05 Maggio 2019

A nessuno deve essere riservata una fine così assoluta: ecco perché ho deciso di fare incidere una lapide per Emanuel Carnevali, il poeta. La testimonianza di Massimiliano Marrani

Circa due anni fa, dopo aver letto il libro Il primo dio, di Emanuel Carnevali (comprato inizialmente per il bellissimo titolo e del tutto all’oscuro di chi fosse l’autore) e aver scoperto con dispiacere che non c’era nessuna lapide nel luogo di sepoltura, ho deciso di farne incidere una apposita per lui (o per noi). Dopo averla nascosta in uno zaino ed essermi armato di cellulare in modalità video, l’ho deposta sopra ad una delle diverse fosse comuni, nelle quali viene gettato quanto resta di un corpo dopo una cinquantina d’anni dalla tumulazione, a meno che questo non venga reclamato da qualcuno che ne dimostri il diritto, o che semplicemente paghi per un loculo perpetuo.  Nessuno dunque ha reclamato né pagato nulla. Ho girato il video aggiungendo come traccia audio un frastuono di traffico (per la precisione una registrazione del traffico di Manhattan eseguita a metà degli anni 30) e poi la lettura di una sua poesia, letta meglio che ho potuto, dal titolo, Ai poeti.

A nessuno era venuto in mente di fare qualcosa in merito. Nemmeno qualcuno dell’Adelphi, mi vien da dire. O il comune di Bazzano (a due passi da Bologna) che ha acquisito nel 2004 l’intero fondo della sorella Maria Pia Carnevali (scritti e poesie e mi pare anche un carteggio con Benedetto Croce). Tanto meno i diversi cantanti, anche famosi, che lo hanno nominato più volte, come Capossela o Jovanotti, i poeti o i performer come Emidio Clementi che di lui ha interpretato i testi in pubblico e inciso un disco. Me lo spiego così: dovevo essere io, è toccato proprio a me. Per una serie di circostanze mi sono sentito in dovere di farlo, senza sentirmi per questo depositario di nulla, o sostenere che la sua poesia sia la migliore etc. L’ho fatto a modo mio. Dopo settantasette anni, oggi, le polveri di Emanuel Carnevali sono qui, mischiate a chissà quante, al Cimitero della Certosa di Bologna, ma con la sua lapide, bianchissima, verso cui si può puntare lo sguardo o un pensiero.  La dicitura che ho scelto è semplice (anche perché ogni lettera costa e non poco) e recita: Emanuel Carnevali, 1897-1942 Poeta. Perché un poeta è inconcepibile che venga tumulato senza nome, perché a nessun uomo e a nessuna donna dovrebbe essere riservata questa fine assoluta. Perché il nome è l’esca alla quale si attaccano i volti perduti, con le loro parole dette, le azioni compiute, le opere lasciate, per quel che possono valere. Se valgono.  Grazie.

Massimiliano Marrani

*Qui potete vedere il video omaggio di Massimiliano Marrani al poeta Emanuel Carnevali

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