25 Gennaio 2018

Dio è artificiale, è creato da te e da me: intervista a John Giorno, la musa di Andy Warhol

Pubblicata nell’Annuario di Poesia di Argo, questa intervista del poeta Domenico Brancale a John Giorno, grande artista americano che qualcuno ricorderà nel primo film di Andy Warhol Sleep, inaugura la collaborazione della redazione di Pangea con quella di Argo Poesia del nostro tempo, impegnata nella stampa di un terzo annuario dal titolo Confini, un libro a più voci, tra cui Violeta Medina (Cile), Azam Bahrami (Iran), Mohammed Amraoui (Marocco), Mario Bojorquez (Messico), Nataša Sardžoska (Macedonia), Christopher Whyte (Scozia), Lukman Derky (Siria), Selahattin Yolgiden (Turchia) e Jaume Munar Ribot (Catalogna). Una ricognizione di come i poeti vivono in prima persona il proprio ‘tempo’, con interviste esclusive e traduzioni originali.

 

La prima volta che ho incontrato John Giorno avrò avuto 20 anni. Gli anni in cui l’impossibile è a portata di mano. Gli anni che di tanto in tanto riaffiorano nel presente come se non fossero del tutto passati. D’allora abbiamo viaggiato insieme in Italia, soprattutto nel sud, in Lucania, dove affondano le radici di entrambi. Aliano e Sant’Arcangelo, uno di fronte all’altro, due piccoli paesi che condividono quella distesa infinita d’argilla dove agavi, pini ed eucalipti, volpi e nibbi proteggono il silenzio. Da Aliano Maria Panevino, nonna di John Giorno, partì per New York. Da Sant’Arcangelo Caterina Zitarosa, mia nonna, non partì mai. Nella partenza di una c’è il destino di John, nel rimanere dell’altra il mio. La parola in qualche modo non smette di cambiarli.

John speravo di poter fare questa piccola conversazione di persona a Napoli come c’eravamo promessi. Prima di tutto come stai ora?

Come già sai, recentemente ho avuto un problema di salute. Non potevo respirare e ho avuto un’insufficienza cardiaca. Mi è stata diagnosticata un’infezione virale al cuore, un collasso del ventricolo, e un restringimento arterioso. Dopo due settimane di terapia intensiva, il virus è stato sconfitto, il ventricolo si è riavviato, e mi è stato inserito nell’arteria uno stent. Ma sono sorte delle complicazioni: una polmonite ospedaliera; due giorni dopo, un’infezione nel mio condotto urinario, data dall’e-coli batterio; e la rottura di un muscolo causata dal catetere infilato nel mio cazzo che non smetteva di sanguinare. Ora ad ogni modo sto bene.

Se non sbaglio hai più di ottant’anni. Sei uno dei poeti e performer più acclamati nel mondo. Il tuo lavoro è riconosciuto. Hai attraversato la seconda metà del Novecento lasciando una traccia indelebile. Quali sono i tuoi progetti?

Ho fatto 82 anni lo scorso 4 dicembre. Ciò che amo di più è lavorare senza sosta, oltre a stare con il mio amante e compagno Ugo Rondinone e praticare la meditazione buddista tibetana, Nyingma. Ogni giorno scrivo, che sia una poesia o la stesura delle mie memorie, un’opera di 675 pagine su cui lavoro da vent’anni. È quasi terminata, anche se la fine non è risolta e mancano alcuni momenti importanti del passato. Dipingo ogni giorno. Parole prese dalle mie poesie, che attraverso un’attenta architettura e una riduzione all’essenziale vengono percepite istantaneamente senza bisogno di leggerle. Ho una mostra di serigrafie e acquerelli alla Elizabeth Dee Gallery di New York che è stata inaugurata nel novembre del 2016, e un’altra alla Galleria Valentina Bonomo di Roma nel marzo 2017. In questo periodo sto lavorando a una nuova poesia Donus and the Wish Full-Filling Jewels. La sto scrivendo nella persona del mio antenato fra’ Panevino, Donus Pane et Vinum, sacerdote presso la cattedrale di Barletta. Era un profondo meditatore. Quando indossava l’abito talare decorato con gioielli portati dalle Crociate, attraverso la forza della meditazione, quei gioielli, forti della propria storia, diventavano uno strumento per esaudire i desideri. Davanti ai suoi occhi si materializzano incubi terribili così come il desiderio di ognuno si avvera.

Scrivere è un mestiere d’ignoranza. Non sempre. Ma in qualche modo ciò che volevamo dire lo si percepisce soltanto alla fine, come se scoprissimo l’identità del seme che stiamo depositando soltanto al momento della fioritura. La parola è in cammino. Assorbe tutto ciò che ascolta. Qualche cosa resiste qualcos’altro si perde…

Per quanto mi riguarda il modo in cui le poesie mi arrivano e si connettono alla cultura, alla politica e alle questioni contemporanee è intuitivo, precognitivo: non derivando da concetti, al di là della ragione, la poesia miracolosamente appare e riflette il mondo. Un esempio: God is man made. Ho iniziato a scrivere la poesia nel 2013, un anno dopo ha cominciato a prendere forma e proprio quando stava per essere terminata, nel 2014, avvenne il massacro di Charlie Hebdo, a Parigi. Ero incredulo di aver scritto quella poesia, perché non potresti scriverla dopo il massacro, la mente ne sarebbe avvelenata. L’ho affinata, chiarita e la poesia si è chiusa. L’ho ripetuta ogni giorno per tre mesi, perfezionando il suo respiro e le sue qualità musicali. Nel 2015 la performance è stata perfezionata in prima serata. Nel novembre del 2015, avevo in programma una performance in occasione della mostra “I LOVE JOHN GIORNO BY UGO RONDINONE ” al Palais de Tokyo a Parigi. Per caso, arrivai a Parigi il giorno dopo il massacro al Bataclan. La serata della mia performance, quattro giorni dopo, era la prima volta in cui la gente usciva dalle proprie case dopo lo stato di emergenza. C’erano migliaia di persone accalcate e quando recitai God is man made, sentii che ognuno aveva avuto un momento di beata eccitazione, lucidità e conferma, e la poesia si rivelò riuscita.

 

 

God Is Man Made

 

Yes, there is a god

and it is man-made,

there is a god, and it is made by man,

all the gods are made

by you and me,

we create the gods and they look like us.

 

Yes, there was a moment

recognizing intuitively

the empty true nature of mind,

beyond concepts and inconceivable,

and then we began thinking about it

thinking about it

thinking about it,

made it into ideas,

made it concepts,

made it into religions

invented all the self-serving religions,

and then we said some words,

and said it is the word of god,

words from god,

and everybody believed it

wanted to believe it,

we created god and he looks like us.

 

Yes, there is no hell,

there are no hell worlds of devils and demons,

other than the hell inside my mind

the hell inside my mind,

the hell inside your mind,

the hell you and I create around us

the hell we create around us

the hell we create around us,

and take with us into death.

 

Yes, there is no heaven

there are no heaven worlds

other than the joy of you,

heaven is living in your eyes

living in your eyes

living in your eyes,

seeing everybody in the world as gods and goddesses,

every wretched, grasping, ugly person

is a deity

swimming in light.

 

Yes, gods helping and making happy

helping and making happy,

demons hurting and harming

is your own mind

seeing itself.

 

Yes, at the moment of death

at the instant of awareness,

the gods are gone,

if you go looking for heaven

you are in trouble,

the gods vanish

within the unborn empty nature of mind,

you are liberated through

your own self-luminous awareness,

your own self-luminous awareness

will always be with you.

 

Yes, I will always be

with you

I will always

be with you

I will always be with you

I will always be with you

I will always be with you.

 

Yes, everything is delusion, including the most sacred,

everything is delusion, including the most profound wisdom,

everything is delusion, including the highest most precious teachings

which lead to the realization that everything is delusion,

the play of emptiness

awareness

and bliss,

finding it

through yourself

finding it through yourself

finding it through yourself

finding it through yourself

finding it through yourself,

self-luminous

awareness

ceaselessly coming.

(2013/14)

 

*

Dio è artificiale

 

Sì, c’è un dio

ed è artificiale,

c’è un dio, ed è creato dall’uomo,

tutti gli dei sono creati

da te e da me,

noi creiamo gli dei e ci somigliano.

 

Sì, c’è un momento

riconoscibile intuitivamente

la vera natura vuota della mente,

oltre i concetti e inconcepibile,

e così cominciamo a pensarci,

pensandolo,

pensandolo,

creato nelle idee,

creato nei concetti,

creato nelle religioni

inventato per servire tutte le religioni,

e così pronunciammo delle parole,

dicemmo è il regno di dio,

parola di dio,

e tutti ci credettero,

vollero crederci,

noi creammo dio e ci assomiglia.

 

Sì, non c’è nessun inferno,

non ci sono parole infernali di diavoli e demoni,

se non l’inferno dentro la mia mente

l’inferno dentro la mia mente,

l’inferno dentro la tua mente,

l’inferno che tu e io creiamo intorno a noi

l’inferno che ci creiamo intorno

l’inferno che ci creiamo intorno,

e lo portiamo con noi nella morte.

 

Sì, non c’è nessun paradiso,

nessuna parola celestiale,

se non la gioia di te,

il paradiso vive nei tuoi occhi

vive nei tuoi occhi

vive nei tuoi occhi,

guardando tutti nel mondo come dei e dee,

ogni persona misera, avida, cattiva

è una divinità

che nuota nella luce.

 

Sì, gli dei che aiutano e rendono felici

aiutano e rendono felici,

i demoni che feriscono e danneggiano

è la tua propria mente

che si riflette.

 

Sì, nel momento della morte

nell’istante della consapevolezza,

gli dei sono spariti,

se cerchi il paradiso

avrai problemi,

gli dei svaniscono

nei limiti della non-nata natura vuota della mente,

tu sei liberato attraverso

la tua propria consapevolezza luminosa,

la tua propria consapevolezza luminosa

sarà sempre con te.

 

Sì, io sarò sempre

con te

io sarò sempre

con te

sarò sempre con te

sarò sempre con te

sarò sempre con te.

 

Sì, tutto è delusione, anche quello di più sacro,

tutto è delusione, anche la più profonda saggezza,

tutto è delusione, anche i più alti insegnamenti

portano alla realizzazione che tutto è delusione,

il gioco del vuoto

consapevolezza

e beatitudine,

trovandolo

attraverso te stesso,

trovandolo attraverso te stesso

trovandolo attraverso te stesso

trovandolo attraverso te stesso

trovandolo attraverso te stesso,

auto-luminosa

consapevolezza

giunge incessantemente.

(2013/14)

 

John Giorno è nato nel 1936 a New York, è considerato più grande innovatore della Performance Poetry, elevando lo Spoken Word ad alta forma d’arte. Figura tra le più influenti nel panorama della poesia del ventesimo secolo, la sua carriera si estende per oltre quarant’anni. Per la sua presenza scenica e le sue qualità vocali, svolge anche attività di attore ed è protagonista del primo film di Andy Warhol, Sleep, del 1963. In You Got To Burn To Shine (del 1994, pubblicato anche in Italia col titolo Per risplendere devi bruciare, City Lights Italia, Firenze 1997), John Giorno offre i dettagli delle sue intime memorie personali. Con la fondazione di “Giorno Poetry Systems”, introduce definitivamente l’uso della tecnologia nella poesia, lavorando con materiali elettronici e multimediali, creando nuovi luoghi d’incontro e facendo così conoscere la poesia a un nuovo pubblico. Del 1968 è Dial-A-Poem, che rivoluziona l’uso del telefono, allargandolo per la prima volta alla comunicazione di massa. L’“AIDS Treatment Project”, fondato nel 1984, è il modo in cui John Giorno fornisce sostegno alle situazioni di emergenza legate all’AIDS. Di origini italiane, la sua famiglia proveniva da Aliano, un piccolo centro in provincia di Matera, che ora gli ha dedicato un museo. Nel 2007 ha interpretato il film Nine Poems in Basilicata diretto da Antonello Faretta, basato sulle sue poesie ed interamente girato nella sua terra di origine.

 

 

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