioso dei viaggi ci risulterà penoso. Stando seduti, uno dei migliori modi di viaggiare è leggere un libro. Un altro, ancora più entusiasmante, è scrivere un romanzo. Provare per credere. Scrivere un romanzo è una grande avventura. Uno straordinario viaggio della mente. Scrivete, e poi mandate a me. Se il libro vale vi aiuterò a pubblicarlo.

Che bello! Quasi quasi ti prenderei in parola e ti manderei le mie epistole, se non fossi la prima a stroncarmi ferocemente. Così come sono la prima a riconoscere il valore di un buon libro senza il battage pubblicitario. Ricordo di aver amato immensamente il tuo Magellano e ne parlo ancora come se mi fosse accanto il suo Pigafetta e di aver voluto Marco Polo nelle scuole. Qui tu immagini proprio una scolaresca in gita e il viaggio si farà attraverso gli occhi dei ragazzi e del professore di storia ma sarà un viaggio sostenuto da una bibliografia che va dal Viaggio di un naturalista intorno al mondo di Charles Darwin fino a Melville, Conrad, London, Stevenson. Di queste letture che hanno arricchito il tuo viaggio però vorrei che ci parlassi tu.

Fin da ragazzo sognavo di scrivere un racconto sul modello de Lo scarabeo d’oro di Poe, il mio racconto perfetto. Ci ho provato diverse volte. Lo conosco a memoria, quel racconto. Nel secondo capitolo, c’è un consistente omaggio proprio a quel racconto. Il capitolo su Magellano è ispirato da un’altra opera di Poe, Le avventure di Gordon Pym, per atmosfera, paesaggi, personaggi. Il capitolo sull’allunaggio è scritto sulle corde di un racconto dell’età del jazz di Scott Fitzgerald, mi pare si intitoli La parte posteriore del cammello. Un altro libro che mi influenza sempre è Manoscritto trovato a Saragozza di Potocki. E poi Moby Dick, Cuore di tenebra, La linea d’ombra, Il richiamo della foresta, In Patagonia di Bruce Chatwin. Ma sempre e comunque, sopra tutti, L’isola del tesoro, il romanzo delle “pulite avventure all’aria aperta”. Insomma, per scrivere un romanzo vasto e totalizzante come Il viaggio dei viaggi ho attinto a tutto il mio immaginario esistenziale e romanzesco.

Grande curiosità ho verso i libri che hai citato; condivido la tua ammirazione per L’isola del tesoro, letto e riletto: siamo tutti con Jim, nascosti ad ascoltare i pirati e a guardare la mappa. Il capolavoro di Stevenson rimane nel nostro immaginario e per questo il tuo Viaggio da subito ha attirato la nostra attenzione e ci sentiamo dolcemente guidati quasi come alunni. Saranno alunni come i ragazzi del professore Terranova a conoscere avventure come quella di Bolzoni e poi come quella sulla luna… Cosa vorresti dire a questi liceali che hai scelto come classe ideale? Cosa possiamo dire alla scuola?

Spero che Il viaggio dei viaggi sia letto nelle scuole, dai ragazzi, è anche per loro che l’ho scritto. L’anno scorso, le presentazioni che sono stato invitato a fare nelle scuole sono state le più entusiasmanti. Gli studenti avevano letto i miei libri e il confronto con loro è stato stimolante. Anche io sono stato ragazzo, come loro, e non l’ho dimenticato. Perciò riesco ancora a capirli, almeno credo. Speranze, dubbi, incertezze, paura del futuro, ma anche aspettative. E le loro identità che si stanno formando. Ricordo tutto, e sono dalla loro parte. Sempre. Non temano di affrontare il mondo, anche se non è perfetto, nonostante tutte le difficoltà. Per chi lo sa vedere, ci sono anche una infinità di cose belle, come l’arte, la letteratura, le amicizie, l’amore, i viaggi, insomma: il mondo nella sua interezza, e non per vedute parziali

Sì, sono d’accordo con te e chiudo lasciando a te la chiusa, con l’entusiasmo e la domanda di Tommaso, tuo lettore fedelissimo: “La cena degli astronauti dalla Lollo si è svolta proprio così?”. Curiosità immensa e racconto felicissimo. Sembra proprio di essere a casa della Lollobrigida.

Se volete conoscere la verità sulla cena in casa della Lollo, leggete la sua autobiografia. Ma non credo che vi divertirete come leggendo la mia versione. Buona lettura a tutti.

Ippolita Luzzo

In copertina: Robert Louis Stevenson in un ritratto di John Singer Sargent, 1887

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