10 Ottobre 2019

“Fino a quando non strisciamo abbracciati nelle sabbie del sogno”: le poesie d’amore di Julio Cortázar a Cristina Peri Rossi

Un mese fa l’Universidad de Talca, in Cile, ha assegnato il “Premio José Donoso” dedicato alla letteratura in lingua spagnola e portoghese. È uno dei premi più importanti in America Latina: tra gli altri, è andato a Isabel Allende, Antonio Cisneros, Lobo Antunes, Javier Marías. Quest’anno è andata a Cristina Peri Rossi, scrittrice di Montevideo, di ascendenze italiane, classe 1941, da tempo residente in Spagna, a Barcellona. Cristina Peri Rossi è una scrittrice assai riconosciuta nel mondo ispanofono, alcuni la avvicinano a Clarice Lispector, in Italia Einaudi ha pubblicato, ormai trent’anni fa, Il Museo degli Sforzi Inutili. Quella raccolta di racconti, pubblicata in origine nel 1969, attirò l’attenzione di Julio Cortázar, stupefatto dalla bravura di quella ragazza. Di convinzioni comuniste, la Peri Rossi abbandona l’Uruguay per la Spagna, nel 1972, durante gli anni del golpe di Juan María Bordaberry. “Quando cadde la dittatura, mi resi conto di aver vissuto per quattordici anni con la nostalgia di Montevideo – una terribile nostalgia… Non si va in esilio perché si desidera l’esilio, si va in esilio per salvare la pelle e credo che in quella folle geometria che è la vita non si possa rispondere a un gesto involontario con un gesto volontario come il ritorno. Non è più possibile il ritorno, perché un tempo è terminato”, ha detto. Nel 1974, Cristina Peri Rossi si unisce a Cortázar, anche lui in esilio. Nell’intervista rilasciata un mese fa, in relazione al “Premio José Donoso”, la scrittrice torna al suo mentore e amante, “Quella con Cortázar fu una relazione intensa, intima, indimenticabile, irripetibile”.

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Nelle fotografie lei ha una bellezza avida, ha quasi trent’anni meno di lui, barbuto, Cortázar. Cresciuta nel mito di Simone de Beauvoir, che scopre a sedici anni, Cristina Peri Rossi fa della narrativa, anche, un luogo di esplorazione erotica, di esasperazione dei sessi, raccontando amori tra donne (in particolare in Una pasión prohibida e Fantasías eróticas). Il rapporto con Cortázar coincide con alcuni libri importanti della Peri Rossi: La tarde del dinosaurio e La rebelión de los niños. Soprattutto, nel 1984, esce uno dei libri più importanti della scrittrice, La nave de los locos, “uno dei romanzi fondamentali del boom latinoamericano degli anni Ottanta” (Claudia Pérez). Il 12 febbraio del 1984 muore Cortázar. La Peri Rossi, da allora, dice la sua. “Cortázar non è morto di leucemia, come ipotizzato: è morto di Aids, dopo la disgrazia di aver contagiato Carol Dunlop, la giovane moglie, morte due anni prima di lui. L’Aids non fu identificata, era ancora una malattia senza nome… La contrasse nel 1981, quando viveva nel sud della Francia, durante una emorragia allo stomaco. Fu ricoverato in ospedale, era agosto, subì una trasfusione di sangue contaminato”.

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Intorno alla sua relazione con Cortázar, Cristina Peri Rossi scrive un saggio, Julio Cortázar (2000) e un libro biografico, Julio Cortázar y Cris (2014). Negli anni della relazione – più intellettuale che altro – con Cristina, Julio pubblica Octaedro (1974), Un tal Lucas (1979), Tanto amore per Glenda (1980). Negli anni della loro amicizia, Cortázar, che si separa nel 1968 da Aurora Bernárdez, sposata nel 1953, è il compagno di Ugné Karvelis – lituana, lavorava in Gallimard – fino al 1979, poi si unisce a Carol Dunlop, scrittrice canadese che sposa nel 1981. A Cristina Peri Rossi, Cortázar dedica un nugolo di poesie, Cinco poemas para Cris, Otros cinco poemas para Cris, Cinco últimos poemas para Cris, alcune delle quali pubblicate nel volume del 1984 Salvo el crepúscolo (in Italia parte della poesia di Cortázar è pubblicata da Fahrenheit 451 come Le ragioni della collera, a cura di Gianni Toti). “So che sarai buona con queste poesie, il cui unico crimine è averle scritte; non avrei potuto fare altro, te le devo, come ti devo molte cose. So che le perdonerai, so che le leggerai con il tuo mezzo sorriso pieno di tenerezza e comprensione, perché sai leggere oltre le parole, lì dove si incontra la verità di un testo”, scriveva Cortázar a Cris, in un biglietto allegato a queste poesie. Nel 2006 La Tartaruga ha riportato in auge la Peri Rossi, con La difficoltà dell’amore. Sarebbe bene tradurla come si deve.

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Nelle poesie, il delirio d’amare, il destino di un amore irraggiungibile. Per questo, ancora raggiante. (d.b.)

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Altre cinque poesie per Cris

I

Ora scrivo uccelli.
Non li vedo arrivare, non li scelgo,
di colpo eccoli lì, sono questo,
uno stormo di parole,
scendono
una
ad
una
sui fili della pagina,
pigolano, beccano, grandine di ali
e io non ho pane per loro, soltanto
li lascio venire. A volte
sono quell’albero
a volte
l’amore.

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II

Stanotte ti ho sognata
sacerdotessa di Sekhmet, divinità leontocefala,
lei è di porfido nudo
tu sei nuda.
Che offerta hai dato alla divinità selvaggia
che attraverso il tuo sguardo vede
un orizzonte eterno e spietato?
La tazza delle tue mani contiene
la segreta libagione, lacrime
o il tuo sangue mestruale, la saliva.
In ogni caso non era seme
e nel sogno sapevo
che l’offerta sarebbe stata rifiutata
con un lento ruggito sdegnato
come sapevi da sempre.
E poi, non so più nulla,
graffi sul tuo seno, ti riempiono.

*

III

Non saprò perché la tua lingua mi è entrata in bocca
quando ci siamo salutati in albergo
dopo un giro amichevole in città
una precisa geometria della distanza.
Ho creduto per un momento che tu recassi
una cifra futura,
spalancando una terra di nessuno, un interregno
dove raggiungere il tuo esatto muschio.
Circondata di amici mi hai baciato,
io, l’eccezione, il mostro,
e tu la trasgressiva che mormora.
Chissà chi hai baciato,
chi hai salutato.
Sono stato il felice vicario di un istante,
quello che volte scopre nella saliva
un gusto fugace di caprifoglio
sotto il cielo australe.

*

IV

Stasera vorrei essere Tiresia
e in una lenta attesa a testa in giù
riceverti e soffrire sotto le fruste
le tue calde meduse.
So che è tempo
di metamorfosi ricorrenti,
e che quando ci si getta nel vortice spumoso
ti aprirai nel pianto,
impalata dolcemente.
Per tornare ancora
al tuo imperioso regno di falangi,
al recinto della tua pelle, ai tuoi polpi umidi,
fino a quando non strisciamo abbracciati nelle
sabbie del sogno.
Ma io non sono Tiresia
sono solo un unicorno
che prende acqua dalle tue mani
e trova soltanto
una manciata di sale.

*

V

Non ti annoierò più con le poesie.
Diciamo che ti ho detto
nuvole, forbici, aquiloni, matite,
e forse tu non hai mai
sorriso.

Julio Cortázar

*In copertina: Cristina Peri Rossi e Julio Cortázar

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