20 Marzo 2020

“Perché non si compie una volta qualcosa di insolito, fosse pure soltanto tagliare il filo al venditore di palloni?”. Ricopriamo Georg Heym, lo scrittore ribelle che morì nel ghiaccio

Ci sono questi nobili avventurieri della Giometti & Antonello di Macerata che si firmano solo come Gli editori, essenzialmente antibarocchi, che però hanno dato vita a un sortilegio del genere: ripubblicare i saggi di Ferruccio Masini sull’espressionismo (da vent’anni Adelphi lo lascia in salamoia); affondare la lama nel costato tedesco prima dell’effusione del Terzo Reich (ristampando le lettere editoriali di Kurt Wolff); ridare dignità a Wilcock mentre tasta da rabdomante il terreno di Finnegans Wake. Tutti libri in formato da quadernone e anche economicamente accessibili. Per dire, un romanzetto Einaudi lo pagate di più di Giometti & Antonello che stampa Arsenij Tarkovskij, la Pizarnik che avete imparato a conoscere e tanto Mandel’stam.

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Questo per andare sul liscio. Poi a catalogo c’è qualche frisson snob (Debord, Prevel) che tiene sveglia l’attenzione dei dormienti. Nel complesso, un’operazione prodigiosa che titilla il mio amor proprio di germanista mancato.

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Mi fanno rimbalzare nelle mani la patata bollente Il ladro. Novelle di Georg Heym. Per la storia, lui fu uno dei talentuosi nati negli anni Ottanta in Germania e appartiene a una generazione foltissima: Spengler è del 1880, Heym e Benn dell’86, Trakl dell’87 e Heidegger dell’89. Hanno tutti quanti gli stessi problemi, e ci consentono di usare la generazione come nucleo problematico. Rilke che è del ’75 già aveva un altro percorso…

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In particolare Heym, leggo nella nota editoriale, è il più attiguo ad una idea di letteratura come insorgenza del vitale contro il tedio del giogo storico. I suoi personaggi sono sempre al limite tra tenerezza e crudeltà, anelito e volontà di distruzione, nevrosi e tentazione di esistenza.

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Mi domando come sia morto nel 1912, sui 25 anni, questo baldo giovane. Mezzo suicida come Trakl in ospedale? Assolutamente no. Morì annegato nell’acqua ghiacciata tentando di aiutare un amico caduto mentre pattinavano. Fu una morte ottocentesca per un uomo che come Otto Dix cercava di prefigurarsi il caos novecentesco scrivendo novelle dai titoli poco misteriosi: DissezioneGionataLa nave. Titoli generali e quasi astratti ma emblematici di un sentire comune.

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Goethe, tanto per onorare ancora la letteratura tedesca, disse una volta che un uomo ritratto a 30 anni avrà per sempre 30 anni. Goethe aveva in mente le litografie e soprattutto l’entelechia – l’unità che rende com’è l’individuo: un unico, ineffabile.

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Heym che se ne va a 25 anni avrà per sempre 25 anni. Per questo è stato accostato all’aureola mistica di gioventù bruciante di Büchner morto a 24 anni.

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Strappo questa citazione di Heym da Pomeriggio. Contributo alla storia di un ragazzo. “Giunse alla panchina dove a avrebbe incontrato la sua piccola amica; non c’era ancora. Ma era troppo presto. Mancavano ancora dieci minuti. Probabilmente doveva ancora finire il suo caffelatte, sicuramente la mamma non l’aveva ancora lasciata uscire. (…) La sua passione lo trascinò verso quella poltrona di vimini dove a mezzogiorno aveva ricevuto il bacio, come una piccola barca che la tempesta getta spietata su uno scoglio. Forse era seduta là. Era la sua ultima speranza. Passò strisciando fra le sdraie, sempre più vicino. Dalla cima dell’ombrellone una bandierina rossa sembrava chiamarlo. (…) Era lei, seduta in grembo a un ragazzo. Il giovane voltò a sé la testa di lei e le diede un bacio, poi la lasciò di nuovo. (…) Cominciò a correre passando fra le sdraie e la gente. E mentre correva gli venne in mente che aveva già corso una volta così, a mezzogiorno, quando era stato tanto felice. Allora l’angoscia lo sopraffece. Fuggì arrampicandosi sulle dune. Lassù si gettò a terra, col viso fra gli steli. L’avena marina si piegava sopra la sua testa come un bosco, ronzando vennero un paio di libellule. E quella fu la prima volta nella vita del ragazzo che in un solo giorno aveva bevuto dal calice della felicità e da quello del dolore, lui, che era condannato a lasciarsi scuotere ancora molte volte dagli estremi di tormenti senza fondo e di felicità selvaggia, come un vaso prezioso che deve passare attraverso molte fiamme roventi senza incrinarsi”.

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Comunque sia, accanto a questo tepore del cuore, a questa Schwaermerei che in Germania è sempre e ancora moneta corrente, ci sono racconti più affilati ed esaltati come Dissezione che sta all’incrocio tra la Carogna di Baudelaire e Morgue di Benn che è appunto del 1912.

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Già. Benn che spreme cadaveri, studia le sifilidi e si fa i trip sentimentali insieme a Else Lasker. Cazzarola che anni.

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Dalle note di Heym a 23 anni. “La mia infelicità si fonda sulla totale mancanza di avvenimenti nella mia vita. Perché non si compie una volta qualcosa di insolito, fosse pure soltanto tagliare il filo al venditore di palloni! Mi piacerebbe vederlo imprecare! Perché non si assassinano il Kaiser o lo Zar?”.

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Aveva davanti agli occhi un mondo che a conti fatti anche in poesia era senza fiato:

“Una vecchia barca che, ormeggiata,
Nel porto silenzioso, si culla nel pomeriggio.
Gli innamorati, che dormono dopo i baci. Una pietra, in fondo a una verde fonte. (…)
Una vela che splende all’orizzonte.
Il profumo della landa che attira le api.
L’oro autunnale che incorona rami e foglie.
Il poeta che sente la cattiveria degli imbecilli”.

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Insomma un lavorio di forma lirica senza nemmeno quel grammo di carne che Rilke ci metteva. Pura forma. Forma e ancora forma. Come mettere lo smalto sul nulla.

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Attenzione però, perché dal nulla dei giovani può sempre spuntare una bestia carnale, una materia inappropriata. Quando Rowohlt che era il braccio destro di Wolff non voleva stampargli le novelle, Heym si mise di buzzo buono e compose Il ladro che ha una tenuta erotica tra Wilde e gli esorcismi degli edonisti. E tanto alla fine vince la donna.

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Egregio Signor Rowohlt, 

qui allegata un’altra novella che si discosta sensibilmente dalla materia che ho trattato nelle altre. Basterebbe solo questa a rendere il libro assai vendibile. Le cose che trattano della psicologia o tecnica dell’amore – in quanto servono ad usi propri delle lettrici – trovano un pubblico assai ampio. È una breve guida per la donna che voglia farsi tiranna. E cosa esige d’altro alla fine una donna del 1911? Penso che una ragazza che avrà letto questo breve mio manuale lo mostrerà subito all’amica dicendo Ecco, è questo che vogliono gli uomini. (…) Se lei pensa di non trovare pubblico così facendo, devo dirle di Octave Mirabeau e del suo Il giardino dei supplizi che tratta solo di supplizi corporali e che è già più o meno alla ventesima ristampa. (…) Suo devotissimo, Georg Heym 

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In quell’inciso che il libro “tratta solo di supplizi corporali” c’era tutto Heym. Ci avrebbe dato un erotismo somatizzato per via psichica. Peccato si sia fermato per sempre a 25 anni.

Andrea Bianchi

*In copertina: Otto Dix, “Ritratto dell’avvocato Hugo Simons”, 1925

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