20 Luglio 2020

“Bruciano le cattedrali gotiche d’Europa, in un olocausto che conduce al crepuscolo e alla sera di una civiltà millenaria”. Benvenuti in una lenta Apocalisse in fiamme

Bruciano le cattedrali gotiche d’Europa, in un olocausto che conduce al crepuscolo e alla sera di una civiltà millenaria, prima che scenda una lunga notte.

Bruciano, e non poterebbe essere diversamente, dacché il gotico che le contraddistingue è stato sempre chiamato flamboyant, ovvero “fiammeggiante”, e ogni nome reca in sé il proprio significato occulto ed insieme il proprio destino finale. Create dalla pietra tagliata, dal metallo e dagli alberi, immensi vascelli immobili ma progettati per navigare verso l’alto dei Cieli, innalzando l’uomo verso Dio, ogni cattedrale è posta a metà strada tra l’Empireo e l’Erebo, poggiando le proprie fondazioni sulla roccia e sulle acque più profonde, contenendo in sé tutti e quattro gli elementi più l’imprendibile quinto.

Dentro ogni cattedrale vi sono dunque terra, acqua, aria e fuoco, molto fuoco. Fiamme celesti e infere, in un ossimoro elementale che va controllato, per culto o per magia, per impedire al Caos di prendere il sopravvento. E così nei roghi che si accendono tra quelle navate, avvampando dietro i rosoni, assistono immobili e raggelati santi e démoni terribili, scolpiti su quelle facciate antiche. Come nello splendido, spettacolare racconto, scritto nel lontano 1982 da Greg Bear, dal titolo Petra, incluso nell’antologia di Fantascienza speculativa, o Metafisica che dir si voglia, Mirrorshades curata da Bruce Sterling, uno dei decani del genere Cyberpunk.

Le cattedrali in fiamme di questi ultimi mesi, ricordano in maniera inquietante l’antefatto al mondo post apocalittico descritto da Bear nella sua novella dove una voce narrante, fuori campo, conduce il lettore, muto e attonito spettatore agli eventi, segue la narrazione di questo mondo nuovo, sorto dopo il cataclisma noto come Mortdieu e nel quale, per misteriose e inesplicate ragioni, l’immaginazione umana è divenuta capace di modificare la realtà che la circonda. La Terra come noi oggi la conosciamo non esiste più, è trascorso forse più di un millennio tragico da quando pochi sopravvissuti si sono rifugiati nella Cattedrale che lentamente, nel tempo, è diventata un micromondo e al tempo stesso un’enclave.

La Cattedrale del racconto di Bear è evidentemente Notre Dame, a Parigi, ma essa è ormai la città, essa contiene strane forme di vita che dimorano nei vari livelli che la compongono, ed è posta sotto al tirannico governo del Vescovo. Nella Cattedrale gli esseri umani convivono necessariamente, nei loro ristretti spazi, con i figli della pietra e con coloro che sono nati dall’unione empia degli uomini con le creature di pietra. Santi e gargoyle, le antiche statue medievali e quelle poi volute poi da Viollet Le Duc, il Sommo architetto, il demiurgo della Cattedrale, sono divenute vive in seguito ai sogni degli uomini che hanno acquistato tale potere creatore.

La ferrea legge del Vescovo, però, ordina che gli esseri umani debbano stare separati dagli ibridi e dalle creature di pietra e persino dai giganti di metallo che sono gli apostoli Paolo e Tommaso, sino a quando avviene, come in ogni racconto che si rispetti, dal mito di Teseo e del Minotauro alla Tempesta di William Shakespeare, che Constantia, la figlia del Vescovo, s’innamori di Corvus, a sua volta nato da un vietato connubio tra le creature di pietra e gli umani, dando il via alla nuova rivoluzione del microcosmo della Cattedrale.

Azioni e reazioni che porteranno finalmente la luce del sole all’interno dell’edificio, immerso nella penombra per decine di secoli, dopo averne abbattuto i pesanti tendaggi che ne impedivano l’accesso, sotto lo sguardo muto dell’antico Cristo di Pietra.

L’immagina fantastica dunque conduce la mente, in maniera psicotropa, lungo correnti eteriche che poi, lo vediamo ogni giorno, vengono malamente seguite dalla realtà quotidiana, e quindi restiamo qua, attoniti testimoni a osservare questa lenta Apocalisse che viene, sulle fiamme, a portarsi via un mondo che muore.

Dalmazio Frau

*In copertina: una immagine dall’incendio della cattedrale di Notre-Dame a Parigi, era il 15 aprile 2019

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