08 Gennaio 2019

Dove una stretta di mano mandava a quel paese la firma digitale: ciao don Armando! Le sue idee corrono nelle nostre gambe

Martedì pomeriggio, primo gennaio, dopo la Sua “ultima” messa, sono andato a salutarlo in sacrestia, avuta la notizia che l’indomani si sarebbe ritirato in un istituto religioso a Rimini. Nell’omelia aveva citato Paul Claudel, Benedetta Bianchi Porro, De Gasperi, parlando di come un politico dovrebbe comportarsi per essere anche un buon cristiano (pura fantascienza nei nostri tempi).

Don Armando Evangelisti, parroco a Talamello

Le Sue schiette lezioni di italiano alle superiori seguivano l’unico comandamento che dovrebbe regolare la vita nella società ideale: “niente acqua nel vino”, dove una maschia stretta di mano dovrebbe mandare a quel paese la firma digitale e tutte quelle stupidaggini da burocrati rincoglioniti. “Allora, don, è finita?”. “Eh, si, a 86 anni bisogna fermarsi, domattina vado in un istituto religioso a Rimini”, dice, seduto ed affaticato per i suoi problemi alle gambe; “cosa dice di fare una lista civica alle prossime comunali di Novafeltria ? … per il momento si chiama: ‘Operazione Parmigiano Reggiano 30 mesi’ (visto il tempo che manca)”. E lui, “sei matto abbastanza, ti potrebbe riuscire”. Dopo appena quattro giorni è diventato un formidabile viatico per l’avventura dantesca, ma nei suoi occhi c’era l’amarezza dell’abbandono, gli risuonavano in testa le parole dei sepolcri imbiancati: “…lui non vuole nessuno, fino a quando ci sarà lui, non verrà, nessuno ad aiutarlo…”, siete stati accontentati, ipocriti, farisei… nella calza della befana avete trovato il corpo di don Armando, ma solo il corpo, perché il Suo insegnamento, le Sue idee continueranno il percorso sulle nostre gambe, perché “non possiamo dimenticare chi siamo, né da dove veniamo” (Imperatore Meiji ne L’ultimo samurai), perché per onorare degnamente il Nostro professore di italiano, dobbiamo raccogliere il testimone della Buona Battaglia e promettere come Mel Gibson in We Were Soldiers: “io sarò il primo a scendere sul campo di battaglia e sarò l’ultimo ad abbandonarlo e non mi lascerò nessuno di voi alle spalle”.

In occasione della Pasqua di due anni fa gli donai un crocifisso fatto da me, “con quello che trovo” (era un chiodo storto e arrugginito legato ad un sottile listello di legno con del filo di rame) dicendogli che era “politicamente corretto” (essendo un chiodo!) quindi non urtava fedeli di altre religioni, e con un sorriso mi disse: “però noi sappiamo come è andata…”, si, don, e continueremo a ricordarcelo anche adesso e in futuro.

La voglio accompagnare con le parole di Aldo Moro nell’ultima sua lettera: “Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo”.

Silvano Tognacci

*I funerali di don Armando Evangelisti sono stati celebrati l’8 gennaio nella Chiesa di Talamello

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