12 Ottobre 2019

Sai che sarà meraviglioso e mostruoso insieme: David Foster Wallace ci dice che gli uomini schifosi siamo noi

Qualche tempo fa un collega mi ricorda di quel genio indomabile di David Foster Wallace, era parecchio che non leggevo qualcosa di lui. Poi sono passati alcuni mesi e l’ho rincontrato. Coi libri è esattamente come con le persone, gli incontri non sono mai casuali, arrivano quando sono necessari, quando devono strapparci qualcosa e allo stesso tempo restituirci a noi stessi, diversi.

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Quindi è così che apro Brevi interviste con uomini schifosi (Einaudi, 2000), sapendo di andare incontro a uomini schifosi, a infinite parti subdole e nascoste di noi stessi. Wallace era un genio, la sua furia era un fuoco che non si poteva spegnere se non con la morte, e anche dopo continua però a incendiare, pagina dopo pagina. Quando leggi David Foster Wallace non sai mai a cosa vai incontro, sai che sarà meraviglioso e mostruoso insieme, sai che sarà unico, sai perfettamente che quella lettura ti cambierà.

Dalla introduzione, stupenda, si riportano le parole di Wallace sulla scrittura: “C’entra l’amore, la disciplina necessaria a far parlare quella parte di sé capace di amare anziché quella parte che vuole essere amata”. Letteratura quindi come dono di amore, come capacità e disciplina insieme di dare amore senza voler essere amati. Siamo davvero ai confini del martirio, una donazione completa di sé, perché chi dona senza ricevere sa benissimo che abita un deserto, pieno luce, ma senza alcuna carne a cui aggrapparsi.

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Il titolo ci mette subito sulla difensiva: ci aspettiamo racconti ripugnanti, da cui prendere le distanze, racconti in cui possiamo dire “io non sono così, io sono migliore di quello lì”. Sbagliato. Wallace ci porta dentro alle ossessioni, ai piccoli segreti, alle stranezze delle persone che vivono però nel quotidiano. Lo “schifoso” sta nel piccolo, in quello che si può benissimo nascondere sotto al tappeto. Siamo noi gli uomini schifosi. Nessuno è fuori dal cerchio. Quindi quando leggete Wallace cercate di essere sinceri con voi stessi, ce ne è davvero per tutti i gusti, visioni maschili, femminili, punti di vista di ragazzini in pubertà. Trovate l’intervista che fa al caso vostro, saremmo tutti degni di essere in questa serie.

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Io non so come faccia ma Wallace ha la capacità di farti sentire contemporaneamente l’intervistatore e l’intervistato, si pianta in quello spazio libero tra i due, in quello spazio che è possibilità, che è l’esatto momento prima di una scelta. Wallace sa bene che in ogni singolo uomo si nascondono universi di luce e di buio, infinite zone grigie di vergogna. Lui si muove dentro il grigio, perché c’è sempre qualche zona d’ombra che ci accomuna tutti.

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C’è un cerchio più grande in cui caschiamo, Wallace ci fa capire che siamo dentro al cerchio. Nascondiamo pure la polvere, ammassiamo i cadaveri nell’armadio, tutti abbiamo il grigio che ci si appiccica addosso. Wallace lo vede, lo tira fuori, da un nome, ci racconta le storie delle sfumature. Siamo tutti mostruosamente simili, mostruosamente schifosi. Eppure ancora uomini. Wallace con questo libro ci chiede di trovare il confine, se ci riusciamo.

Clery Celeste

In copertina: David Foster Wallace (1962-2008); “Brevi interviste con uomini schifosi” è uscito in origine nel 1999

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