20 Dicembre 2017

Consigli per gli acquisti? Macché, non siamo mica mercanti di meraviglie. Ecco i migliori libri del 2017

Partiamo da una banalità – che libro compro per le feste? – per lanciarci verso l’empireo del giudizio: quali sono i libri migliori dell’anno passato? Gioco facile, parziale, fazioso. Mica troppo. A dicembre è tempo di mettere in ordine una stanza incasinata. Gli alfieri del buon gusto, in effetti, ci dicono che i Più Grandi Scrittori del Tempo Presente sono, per dire, Roberto Saviano, Alessandro D’Avenia, Valeria Parrella, Francesco Sole. Noi non ci ribelliamo al mercato – che per gli editori ha sempre ragione, è il metronomo del talento, che tristezza – ma al desiderio di banalità che anima troppo spesso i lettori. Semplicemente, chiudiamo la porta dell’ovvio – per quella bastano le classifiche dei libri più venduti – e guardiamo altrove. Abbiamo chiesto a Matteo Fais, scrittore (per Robin ha pubblicato da poco L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde) e ‘agitatore culturale’ di stilarci i migliori libri di narrativa italiana dell’anno in corso e a Federico Scardanelli, storico amico, di segnalarci i poeti più interessanti dell’annata. Insomma: ecco i libri necessari del 2017.

 

Narrativa italiana 2017: i migliori libri

Giuseppe Casa, Io non sono mai stato qui, Clown Bianco Edizioni

foto 1Sono vent’anni che Giuseppe Casa non sbaglia un colpo. Ha innovato la lingua letteraria con il suo esordio, Veronica dal vivo, e ancora oggi continua a non accontentarsi, a non adagiarsi in una formula vincente da replicare fino all’esaurimento. Anche le sue storie, oltre lo stile, non conoscono una costante, come si nota in quest’ultimo testo. Un’indagine sul male in cui si alternano cupezza e ironia. Un noir nel quale nessuna caratterizzazione è ferma e sicura e i personaggi ondeggiano, imperscrutabili fino alla fine, avvicendandosi nel ruolo di carnefici e vittime. Casa sbaraglia tutto con un racconto che da lui non ci si sarebbe mai aspettati e riesce a mettere a segno il suo ennesimo capolavoro.

Alessandro Pedretta, È solo controllo, Augh Edizioni

foto 2Un romanzo breve, compatto e dinamico nella sua linearità, dalla fantasia psichedelica, con illustrazioni all’interno. Una distopia sui guasti della società moderna, ma non solo. Inquietanti creature mostruose e ibride popolano il testo quali rappresentazioni delle varie forme di sudditanza. Poche domande, ma di quelle che danno le vertigini: qual è la vera natura della libertà? Possiamo essere liberi in questo mondo? E poi: in fondo, vale veramente la pena esserlo? Un libro di fantascienza psicologica, in cui la dimensione onirica incontra quella filosofica.

 

Massimiliano Parente, Trilogia dell’inumano, La Nave di Teseo

foto 3Epico e monumentale. Un romanzo che è tre opere in una sola e condensa in sé la summa di una vita di lavoro. Uno scritto che ai più potrebbe risultare illeggibile, indigeribile, fastidioso anche solo per la mole. Si tratta, invece, di una scelta coraggiosa da parte dell’autore e della casa editrice. Il punto era rilanciare il grande romanzo, osare dichiararsi un classico in vita. I temi sono tanti e tutti cari al Parente che abbiamo imparato a conoscere nei libri e tra i mille rivoli giornalistici. Dalla società dello spettacolo, alla scienza che non è garanzia di salvezza ma presa d’atto dell’insensatezza, fino alla pornografia. Un calderone del nostro tempo, in cui anche la scrittura si sottopone a una revisione senza scampo. Un libro a cui sopravviverete per divenire più forti o che, senza remore, vi porterà nel baratro con sé.

Giuseppe Culicchia, Essere Nanni Moretti, Mondadori

foto 4Molteplici influenze in questo romanzo. Una specie di Il sosia, ma rivisto in chiave grottesca. Una colossale presa per i fondelli del mondo editoriale e del provincialismo italiano. La storia è molto semplice: uno scrittore fallito, che odia Giuseppe Culicchia, scopre di assomigliare a Nanni Moretti. A quel punto, non avendo di meglio per guadagnarsi il pane, si spaccia per il noto regista. Va in giro, in lungo e in largo, vivendo di volta in volta alle spese di sindaci e altri patetici personaggi in cerca di gloria della periferia italiana. Un testo spassosissimo e, al contempo, impietosamente profondo. Culicchia è una garanzia che, di romanzo in romanzo, si rinnova.

Mattia Cuelli, La cagna, Clown Bianco Edizioni

foto 5Terzo lavoro di Mattia Cuelli, per molti versi un nuovo punto di partenza. I due precedenti costituivano appena dei tentativi, preludi prima del vero ingresso in scena nel panorama editoriale. La cagna è, invece, un thriller che fa del RITMO il motore trainante dell’intera vicenda. Un ritmo martellante e senza respiro che obbliga il lettore a voltare pagina, fino alla fine, senza potersi concedere tregua. Una storia di vendetta e fame di giustizia, nella quale la legge e il giusto si sfidano di continuo nella testa della protagonista. Per combattere il male bisognerà divenire simili a esso. Affinché la giustizia trionfi, ci sarà da sporcarsi le mani e ascoltare la parte oscura che alberga in ogni essere umano, perché sarà proprio quella l’unico vero alleato sul quale fare affidamento. Un romanzo per chi vuole che la lettura lo porti allo stremo delle forze.

 

Poesia italiana 2017: i migliori libri

 

Isacco Turina, I destini minori, Il Ponte del Sale

TurinaI poeti amano nasconderci. Prof presso l’Università di Bologna, autore di uno “Studio sulle bestemmie” come tesi di laurea e di una indagine su I nuovi eremiti che si è mutata in libro dieci anni fa, Isacco Turina esordisce quarantenne alla poesia con un libro compiuto – e definitivo – dopo un ventennio di scrittura (“le poesie qui radunate sono state composte tra il 1998 e il 2015”). La pazienza dona al libro una potenza distillata, sapienziale. La lucidità granitica del verso sfocia in visioni, in urlo frenato nel quarzo: “La mano del bambino stacca i camion/ dalla strada e li solleva nel volo./ Le come che ora chiami vere/ avranno la misura di un giocattolo”. Magnetico.

Francesca Serragnoli, Aprile di là, LietoColle

serragnoliUfficialmente pubblico nel 2016, di questo libro – che è poi una antologia sghemba con qualche inedito, che coglie da altre due raccolte memorabili, Il fianco dove appoggiare un figlio e Il rubino del martedì – non dovremmo smettere di parlare, è una novità permanente, che sbilancia la cronologia in gioco d’acque. Poetessa dalle immagini di allucinata semplicità (“è come se avessi gettato/ gli anelli in mare,/ rovesciato il fiato come cenere”), devota al labirinto visionario, agli dei inconsapevoli (“ingoio pastiglie come ciondoli/ ricamo fiori per calmare le api”), la Serragnoli è un po’ la nostra Emily Dickinson, una purezza che odora di febbre.

Giancarlo Pontiggia, Il moto delle cose, Mondadori

pontiggiaLa collana editoriale di poesia più celebre del Paese, ‘Lo Specchio’ Mondadori, rinnova la grafica (bruttina), pubblica troppe cose già viste e già lette. La terza raccolta del poeta ‘laureato’ Giancarlo Pontiggia (dopo Con parole remote e Bosco del tempo) è fieramente inattuale. Trattasi del tentativo, a tentoni lirici, per abbagli e frammenti, di costruire un poema cosmico che colga, in un fittio di aghi-versi che hanno sale epigrammatico (“Chi s’incammina/ già pensa al suo ritorno./ Ma chi resta// salpa ogni giorno”) il fragore della nostra ‘gettatezza’ nel mondo. Il ritmo linguistico sta tra Lucrezio e Philip K. Dick (“grumi, scorie di tempo, stridi/ d’anima, materia/ che si disgrega// in folate di mondo”), dona salutari spaesamenti.

Federico Italiano, Un esilio perfetto, Feltrinelli

italianoNon avendo le palle – o i soldi – di edificare una collana di poesia contemporanea ‘di carta’, Feltrinelli s’è inventato la serie ‘Zoom Poesia’, librini in formato ebook. Tra questi, il più bello è l’antologia di Federico Italiano: frequentare la sua poesia è una esperienza che dona inevitabili godimenti intellettuali, finemente ‘europea’, audacemente narrativa, finalmente alta. “Non dormo in questa stanza estranea/ dove ci ha dislocato la disperazione del quotidiano,/ martorio, invece, i bordi del cuscino/ come fossero le mie labbra, a cui levare/ la pelle secca, consumata da parole troppo spesso/ frenate sull’orlo”. La raccolta più compiuta di Italiano è L’invasione dei granchi giganti (2010), chi è curioso può spiarne la polimorfica attività culturale qui.

Riccardo Ielmini, Una stagione memorabile, senza editore

ielminiL’abbiamo già detto: in questi tempi dove ingrassano gli scrittori mediocri e invitano ai festival i poeti pacchiani, la grande poesia, spesso, si trova nel samizdat del sottosuolo letterario. Riccardo Ielmini non pubblica un libro di poesia dal 2000, epoca aurea dell’acclamato Il privilegio della vita: ora ha in mano una raccolta, inedita, dove la nitidezza del racconto s’intaglia a un impeto etico indimenticato, dove la semplicità è sigillo, il bene il marchio del chiamato al coraggio. Pangea ha pubblicato una sua poesia qui. In attesa del libro? La poesia va cercata, come l’oro, come i diamanti, come ciò che è inevitabile e necessario. In libreria troviamo, spesso, solo il succo dell’ovvio.

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