26 Febbraio 2020

“Se fossi una moglie, darei per scontato di avere le corna”. Efe Bal ha ragione. Confessioni di una donna che ha scelto di essere l’amante

Me lo chiedo sempre anch’io. Come fanno a non capire. A non sentirlo. Il profumo. L’odore. Che non è il loro. In macchina, ma più nel letto, tra le lenzuola. Ma forse lo sentono, lo sanno, e se ne fregano. Perché in molti casi, tenersele, le corna, e un marito, la sua sicurezza, il suo nome, i suoi soldi, è più importante. Scrive Efe Bal: “Se fossi una moglie, io darei per scontato di avere le corna. Quasi tutti gli uomini tradiscono, i Banali con la segretaria o la collega; gli Insicuri o i Sex addicted, con una mercenaria del sesso, o con una trans”. E altri con me, cara Efe, io che sposo appieno quanto riporti nel tuo Quello che i mariti non dicono. Io che non ho un corpo da modella, non sono una escort, e non sono trans. E però, mai femmina sento più affine di Efe, che conosco per notorietà mediatica, e apprezzo per la raffinatezza con cui ha spu*tanato uomini-tipologia di clienti in questo suo memoir. Su tutte, la categoria dei “mariti perfettini, riproduttivi e consolatori, ma con il gusto delle trans”. Categoria a me sconosciuta, non avendo un pene, come mi rimarrà per sempre precluso “l’affaire tra uomini” come lo intende Efe, e cioè il gusto, complice, di farti un uomo da uomo perché sai cosa gli pulsa in testa e nel sesso avendo il suo stesso sesso. E però, anch’io, come Efe, di mariti a letto ne so qualcosa, non quanto lei, certo, impossibile arrivare a quei livelli. E poi, io mica lo faccio per soldi, ma per scelta. Seria. Onesta. Consapevole.

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Succede, è successo, l’ho fatto, più volte, e lo rifarò, e sempre con le migliori intenzioni. Mi cercano loro. Mai dato per prima il mio numero di telefono, mai chiamato nessuno. Ma che sia libera, è palese. Qualora interessata, lo faccio capire subito e chiaro. È questo, ad attirarli. I mariti hanno fame. Voglia d’evadere, di non pensare. E di godere. Hanno accanto donne anche notevoli, realizzate. Più belle di me. Eppure, è la convivenza che li frega, la routine. Gli deteriora il desiderio. Alcuni con le mogli ci sc*pano ancora, ma le loro vene, il loro sangue, nel sesso, reclamano altro. Io poi, sai, alla fedeltà non credo. Mai c’ho creduto, nemmeno quando ero piccola e di tali faccende capivo nulla, e accanto a me sfilava ogni tipologia di coppia, genitori, zii, parenti, amici, e davanti a ognuna mi chiedevo: “Da grande, vorresti sia così?”. No, mi rispondevo e appena me lo dicevo, quel nodo che al pensiero mi serrava gola e stomaco si allentava. Spariva.

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Col tempo, ho imparato. A non portare forcine, elastici, tra i miei capelli lunghi e invadenti e che libero solo a letto: niente accessori piccoli, che si disperdono tra i cuscini e che nella fretta di andartene non trovi più, ma può trovarli ‘lei’. Ho imparato a non indossare troppi vestiti né troppo complicati, che tolgono tempo a smetterli, e a rimetterli. E ho imparato a stare zitta, a non fare domande, nemmeno delle foto che vedo nelle case e che muovono di curiosità la lingua suo malgrado. Non serve scandagliare di una virgola il privato di un marito, che tanto prima o poi ti dice tutto lui. Non c’è amore, matrimonio riuscito, vita in comune che porti un uomo a parlare alla moglie di sé, delle sue paure, come può fare con un’amante. Ad aprirsi, ma davvero, ma sul serio, a dirle quello che a una moglie non ha detto né dirà mai. Niente scuse, è come dice Efe: le mogli “giudicano, aggressive, inclementi, pesanti”. Non tutte, ma alcune sono terribili. Il matrimonio inocula loro un senso malsano di possesso che castra i maschi in sincerità. Oh, io le sento, le mogli. Parlare. Mi basta salire su un bus, in metro. Quante gliene dicono. Sempre lì, a lamentarsi. E a non spassarseli più. A chiedere, senza guardarli più. Non ci giocano più. Invece un uomo dentro e fuori dal letto devi sapertelo tenere, col sesso devi imbrigliarlo e liberarlo, con le tue armi di donna lusingarlo, spingerlo ad andare oltre, devi fargli scordare le brutture che la vita dà. È il massimo, dimenticarsi di se stessi, senza perdere niente di sé. Non c’è legame pari a quello di un uomo a una donna che lo rispetta e lo esalta in quanto unico uomo.

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Io credo di essere un’amante atipica. Io non chiedo nulla, se non che mi chiami ogni volta che ne ha voglia. Dopo la prima volta, i mariti mettono le regole in chiaro, e mi dicono che per continuare a vedersi mi devo dimenticare che lascino la moglie. Dovresti vedere la loro faccia quando io le regole gliele ribalto, ché io non è che voglio che lascino la moglie, no, io voglio di più: io esigo che per me e con me cambino nulla della loro vita. Non ho bisogno di un uomo che mi risolvi, riempia, gestisca la mia, di vita. Io cerco sesso, e ‘quel’ sentimento che c’è nel sesso. Quello che c’è, nasce tra due persone che si chiudono in una stanza senza la copertura delle convenzioni sociali. Sc*pati perché lo vuoi, senza niente in cambio. Così la lealtà tra amanti può essere dura come il ferro. Io e Efe in questo siamo uguali: gli uomini, ci piace spiarli. Quando non sono in controllo, quando leggono, guardano la tv, io adoro spiare un uomo che mangia. O mentre guida, azione per me maschia assoluta. È lì che lo capisci.

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E però, farti un uomo sposato non ti preclude di innamorarti, di prenderti, dice Efe “una scuffiata da libecciata forte”, e di fare ogni caz*ata possibile. Di perdere ogni dignità. Sono gli uomini che Efe chiama “i nervi scoperti, gli uomini per cui ho perso”. Io ce l’ho, il mio nervo scoperto. Io con lui ho perso. Anche a me, come a Efe, “arrivò quella mail lunga, eterna”. Efe dal suo voleva una famiglia, la normalità, e che lasciasse la moglie. Io invece, semplicemente volevo che lui rimanesse. Per orgoglio, per tante ragioni e nessuna, per motivi che non sono affari tuoi. Una cosa che non farò mai, e Efe una volta sì, è chiamare le mogli. Metterle al corrente. Non che non ne abbia mai avuto intenzione, a volte la rabbia ti rende folle. E che io non sono gelosa delle mogli, fidanzate ufficiali. Davvero mi frega nulla. Ma sono stata gelosa, e a morte, delle amanti che mi avevano preceduta, in quello stesso letto, e nella mente e nel sesso di quello stesso uomo. È successo, che mi facessero vedere foto, anche intime, di ex amanti. E qui, devi saperti gestire. Cioè non fare come me, che con le ex amanti (con una) mi sono messa in retroattiva competizione, mi sono avvelenata il cervello, perché non capivo che diavolo volesse, cercasse, in me, dato che prima di me era stato con chi è il mio opposto. Non diversa, quello lo siamo tutte, ma la mia antitesi. Mai entrare in questo trip ossessivo, senza antidoto. Che caz*o c’avevo in testa per comportarmi così. Sbagliare tanto così. Ha ragione Efe: “Litighi, fai pace, ma lui di te non si fida più come prima”.

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A me fanno tenerezza le coppie che litigano per quisquilie di ogni giorno: non sanno, manco lo sospettano, che un rapporto a due, clandestino, senza promesse, regole, doveri, può arrivare a vette tali, e a scontri, silenzi e odi tutti suoi, inediti, che esplodono nel caso di Efe a calci e morsi e pugni per strada, nel mio a urla e insulti e bestemmie, e due volte ho preso le scale ad andarmene per non arrivare alle mani. Lo so io, lo sa Efe. Tu no. Tu puoi storcere il naso finché vuoi, appellarti alle leggi, all’etica, alle buone maniere, non mi importa. È come dice Efe: “Va così”. Il resto sono storie, film, romanzi, da due lire.

Barbara Costa

Gruppo MAGOG