08 Febbraio 2018

Elogio maniaco del tennis femminile, lo sport sexy per eccellenza. E io andavo matto per “Miss Maglietta Bagnata” Gabriela Sabatini

Quanto sono lontani i tempi delle gonne lunghe di inizio Novecento, dei cappelli a tesa larga, delle calzamaglie! Oggi le tenniste posano per i grandi fotografi, sfilano in bikini sulle passerelle di alta moda e riempiono le pagine delle più importanti riviste scandalistiche. Ragazze di seducente bellezza quali Daniela Hantuchova e Caroline Wozniacki ricoprono un ruolo di primo piano nell’immaginario erotico maschile, a fianco di attrici e modelle. Il percorso che ha portato il tennis femminile a diventare lo sport sexy per eccellenza è ricco di divertenti aneddoti e piccoli scandali. Ne cito due, avvenuti a distanza di quasi cinquant’anni, due ideali punti di congiunzione tra pudore antico e moderna sfrontatezza. Nel 1958, Karol Fageros, una dea bionda in intimo di lamé dorato, fu minacciata di espulsione dagli organizzatori di Wimbledon se non avesse accettato di coprire l’orlo delle sue mutandine con il più classico pizzo bianco. Nel 2006, Elena Jankovic si inventò un siparietto hot al Roland Garros, cambiandosi le mutandine davanti al pubblico francese che accompagnò la scena con risatine di soddisfazione. Ovviamente, nessuno degli organizzatori si sognò di ammonirla.

L’avvicinamento del tennis al mondo della moda e del glamour subì un’accelerata sul finire degli anni Novanta, quando ondate di gossip travolsero una sedicenne russa dai lunghi capelli biondi e dal gioco aggressivo, Anna Kournikova, spingendola verso un ambiente festaiolo che, in pochi anni, la privò di ogni propensione al sacrificio e all’allenamento. La sua carriera di campionessa bella ma perdente le ha regalato una fama che ancora oggi travalica i confini del tennis. Nel poker professionistico, le sue iniziali sono usate per indicare una coppia di carte solo apparentemente forti, asso e re. Anna Kournikova è come AK, bella ma quasi mai vincente. Negli annali del tennis, l’incantevole Anna rimarrà una meteora luminosa ma fugace, e tuttavia siamo qui a parlarne, perché a chi possiede una grande bellezza, noi uomini siamo pronti a giustificare tutto, anche un ritiro a soli 22 anni, come se il tennis fosse stato, per lei, niente più che l’ultimo divertente prolungamento di un’adolescenza compiuta. Se mi è infine permesso aprire una parentesi privata, confesso che la mia giovinezza è stata segnata dalle apparizioni di Gabriela Sabatini, da me soprannominata “Miss Maglietta Bagnata”, a causa della sfrontatezza dei suoi sudori. L’ho amata pazzamente e questo amore folle e senza speranza mi ha condizionato al punto che, ancora oggi, alle soglie del mezzo secolo di vita, non riesco a guardare un incontro femminile senza che, nel mio cervello, si fondano insieme giudizi tecnici ed estetici.

È così solo per me? Ma non scherziamo. Conosco tanti appassionati che non fanno mistero di essersi avvicinati al tennis spinti da motivazioni totalmente superflue ai fini del gioco. Sono innamorati platonici che prorompono in sospiri di nostalgia, mentre ricordano le tutine attillate di Lolita Kournikova, o si eccitano al pensiero del selvaggio e virile atletismo di Serena Williams (a dispetto delle orribili culotte color carne), o dichiarano, con malcelato pudore, di avere immaginato i rantoli assordanti di Maria Sharapova diretti ad altre e più elettrizzanti cause. Sono i “maniaci del tennis” (dal latino mania, come recita il Treccani: “Tendenza esclusiva e smodata verso qualche cosa”). La loro è un’infatuazione che, alla vista delle tenniste più fascinose, assume i contorni di un gioioso fanatismo. Così è. Segno dei tempi. Al nostalgico purista che si scandalizza per quella che gli appare un’invasione di guardoni, rispondo parafrasando un detto molto in voga tra i melomani: “Chi paga il biglietto ha il diritto di…”. Fischiare? No: godere. Solo con gli occhi, please.

Francesco Consiglio

Gruppo MAGOG